Oggi, prendendo spunto da ciò che ci hanno raccontato ragazzi e ragazze incontrati nelle ultime uscite del camper Informabus, approfondiamo le conseguenze psicologiche della situazione attuale; nell’epoca della globalizzazione, un evento della portata dell’attacco russo all’Ucraina implica ripercussioni su larga scala, sociali e psicologiche, oltre che economiche. A maggior ragione se sopraggiunge al culmine di due anni di pandemia.
Come afferma Claudio Mencacci, medico psichiatra e Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia «il confitto dopo la pandemia deprime e disorienta», «la continua esposizione all’imprevedibilità, prima del virus, ora degli scenari di combattimenti alle porte, genera una profonda reazione di ansia».
Uno choc che mette a dura prova la salute mentale dell’intera popolazione mondiale, già minata dalle conseguenze della diffusione del Coronavirus. Paura del futuro, ansia e incertezze, uniti all’infodemia, colpiscono i meccanismi di difesa della persona scatenando diverse manifestazioni fisiche di questo malessere: irritabilità, sbalzi d’umore, inappetenza o – al contrario – eccessivo appetito, disturbi gastrointestinali, mal di testa, tensioni muscolari e disturbi del sonno sono campanelli d’allarme da non sottovalutare. Essere sottoposti a periodi prolungati di stress azzera le nostre risorse fisiche, emotive e mentali.
Affrontare, nel 2022, una tematica come la guerra è complicato e doloroso per gli adulti, e lo è a maggior ragione per bambini e ragazzi. Dopo aver provato, per due anni, a spiegare ai più giovani il significato di pandemia, i genitori si trovano oggi di fronte a un nuovo scoglio. Come spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai, il rischio quasi inevitabile è di trasmettere a chi sta crescendo l’idea che il mondo non sia un luogo sicuro in cui nascere e crescere.
Oltre all’ansia e alla paura, tra gli effetti di questi eventi sulla nostra psiche c’è anche lo svilupparsi di uno stato di apatia, da considerarsi campanello d’allarme al pari degli altri sintomi. Prima la pandemia e ora la guerra hanno generato in noi un carico emotivo molto pesante, che non tutti sono in grado di gestire senza conseguenze. Per questo non bisogna chiudersi nel silenzio ma è invece importante riconoscere le difficoltà e affidarsi alle mani esperte dei professionisti, per poter aiutare sé stessi e, quindi, essere in grado di sostenere il prossimo.
La Sinpia – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, esprime profonda preoccupazione per gli effetti della guerra in Ucraina sulla salute fisica, mentale e sociale dei soggetti più fragili come sono i bambini e gli adolescenti. E’ infatti raddoppiato il numero dei bambini con bisogno di supporto specialistico, e con un aumento di rabbia, noia, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, stress, disturbi del sonno.
Un altro problema che dovremo affrontare sarà quello relativo con all’aumento dell’arrivo di bambini profughi e/o orfani provenienti dalle zone coinvolte nel conflitto. Si tratta di bambini traumatizzati cui è stato negato il futuro e che rischiano di essere ulteriormente traumatizzati da sistemi di accoglienza inadatti. Bambini che incontreranno altri bambini, i nostri figli, che pure si interrogheranno sul perché di questa tragedia e su come saremo capaci di dare risposte. A tutti dovremo pensare e a tutti dovremo insegnare come vivere in pace.
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