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M’amo o non m’amo…

M’ama…. non m’ama…. m’ama…..non m’ama…. e così via finché i petali della povera margheritina non saranno finiti. E dopo aver adeguatamente spulciato la povera innocente, se la risposta non ci piace, ricominciamo da capo con un altro malcapitato fiorellino. Beh…avete ragione questo è un metodo antiquato e oggi ormai ci sono le app o qualche strano sito che magari inserendo semplicemente i nomi del nostro lui/lei ci daranno il responso sul nostro destino amoroso. Il tempo passa, ma certe cose, in fondo, non cambiano poi molto. L’innamoramento, margheritina o app che dir si voglia, da sempre gli stessi sintomi…le farfalle allo stomaco…magari un certo nodo alla gola…e quella sensazione di attesa in cui si mescolano l’euforia e l’ansia…la sensazione di volare alto mista alla paura di non avere un paracadute…Emozioni dei primi tempi, di qualcosa di nuovo che nasce dentro di noi e che ci spinge verso qualcuno, ci porta a sognare, a desiderare, con un’intensità di cui raramente siamo capaci. E questo desiderio può portarci gioie e dolori, euforia e tristezza e catalizzare una gran quantità delle nostre energie. Certo, esistono poi anche tante situazioni in cui tutto scorre liscio, non servono le margheritine (“petalose”) da “spetalare”, ci si incontra entrambi colpiti dalla freccia di cupido nello stesso istante, e vissero tutti felici e contenti. Queste situazioni magari fanno meno audience, e sicuramente non le troveremo raccontate in qualche film o best seller di successo. Manca la suspense. Niente tragedie, mirabolanti montagne russe emozionali, abbandoni e ritrovi appassionati…insomma che noia che barba. Chi andrebbe a vedere un film dove non ci sono colpi di scena, lacrime e poi sorrisi, furiosi litigi e poi momenti di quiete idilliaca? Tuttavia non sempre ci va di vivere in un film, a meno che non abbiamo scelto di fare gli attori e non puntiamo ad Hollywood e vogliamo allenarci nel frattempo anche nella quotidianità, così giusto per non perdere lo spirito di avventura. Probabilmente in realtà anche i divi di Hollywood a casa si mettono in pantofole e cercano un po’ di calma dopo aver inseguito qualche mostro alieno o aver giocato a 007 o chi più ne ha più ne metta probabilmente non hanno troppa voglia di altre tempeste emozionali. Quando poi le tempeste emozionali non ci vanno e ci ritroviamo sempre in una miriade di alti e bassi, forse, a volte, conviene prendere la famosa margheritina e farsi una domanda diversa: “mi amo…non mi amo…” Oppure lasciare perdere la margheritina e semplicemente (si fa per dire) chiudere un attimo gli occhi per farsi questa domanda e cercare di trovare dentro di noi la risposta. Sembra facile! Ma alle volte scatta in noi un desiderio o un sentimento così forte che ci fa dimenticare piano piano anche di quelle che sono le nostre esigenze, di quello che realmente ci fa stare bene. L’amore si sa, è una forza tempestosa e coinvolgente, e questo è anche il suo fascino. Guai se volessimo ingabbiarlo in qualcosa di statico o tiepido come diceva la nonna al cuor non si comanda! E qualche tempesta emozionale ci sta, perché le emozioni sono qualcosa di meraviglioso, che ci rende vivi. Però è anche bene mantenere una piccola spia di controllo. Insomma ascoltare quella vocina dentro di noi che comunque ci ricorda di amare prima di tutto noi stessi, perché soltanto così riusciremo davvero ad amare qualcun altro. E anche a vivere l’amore in modo gioioso e costruttivo. E quando proprio ci rendiamo conto che nonostante tutto, nonostante le tempeste, i malumori, i malori, il nodo allo stomaco che si protrae un po’ troppo a lungo (viene dopo le farfalle, quando quelle si sono stufate di svolazzare e se ne sono andate da un pezzo insieme alla margherita spetalata, ma l’ansia resta), il desiderio di stare con quella persona è inestinguibile, magari chiediamoci cosa ci spinge a restare lì. Perché come sappiamo esiste anche la dipendenza affettiva oltre a quella da sostanze, ed è importante saperla riconoscere. Saper riconoscer quando l’amore diventa distruttivo e inizia a farci del male perché in quel caso, forse, potrebbe trattarsi di qualcos’altro, e forse potrebbe essere il caso di tornare alla seconda domanda, e lavorare sull’amore per noi stessi. Beh, non è sempre facile, e di sfumature ce ne sono tante, perché i sentimenti non si inscatolano, per fortuna!! Voi che ne pensate??

Veniteci a dire la vostra sul camper, vi aspettiamo!!

C.C.


Occhio AL COLore

Per la giornata di prevenzione alcologica…abbiamo fatto il pieno!! Di gente, s’intende…L’abbiamo chiamata occhio ALCOLore, con un gioco di parole che fa riferimento alle due componenti fondamentali della giornata. Perché alla prevenzione dell’abuso di alcol abbiamo aggiunto un po’ di creatività colorata, organizzando un contest di graffiti in piazza Roma. I lavori dei writers del centro sociale la Cupa hanno colorato la piazza in tutti gli angoli, con disegni interessanti sul tema della prevenzione alcologica. Una di queste opere verrà scelta come copertina del depliant che stiamo preparando per voi…dove troverete tutte le informazioni sui rischi fisici e legali dell’abuso di alcol! A noi piace farla anche così la prevenzione, dando spazio al divertimento sano, al gioco, all’arte, alla valorizzazione dei talenti creativi…Perché questo tipo di spazio ci permette di incontrarci, di stare bene, di condividere momenti positivi. Creare momenti aperti al divertimento creativo (che sia attraverso l’arte, lo sport, il gioco..) è qualcosa che ci fa crescere, che aiuta di uscire dalla monotonia del quotidiano, che stimola la scoperta di noi stessi e delle nostre capacità, e soprattutto che ci fa stare bene. E questo tipo di benessere è una forma di prevenzione molto importante. Perché spesso alla base dei comportamenti a rischio c’è la noia, la mancanza di stimoli, la sfiducia nella propria capacità di realizzare ciò che vorremmo e che ci fa stare bene, o la mancanza di consapevolezza su cosa realmente ci piacerebbe fare. Perché quando una cosa ci annoia, c’è poco da fare, andiamo automaticamente a cercare altro, e magari quello che troviamo è la prima cosa a portata di mano, che non sempre è la migliore o quella che fa per noi…e in alcuni casi è lo sballo facile del sabato sera. Ma anche qualche atto di bullismo o vandalismo (di cui si parla ora molto sui giornali locali) che certo non vogliamo qui giustificare, ma che forse potrebbe essere a volte contenuto dalla proposta di valvole di sfogo più costruttive, dalla creazione di spazi accoglienti e di ascolto, che possano essere più forti e incisivi degli spazi repressivi. Senza voler banalizzare le problematiche, sarebbe interessante provare insieme a trovare alternative, nella semplice consapevolezza che il bisogno di divertimento, di sfogo, di ascolto, di espressione libera, è un bisogno che non possiamo eliminare ma soltanto canalizzare verso strade positive, per quanto possibile e nel rispetto di tutti!! Ehm…ci siamo lasciati prendere la mano da elucubrazioni e riflessioni, si vede che a parlare col microfono in mezzo alla piazza ci avevamo preso gusto sabato!! In ogni caso…ci siamo divertiti. E ringraziamo ancora i graffitari per i loro bellissimi lavori, i ragazzi che hanno partecipato e ballato con i nostri dj…tutti quelli che sono venuti a raccontarci qualcosa sul camper sfidando i decibel assurdi della musica fuori e stipandosi tra le bombolette e le attrezzature dentro l’abitacolo. E anche tutti quelli che si sono sballati grazie ai nostri occhiali, ciondolando tra i birilli in mezzo alla piazza con il nostro gioco di simulazione “sballo alcolico”. E ovviamente l’Asur che era con noi insieme all’Unità di strada Il filo di Arianna. E se avete suggerimenti per i prossimi eventi, o nuove danze da mostrarci, vi aspettiamo come sempre sul nostro camper!!

C.C.


Illuminare il futuro

Illuminiamo il futuro è un’iniziativa promossa da Save the Children e realizzata da tanti gruppi di ragazze e ragazzi in tutta Italia per sconfiggere la “povertà educativa” in Italia. I dati che riguardano la situazione italiana sono allarmanti: oltre un milione di bambini e adolescenti vive in povertà assoluta. A fianco alla povertà economica esiste anche un’altra povertà che è quella educativa, e che riguarda la mancanza di opportunità di formazione per bambini e ragazzi. Noi nell’educazione e nell’informazione ovviamente ci crediamo, e ancor di più nell’importanza di dare a bambini e giovani gli strumenti per costruire il proprio futuro! E questo sabato all’evento Illuminiamo il futuro organizzato ad Ancona c’eravamo anche noi di Informabus e ringraziamo i ragazzi di sottosopra che ci hanno invitato e coinvolto. Un pomeriggio diverso in piazza Roma con diversi laboratori allestiti per giovani e bambini: laboratorio di riciclo, giocoleria di strada, petizioni e altre attività interessanti. E poi il nostro camper! E soprattutto un gran numero di giovani e bambini curiosi. Come sempre siamo stati ben felici di accogliere dentro e fuori dal camper ragazze e ragazzi interessati alle nostre tematiche, per ascoltare, rispondere alle domande, fare due chiacchiere. Come sempre le curiosità e le domande che proprio proprio non sapete dove portare…. che si infilano così nel cervello come una cantilena senza trovare risposta… che magari vi fanno girovagare su internet senza meta su siti improbabili…o semplicemente vi creano un pizzicorino alla gola ogni volta che cercate di comunicarle a qualcuno….ecco, noi le accogliamo molto volentieri. E per quel che possiamo vi rispondiamo ovviamente. E poi un giro sul nostro camper è sempre divertente…. perché si chiacchiera con tranquillità, ci si libera pian piano del “pizzicorino alla gola”, ci si toglie sempre qualche dubbio, si fanno anche due risate… e poi tra le altre cose si possono anche provare gli occhiali “sballanti”. No, non si tratta di sostanze, avete capito bene sono proprio occhiali. E se sabato avete visto qualche personaggio ciondolare a tentoni zigzagando tra dei birilli come avesse perso gran parte del suo senso dell’equilibrio, o era ubriaco già di pomeriggio, oppure stava provando i nostri occhiali. E questa seconda opzione la potevate ovviamente verificare guardandolo in faccia perché sono abbastanza vistosi, ecco tipo maschera da sub. Simulano la vista sotto effetto di alcol, e quindi oltre ad essere divertenti, vi fanno capire quanto ci sia poco da ridere a mettersi al volante ubriachi! Insomma, per noi di Informabus è stato un altro sabato in vostra compagnia, ma anche un pomeriggio in collaborazione con ragazzi impegnati e in gamba, che credono nella necessità di mettere le basi per un futuro migliore. A noi questo ottimismo e pro-attivismo piace moltissimo, e speriamo sempre sia contagioso!! Anche perché, quale miglior antidoto contro l’abuso di sostanze?

E se volete partecipare ad un altro evento davvero interessante, vi aspettiamo questo sabato, 21 maggio, sempre in Piazza Roma, con occhio ALCOLore, giornata di prevenzione alcologica in compagnia di esperti, musica, e performance dei nostri amici writers!!

C.C.


Pessimismo: no grazie

C’è crisi. Il lavoro non si trova. Questo paese è ridicolo…roba da vergognarsi in tutta Europa. Ormai il declino è inarrestabile…economia, politica, lavoro, diritti, ambiente…E come se non bastasse (e basterebbe) non ci sono neanche più le mezze stagioni. In effetti questo è un po’ preoccupante, anche perché mentre ti organizzi per la prova costume hai ancora la tentazione di metterti il piumino perché si gela, e questo crea confusione. Soprattutto perché la regola vuole che prima della prova costume si sudi un bel po’ per mettersi in forma. Comunque, che tu stia sudando o meno, resta la consapevolezza che il mondo nel frattempo va a a rotoli. Sfido chiunque a trovare almeno un due percento di notizie positive in qualsiasi telegiornale. Attentati, baruffe e inciuci politici, cronaca nera…e il tutto comunicato prontamente ad ora di pranzo, per facilitare la digestione. E se presti l’orecchio sembra tipo una specie di nenia sottilmente fastidiosa che ti accompagna durante il giorno dal supermercato al bar… passando dalla vecchina che “tanto ormai cosa vuoi farci, andiamo avanti..” a quello che “era meglio quando si stava peggio”, inframezzati dagli improperi dell’automobilista inacidito che “guarda sto deficiente ha preso la patente coi punti del detersivo”. Poi però il fine settimana esci con gli amici, e finalmente ti rilassi. Magari vai al bar e ti siedi per fare due chiacchiere. E magari parli di qualche bel progetto che vorresti realizzare. “Progetti?” “E chi ne fa più di progetti, capirai con l’aria che tira, qui è impossibile costruirsi un futuro”. “A testa bassa, prendi un po’ quello che viene, cosa ci vuoi fare?” Cavolo…il morbo del pessimismo e fastidio ha invaso anche il sabato sera..? E lì un attimo ti guardi intorno in cerca della vecchina della nenia fastidiosa…dell’automobilista incavolato…pure di quel giornalista odioso che ogni giorno ti manda di traverso il pranzo (ma poveretto fa il suo lavoro). E invece trovi il vecchietto solitario con lo sguardo perso nel bicchiere di grappa.. se ti avvicinassi, lo sai, ti racconterebbe per l’ennesima volta dei bei tempi andati, con lo sguardo melanconico di chi sperava in un mondo migliore. E con tutto sto pessimismo e fastidio come dargli torto…ricerche di marketing e giornalismo on-line dicono che la cattiva notizia fa enorme audience, e quindi ovviamente ce ne propinano in quantità. E a furia di ascoltarle contribuiamo anche noi al dilagare della nenia fastidiosa, che a tratti è anche una bella scusa per incavolarci con un mondo che non funziona, e magari mettere da parte le idee positive. Ma se ci piacciono così tanto le cattive notizie…dobbiamo proprio rassegnarci al pessimismo e fastidio..?? O c’è una cura?? Intanto chiediamoci se abbiamo voglia di uscire da questa nenia o se in fondo ci stiamo comodi. Abrahm Lincoln (che nella sua vita ha combinato un paio di cosette interessanti, tra cui porre fine alla schiavitù) diceva: “Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose”. E allora, posto il fatto che alle spine siamo tristemente abituati, abituiamoci a guardare anche le rose. E fin qui, siamo al famoso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto…ma il trucco è che più osserviamo le rose, più le curiamo, e più ne facciamo nascere!! E il giorno che inizieremo tutti ad amare le rose (perdonate ora questa vena sognatrice, ma a noi i sogni sono molto cari..) quelle prenderanno molta più forza delle spine (e magari al telegiornale ci racconteranno quante persone oggi si dedicano a progetti umanitari, a ricerche utili, al volontariato…molto più che raccontarci fatti di cronaca nera che, essendo cose su cui non possiamo nulla, ci lasciano soltanto acidità di stomaco). E se vogliamo dirla con tutt’altro stile…possiamo citare la nostra Littizietto, che ci invita a “Diserbare la nostra vita dai demolitori di entusiasmi…quelli che di mestiere fanno i trovatori di pelo nell’uovo”. Un altro modo per dirci di dare energia a quello che ci fa stare bene, e togliere dal portone d’ingresso del mondo di oggi il cartello “lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. E’ un cartello vecchiotto, e oggi c’è bisogno di quintali di speranza, diamoci da fare!

C.C.


Essere soli, o stare con sé stessi?

Meglio soli che male accompagnati, recita il vecchio detto. E in effetti, così su due piedi, sembra non avere tutti i torti. Se dobbiamo passare il tempo con chi non ci fa stare bene, tanto vale passarlo da soli…o no? Però dobbiamo anche ammettere che la solitudine non fa molto “trendy”, che spesso avere molte persone intorno vuol dire essere tipi interessanti e in gamba. Insomma, se uno ha pochi amici, probabilmente è un po’ sfigato. E fare gli sfigati non piace a nessuno ovviamente. (cosa voglia dire poi “sfigato” nessuno lo sa, ma pare non sia molto di moda). Quindi? Forse al momento attuale meglio rovesciare l’antico detto (che probabilmente ormai è fin troppo retrò) con “anche fosse male accompagnati, sempre meglio che da soli”. Che dite? Del resto oggi gli amici li possiamo anche tenere comodamente sul nostro profilo di faccia libro…giusto a fare numero. Che comunque anche avere pochi amici su facebook non è che faccia proprio onore a quanto pare. Per non parlare del numero di likes sulle foto che postiamo o sulle frasi ad effetto del nostro stato. Ecco potremmo fare così: le “male compagnie” (quelli che più di tanto poi non ci piacciono) le possiamo tenere su facebook, le altre magari le frequentiamo per davvero. E così manteniamo una buona immagine da almeno una trentina di “like”. Scherzi a parte…ma cosa significa davvero sentirsi soli? Pensate che in inglese esistono addirittura due termini per indicare la solitudine piacevole (solitude) e quella che invece provoca dolore (loneliness). Ebbene sì, pare che esista anche una dimensione piacevole dello stare da soli. Magari quella in cui sentiamo il bisogno di riflettere per conto nostro su qualcosa, senza richiedere l’opinione di altri, ascoltandoci per trovare il nostro punto di vista più autentico. Oppure quella in cui ci leggiamo un buon libro, o ci dedichiamo ad una passione tutta nostra come suonare uno strumento, ascoltare musica, disegnare…O semplicemente quella dimensione in cui non ci va proprio di vedere nessuno, e vogliamo solo goderci un po’ di silenzio o di buona musica. E da questi momenti di sana “solitude” possiamo poi tornare a goderci la compagnia…probabilmente più arricchiti di prima, con qualcosa in più da dire, condividere, raccontare. E no, non c’è nulla di sfigato in questo, anzi! Certo però, che esiste anche la solitudine dolorosa, quella che può portare pian piano una persona ad isolarsi e a sfuggire il contatto con gli altri. Alcune ricerche ci dicono che in questi casi è importante fare un piccolo sforzo, ed uscire allo scoperto. Accettare inviti da altri, mettersi in condizione di conoscere persone (un corso interessante, un centro di aggregazione, dello sport di squadra…o ciò che ci piace). E poi pian piano selezionare, perché sentirsi soli significa anche non avere compagnie che rispondano alle nostre aspettative e con cui siamo a nostro agio. Alcuni studi ci raccontano anche che chi soffre di solitudine tende automaticamente a mettere in atto comportamenti che allontanano gli altri, anche senza rendersene conto, proteggendosi per paura di essere rifiutato. A quel punto può diventare automatico interpretare in modo negativo alcuni atteggiamenti altrui…iniziando ad isolarsi sempre di più. In sostanza anche qui il famoso detto “meglio soli che male accompagnati” non vale più, perché rischiamo di sentirci sempre male accompagnati senza neanche dare una reale possibilità agli altri! Insomma, alla fine, più impariamo ad avere fiducia in noi stessi, più ne avremo negli altri, e potremo essere “bene accompagnati”.

E voi, che ne pensate?

C.C.


Gnam gnam…

Siamo quello che mangiamo, diceva qualcuno. Questo qualcuno poi  è diventato discretamente famoso, si chiamava Feuerbach ed era un filosofo. Viveva nell’800… quindi probabilmente non era mai andato da Mc Donald’s, non aveva mai assaggiato delle patatine fritte…e nemmeno le merendine che Banderas prepara per il Mulino Bianco. Quindi potremmo forse dire che non sapeva di cosa stava parlando. Eppure qualcuno, anzi molti, dopo di lui hanno continuato a blaterare che il cibo ha la sua importanza nella nostra crescita, nel nostro essere, nella nostra salute. In generale non possiamo negare che il cibo, così come l’aria e tutto ciò che assorbiamo viene elaborato dal nostro corpo come nutrimento, ed entra quindi a far parte di noi. Lezione di scienze sull’Informabus?? State già scappando inorriditi verso il barattolo della nutella, che ne avete avuto abbastanza stamattina a scuola? Non temete, non ci spingeremo oltre verso l’analisi microbiologica dei tessuti, giusto qualche piccola innocua riflessione! Del resto ci occupiamo di benessere e prevenzione!! E poi il tredicesimo rapporto Osservasalute (fatto da 180 ricercatori) ci racconta che l’Italia è in coda all’Europa per la prevenzione (ti pareva), che, anche se diventiamo sempre più vecchi ci è pure calata l’aspettativa di vita. Il che, fatti due calcoli, non è una gran notizia. Ma non vogliamo fare gli accademici catastrofisti per carità! Però insomma, pare proprio che se ci trattiamo bene viviamo meglio (ma dai??). E questo comprende tante cose tra cui anche la qualità di quello che mangiamo e beviamo. E anche se Banderas lo vedete in splendida forma mentre cuoce i flauti al cioccolato, chi ve lo dice che poi uscito dal mulino non se ne vada a mangiare al macrobiotico? Tanto lo pagano comunque bene. E lui, che nonostante non sembri troppo sveglio mentre spalanca gli occhi davanti ai suoi “inzupposi” biscottoni, la sa lunga. Probabilmente sa anche che lo zucchero bianco (sapevatelo!) crea dipendenza, proprio come le droghe. E, proprio come le droghe, può portare effetti negativi al sistema nervoso, favorire la depressione e sbalzi di umore tra irritabilità e euforia…e per rimanere nei nostri temi, lo zucchero favorisce anche la candidosi e varie infezioni ginecologiche. Stupiti? Ecco qua che non siamo usciti fuori tema!! E di informazioni interessanti e importanti per il nostro benessere ce ne sono moltissime, basta avere un po’ di curiosità. Ad esempio lo sapevate che i vegetali favoriscono l’aumento della produzione di serotonina? Del resto lo diceva anche il buon vecchio Ippocrate (il suo contributo magari è un po’ datato, ma ancora oggi il suo nome non l’ha dimenticato nessuno): “fa che il cibo sia la tua unica medicina”. Poi vaglielo a spiegare alle farmacie, al Mulino Bianco, a tutti i produttori di cibo artificiale, inscatolato, pompato,  antibioticizzato e chi più ne ha più ne metta. Insomma, i cibi non sono più quelli di una volta (diceva la vecchia nonna Papera). Perché abbiamo iniziato a modificarli in tutti i modi possibili, pensando sempre più al guadagno, alla forma, al colore… e sempre meno al nostro benessere. La solita vecchia storia che conosciamo bene…insomma come per la cannabis, già a partire dal seme non sai mai cosa ci mettono dentro. E se vogliamo collegarci ad un altro dei nostri temi, anche per l’alcool non è importante solo quanto bevi, ma cosa bevi. Nel senso che un bicchiere di buon vino non è lo stesso che uno shot o un cocktail con sette sciroppi colorati, creme e superalcolici mescolati. E con buon vino non intendiamo il cartone di Tavernello, che è un’altra di quelle cose che potrebbero provocare istinti suicidi nel vostro povero fegato. E senza voler fare del terrorismo macrobiotico, vi invitiamo semplicemente ad essere curiosi, perché ad informarsi su quello che ci fa bene o male ci si guadagna sempre!! Come sempre, vi aspettiamo sul camper per raccontarci cosa ne pensate!!

C.C.


NOIAltri…

Che noia che barba che barba che noia…questa città non offre niente da fare…niente locali fichissimi…niente feste da sballo…niente feste anche poco sballanti…insomma che vita triste. Sembra l’incipit di una deprimente conversazione tra due giovani Emo (senza nulla togliere all’oscuro fascino delle lunghe frange e del nero che incombe sull’intero guardaroba). Potrebbe anche essere l’esclamazione di un sabato sera piovoso, passato davanti al bar del porto, con quei fantastici personaggi che sembrano abitare fuori dal tempo, lì sospesi da sempre e per sempre con le loro esilaranti gag. Ancora senza nulla togliere al cosiddetto Barì, che comunque è un posto in cui ti senti a casa, e ha sempre il suo perché, e del resto quando ti ritrovi lì ancora e ancora te lo chiedi…”ma perché”?

In realtà la barba e la noia (quella noia che ti affatica persino se non fai niente, e ti toglie anche la voglia di farti la barba se ce l’hai), sono probabilmente uno di quei leitmotiv anconetani a cui davvero si fatica a rinunciare. Come una cosa culturale, un intercalare di quelli ormai incastrati in un dialetto e che poi fanno anche simpatia. Come un’abitudine che magari a un certo punto ti stufa pure ma proprio non riesci a toglierla. Ecco una cosa così. No, non sto dicendo che gli anconetani sono culturalmente depressi o abituati alla tristezza cronica e al disfattismo.

Ci mancherebbe! Però forse, ma solo forse, un sottile gusto per la barba e la noia e la loro proclamazione si è insinuato un po’ nel mood collettivo. Beh, direte voi, anche se fosse, che problema c’è… la noia non è mica una malattia! C’è di peggio. In effetti non esistono neanche farmaci contemplati contro la noia. Però non ci capita di rado di sentire che molti comportamenti a rischio nascono proprio da lì. Perché alla fine, anche se magari l’espressione annoiata e sbuffante va un po’ di moda…fa un po’ Emo…ci sta a pennello con la sigaretta e lo sguardo da alternativo fuori dal sistema, di base annoiarsi resta una cosa tremendamente noiosa. E quel che è peggio, quando ti abitui a stare dentro quella nuvoletta grigia che è la noia, tendi a sentirtici un po’ a casa, e quasi non ci pensi più ad uscire, manco fosse una sabbia mobile o un gas ipnotico. E quando proprio non ne puoi più allora rischi magari di andare a smuovere il livello di endorfine con qualche cosa a caso. E con cosa a caso intendiamo anche sostanze stupefacenti, che spesso quando ti senti inghiottito dalla sabbia mobile barbosa, e senti di non avere scampo, possono sembrare l’antidoto più veloce e sicuro. E qui sono cavoli perché si rischia di sprofondare dalla padella alla brace. E se volessimo trovare un’alternativa alle sabbie mobili, nebbie, padelle, braci e barbe? Ci sarebbe qualche soluzione?? Beh come recita anche la nostra enciclopedia wikipedia, la noia nasce dalla ripetitività, dall’ozio, dal fare cose che non si confanno ai nostri desideri e inclinazioni, e questo potrebbe essere un punto di partenza interessante. Cambiare alcune abitudini potrebbe portarci con un piedino fuori dalla sabbia mobile. Ad esempio uscire in un posto diverso da quello che frequentiamo abitualmente continuando a ripetere che non c’è nulla di nuovo come se i locali avessero le gambe e potessero venire ad invitarci a casa probabilmente qualcosa c’è e non ci abbiamo nemmeno fatto caso!!  Ma esistono anche diverse droghe naturali che smuovono endorfine e che possono portarci a osservare il mondo con più entusiasmo! Alcuni esempi? La musica è una di queste, soprattutto se la suonate, o anche la accompagnate tamburellando con le dita o meglio ballando, basta poco!! Trovare qualcosa che vi fa ridere, ha un gran potere! E ancora mangiare il vostro piatto preferito, o della cioccolata (certo senza esagerare, ma il buon cibo è sempre un piacere!) E poi potete sempre fare sport, che è un altro metodo splendido per muovere sensazioni di piacere e benessere. Il sesso si aggiunge ovviamente alla lista.

E poi ci sono tutte quelle cose che dall’immersione nelle sabbie mobili non siete riusciti a vedere, e che fanno parte delle vostre inclinazioni, dei vostri desideri e se pensate di non averne, è solo perché vi siete dimenticati di cercarli! Poi fateci sapere cosa trovate di divertente e nuovo, noi vi aspettiamo sul camper!

C.C.


Amore = mc²

M’ama…non m’ama…quanta passione questo amore…fin dall’adolescenza un’esplosione di emozioni, paure, gioie, dolori…e chi più ne ha più ne metta. E fin dal primo amore ci accorgiamo che si tratta di qualcosa di speciale, una droga naturale che, almeno per i primi tempi, ci manda fuori di testa, e vorremmo non doverne fare mai a meno. Amare è senz’altro uno dei più bei “viaggi” che possiamo fare nella nostra vita, e non a caso questo sentimento ispira da sempre storie, films, romanzi, canzoni, dipinti…o semplicemente sogni ad occhi aperti. E anche noi di Informabus di amore ne parliamo spesso, sul nostro blog, così come con voi sul camper. Perché tanto per cominciare è sicuramente la “droga naturale” che preferiamo. E poi perché amare ci mette sempre in discussione e ci fa anche crescere. Fin dall’antichità si parla di amore in molte forme diverse, amore fraterno, amore romantico ed erotico, amore platonico, amore spirituale, amore incondizionato…Ma potremmo anche dire che ogni singola persona ha il suo modo di amare. E che amiamo in modo diverso ogni persona che incontriamo. Eppure chiaramente quando ci innamoriamo scegliamo di stare in coppia, di trovare un sano equilibrio tra dare e ricevere, di stabilire insieme limiti e responsabilità, magari un domani di andare a vivere insieme, e mille altre cose che definiscono la dimensione di un equilibrato rapporto. Oppure no? Ci siamo mai chiesti come avremmo amato se mai nessuno ci avesse spiegato o mostrato cos’è l’amore? Chiederemmo o ci aspetteremmo le stesse cose che ci aspettiamo oggi? O magari la nostra natura ci porterebbe in un’altra direzione? Che ne so, potremmo fondare una comune hippye, o creare delle famiglie allargate, delle coppie di fatto, una società poligama…Chi può saperlo. No tranquilli, non è l’effetto del camper colorato che ci fa tornare agli anni 70!!! Amore in sanscrito è ciò che non muore. E anche la lettera che da tempo gira sul web come scritta da Einstein ci dice che l’amore è quella forza per cui la scienza non ha trovato una spiegazione formale, e che gestisce tutte le altre forze perché è la più potente e incontrollabile. E quindi è invincibile e immortale. Alt… non stiamo facendo una messa stile gospel americano… (yes man…) Ci limitiamo a lanciare qualche riflessione. Perché capita a molti di soffrire perché l’amore non arriva, o perché quando arriva ci chiede troppo, o perché da questo ci aspettiamo cose che poi non si avverano nel modo in cui le avevamo immaginate…(e questo spesso avviene anche nella sessualità). E allora ci chiediamo…e se un giorno iniziassimo a dare colpi di spugna a tutte le aspettative e alle idee che di questo amore ci siamo fatti (che poi ci pesano sulle spalle come uno zaino di mille chili)…e iniziassimo a lasciarlo fluire come gli pare e come sentiamo dalla nostra libertà più spontanea…forse tutto sarebbe più semplice e leggero? A voi la risposta. E se vi va, vi aspettiamo sul nostro camper per raccontarci la vostra idea dell’amore!!

C.C.


“Assumere” consapevolezza…

“Quella pasticca che mi ha rovinato la vita…”

E se…avessi agito diversamente…e se…avessi detto no…e se…avessi detto sì…Quante volte ci facciamo queste domande? Per qualcuno delle scelte hanno pesato più di altre. E’ stato così per Giorgia Benusiglio, che forse alcuni di voi avranno avuto il piacere di ascoltare o incontrare. A 17 anni Giorgia ha rischiato la vita per mezza pasticca di ecstasy. Per sei ore di sballo in discoteca si è ritrovata una settimana dopo in ospedale con un’epatite fulminante, e un’aspettativa di sei ore di vita.   La donatrice che l’ha salvata si chiama Alessandra, e lei non manca mai di ricordarla. Alessandra ha perso la vita in un incidente e il suo dono (il fegato) ha salvato Giorgia. Ciò che è seguito alle 17 ore di intervento non è stato facile. Il trapianto e le medicine l’hanno debilitata fino a farle perdere molti chili e darle numerosi effetti collaterali. “ Se sopravvivo andrò in giro per tutte le scuole a dire ai giovani che l’ecstasy è letale” diceva Giorgia nel reparto di terapia intensiva”. Oggi ha 33 anni, e dal 2007 la sua storia continua a fare il giro d’Italia, a grande richiesta da parte di insegnanti, genitori, operatori…E in effetti ascoltarla ci fa davvero riflettere!! Racconta con passione, ad una ad una, tutte le difficili sfide che si sono susseguite dopo quella notte da sballo: i dolori, le paure, il tumore all’utero, i sensi di colpa, la rinuncia al sogno di ballare…E poi seria aggiunge: “se pensate che sareste disposti a sopportare tutte queste conseguenze, provate pure…ma assumetevi la responsabilità di ciò che fate”. Non la mette per il sottile Giorgia, e sa di cosa parla perché la vita non le ha fatto sconti. E come a lei a molti altri ragazzi (di cui conosce nomi e cognomi) che per una sola pasticca hanno perso la vita o avuto conseguenze irreversibili. Giorgia non ha paura di mettersi a nudo, rispondere a provocazioni o domande di qualsiasi genere (dopo 8 anni di incontri, non c’è domanda a cui non abbia risposto). E, tra tanti, c’è sempre qualcuno che borbotta “beh, non esageriamo adesso, è stata sfortunata”. Ma l’insegnamento che Giorgia ci propone è prezioso: “assumetevi la responsabilità di quello che fate, e la consapevolezza dei rischi che comporta ”. Certo, la responsabilità può sembrare davvero una gran rottura di scatole. Poi se ci aggiungiamo lo spauracchio dell’errore fatale figuriamoci. Ma se la guardiamo da un altro punto di vista la questione appare più piacevole: nell’imprevedibilità della vita ci sono molti momenti in cui noi possiamo comunque scegliere. E quella scelta è nostra e nessuno ce la può togliere, e per di più nessuno ha il diritto di giudicarla! (Salvo che non vada contro altri o contro la legge). Non è fantastico? …E allora via alla libertà sfrenata? Non esattamente. Alla meravigliosa leggerezza della libertà corrisponde il “peso” della responsabilità (che poi è anche la forza di sostenere una decisione presa), di qui non si scappa. E visto che i rischi delle nostre azioni ce li dobbiamo assumere noi, tanto vale informarsi (e se si parla di sostanze noi siamo a disposizione)…e soprattutto smettere (se mai lo abbiamo fatto) di scegliere con la testa degli altri e/o per far piacere agli altri. Sarebbe come tatuarci un fantastico tribale in faccia perché è davvero troppo fico (secondo i nostri amici super alternativi) per poi sentirci degli idioti tutta la vita guardandoci allo specchio! Meglio pensarci prima no? E se una volta o l’altra ci dovessimo comunque sbagliare nelle nostre scelte…anche con tutte le migliori intenzioni?  Beh, una volta prevenuto ciò che possiamo prevenire…una volta imparato anche a volerci bene (che è la base per delle scelte vincenti)…vorrà dire che impareremo anche dall’errore fatto. Persino Giorgia, pur avendo avuto una storia davvero difficile, ci racconta che alla fine ha imparato a smettere di chiedersi “e se…e se…?” E a mettere energia là dove può ancora cambiare le cose: il presente. E nel presente di ogni giorno ha deciso di aiutare gli altri, e per non sprecare altro tempo prezioso, “fare di ogni momento della sua vita un capolavoro”.

Grazie Giorgia! E voi che ne pensate?

C.C.


Ho un tutor: la paura

“Chiunque affermi di non avere mai paura, o è uno sciocco o è un bugiardo”, diceva un tale di nome  David Raynolds. E in effetti…. a chi non capita di avere paura?? Certo, forse qualcuno di voi è un vero duro, così duro da non temere nulla di nulla. E se qualche volta, per sbaglio, quella guastafeste della paura si affaccia al vostro stomaco con il suo faccino timido e gli occhi sgranati e imploranti, sapete bene come ricacciarla da dove è venuta senza troppi convenevoli. Per poi continuare a sfondare ogni ostacolo o muro che vi si para davanti col martello pneumatico, alla faccia di quella rompiscatole piagnucolosa! Dei veri impavidi guerrieri degni di un anfiteatro romano.  Ma molti altri probabilmente si sentono ancora poco portati all’uso del martello pneumatico contro i muri nonché alle lotte da anfiteatro…E probabilmente stanno anche brancolando nella nebbia delle mille tecniche possibili di rimozione della paura. Dai vari stili di yoga e meditazione, fino alla lotta greco romana (che è preparatoria sempre all’arena di cui sopra), passando per una gamma infinita di integratori o sostanze più o meno lecite. Per quanto riguarda le sostanze meno lecite (lo so che noi qui siamo di parte) c’è da dire che la diminuzione dell’ansia o paura è solo momentanea (e in alcuni casi inesistente) poi quella aumenta in modo esponenziale..e state di gran lunga peggio di prima. Pare infatti che la guastafeste (paura dalla faccina smarrita che si affaccia allo stomaco di noi tutti), non sia per nulla una sprovveduta e non si lasci prendere in giro facilmente.  Ama inoltre arrivare nei momenti più inopportuni… quando dobbiamo esibirci in pubblico…quando la prof ci fa quella domanda che la risposta la conoscevamo a memoria ma proprio ora ci sfugge, quando compare davanti a voi quel ragazzo o quella ragazza che vi piace tanto….E lì è un casino. Siete pronti con il vostro discorsetto preparato a memoria davanti allo specchio, avete pure studiato l’espressione facciale migliore, quella in cui sembrate un attore/attrice del teleschermo…il tono della voce…insomma tutto! Eppure aprite la bocca e quasi sputacchiate perché vi si intreccia la lingua, avete la salivazione a zero….e l’espressione, ne siete sicuri anche in assenza di uno specchio, non è da divo, ma da spaventapasseri. In questa situazione grottesca vi rendete conto che, nei vostri preparativi, non avevate tenuto conto di lei…la signorina dall’occhio sgranato. E dopo aver bofonchiato cose a caso e a sproposito, non appena tornate ad uno stato di salivazione e pressione corporea decenti, e vi rendete conto di dove siete e chi siete, la prima cosa che vi viene da fare…è probabilmente una bella sessione di lotta greco romana. Perché dire che siete arrabbiati è poco. Lei, la paura, vi ha fregato di nuovo. E allora che fare? Beh un po’ di meditazione o yoga o sport potrebbero essere un primo step per tornare più calmi di fronte alla nostra “amica”. E poi, dato che nella maggior parte dei casi combatterla serve a poco, conviene forse conoscerla, e imparare ad accettarla ed ascoltarla. Perché sicuramente ha molto da dirci su di noi. Ed è probabile che una volta che avremo smesso di darle (e di darci) addosso, e avremo ascoltato bene cosa ha da raccontarci e insegnarci…inizierà anche ad essere meno fastidiosa e invadente. Qualcuno diceva che ogni ostacolo che incontriamo è dalla nostra parte, ed è in realtà solo un’occasione per crescere e migliorarci…se lo accogliamo e affrontiamo con il piede giusto…provare per credere! Voi che ne pensate?

C.C.