GAP: gioco d’azzardo patologico

Bim bum bam alle ventitré!

La conta per chi cominciava un gioco, un momento che ci teneva col fiato sospeso da piccoli, suspense e adrenalina nello stesso momento. Lasciavamo che il “caso” o la “fortuna”, decidete voi, decidesse per noi.

E’ ciò che succede quando si gioca d’azzardo. Non c’è tanta abilità da mettere in campo, si lascia che la fortuna o sfortuna giochi per noi. Un pulsante, una grattata, 5 numeri…ecco la nostra unica abilità. Ma cosa spinge a giocare a questo se poi di gioco ce n’è davvero poco? La risposta è semplice se pur cinica: la posta che c’è in palio.

Se esce un certo tipo di combinazione potrebbe cambiare la nostra vita…wow con 2 euro vincere uno stipendio da qui a 20 anni.

Ma spesso questi giochi diventano sfogo per disagi preesistenti, e diventano essi stessi un’ossessione compulsiva. Si gioca sempre di più, insistentemente, si giocano stipendi in pochi minuti alla ricerca di quel brivido che è la vincita.

Negli ultimi anni questo tipo di fenomeno si è allargato notevolmente ed è diventato oggetto di studi attenti e specifici con l’obiettivo di arginarlo e in qualche modo prevenirlo.

Qui ad Ancona il 24 novembre pv presso il Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona ci sarà un convegno che avrà come tema proprio questo: il gioco d’azzardo patologico.

Si cercherà di fare il punto sulla situazione nazionale e regionale e come ci si stia muovendo per fronteggiare un fenomeno ormai molto radicato in tutti le fasce di età e in tutte le categorie.

informabusancona.it/convegnogap2016


Resilienza

Mai sentito parlare di resilienza? No, non si tratta di una sostanza stupefacente. Ma può comunque avere degli effetti piuttosto stupefacenti! Non si vende, non si compra, ma ne abbiamo comunque tutti almeno un po’, chi più chi meno. Cosa sarà mai? No, non si vince un premio in denaro se indovinate chiamando il numero in sovrimpressione…quindi ok, sveliamo subito il mistero: si tratta di una qualità dei metalli. E che ce ne importa a noi? Dei metalli in effetti niente. Ma questa qualità è interessante: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. E allora? Non siamo mica omini di latta. Beh, ma questa qualità è piaciuta così tanto agli psicologi che lo stesso termine è utilizzato anche per noi esseri non metallici. E questa capacità che abbiamo è davvero qualcosa di interessante!! Insomma, un po’ come la facoltà di una di quelle palline anti stress che le schiacci le spiaccichi le mordi le tiri e le strazi per placare i tuoi nervi, e loro…puff! Dopo un attimo di incertezza in cui sembrano irrimediabilmente deformate, tornano tranquillamente alla loro rotonda cicciottosità, impassibili e paffute come gli Umpa Lumpa della fabbrica di cioccolato. Ecco, questa è la resilienza! Che non vuol dire mantenere un’espressione da Umpa Lumpa felice anche nel momento in cui finisce tutto il cioccolato e magari nel frattempo piove contro ogni previsione e noi eravamo andati dal parrucchiere a farci la piastra. Ma in effetti è un po’ qualcosa di simile. Significa avere la capacità di riprenderci dopo un evento difficile o traumatico, facendo sì che le avversità della vita non ci demoliscano, ma anzi ci rendano più forti. Sono persone resilienti quelle che pur vivendo situazioni difficili riescono comunque a recuperare un loro equilibrio e a riorganizzare la propria vita in modo positivo. Interessante no? E anche importante. Chi di noi non ha vissuto eventi difficili o traumatici? Del resto la nascita è già parecchio impegnativa di per sé: arrivare a questo mondo non è esattamente una passeggiata!! Dopo nove mesi al calduccio e al buio dove non dobbiamo preoccuparci di nulla improvvisamente ci troviamo catapultati in un mondo sconosciuto, dove ci tagliano subito il nostro prezioso cordoncino, dove dobbiamo immediatamente imparare a respirare, piangere, urlare, nutrirci…in mezzo a esseri giganti che emettono suoni strampalati e che ci sbatacchiano a destra e sinistra, altro che pallina antistress! Ed è solo l’inizio del viaggio, figuriamoci: se il buongiorno si vede dal mattino!! Ma la buona notizia è che se riusciamo a prenderle nel modo giusto, anche le difficoltà ci aiutano a crescere, diventare più forti e più resilienti, e quindi ad avere la capacità di vedere maggiormente gli aspetti positivi attorno a noi e in noi stessi. Certo, questo non significa che da ora in avanti andremo in giro a farci prendere a botte in modo da testare la nostra pallina antistress interiore… Ma magari se fronteggeremo una crisi potremo cercare di rintracciare dentro di noi quelle qualità che ci permettono di affrontare il problema al meglio, focalizzandoci sul fatto che quel momento negativo passerà, e noi ne usciremo cresciuti e rafforzati. Certo, spesso serve anche un aiuto esterno, delle buone relazioni, o magari l’aiuto di un esperto. Ma sapere che abbiamo molte più risorse di quanto crediamo è importante, perché comunque i protagonisti della nostra vita restiamo sempre noi. Insomma, con noi stessi ci passeremo volenti o nolenti tutto il tempo della nostra vita, tanto vale cercare di scoprire tutti i nostri lati migliori e valorizzarli quanto più possibile! Questo ci aiuterà a fidarci sempre di più di noi stessi, e a diminuire l’impatto negativo degli eventi difficili. E se avete voglia di raccontarci come avete superato un momento difficile, vi aspettiamo sul camper per fare due chiacchiere!!

C.C.


Liberi liberi siamo noi…

Libertà!!!!! Grida  William Wollas mentre lo stanno quasi per uccidere…libertà, al di sopra di ogni cosa, anche della propria sopravvivenza. Chi non ha mai visto Braveheart? Certo il film è un po’ datato ma di quelli che almeno una volta nella vita vanno guardati…Roba d’altri tempi. Combattere in battaglia fino all’ultimo, perché chi combatte può morire, ma vivere da schiavi è la peggiore delle  morti. Uh mamma mia che pesantezza…state già tornando a leggervi “le più belle frasi di Osho” su faccialibro per sdrammatizzare? (per chi non lo sapesse, una parodia tutta da ridere sul Maestro Osho). Del resto queste lotte all’ultimo sangue contro la schiavitù non sono roba dei nostri giorni, insomma, per lo meno non della nostra quotidianità…lasciamole a Wollas, o magari agli anni settanta. Che già erano meno impegnativi dell’epoca di William, si ballava nel fango, si fumavano un sacco di spinelli, si sbraitava un po’ per le strade, per poi tornare al mood peace e love (in America), o anche “volemose bene” a Roma. Certo la situazione era bella movimentata, del resto il decennio era partito un po’ così, non aveva fatto in tempo a iniziare e già erano morti Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, era davvero un po’ troppo. Forse Woodstock aveva portato un po’ sfiga, del resto con tutta quella pioggia le premesse non erano buone. Ma negli anni successivi la libertà comunque resta un tema importante, di tante piccole e grandi lotte, pacifiche, armate, fatte di musica, di arte, di follia, di manifestazioni di gente che urla, che medita, che si veste in modo improbabile giusto così, per dire “io faccio come c…. mi pare” come appunto ci consiglia Osho in una delle migliori frasi della nuova pagina (postuma). E oggi? Beh, la storia di fare un po’ come cavolo ci pare resta sempre abbastanza in voga, perché la libertà è un tema che ci appartiene, in tutte le epoche, a tutte le età. Anche libertà piccole, quotidiane, di uscire la sera, di frequentare chi vogliamo, di vestirci come ci pare, di fare quello che ci va di fare… Ecco magari (ma solo magari) al momento c’è un pochino meno di pathos rispetto ai decenni passati, insomma non c’è poi tutto sto bisogno di sbraitare, di manifestare in giro, di fare tutto questo gran casino per chiedere questa libertà. Del resto tutti questi anni di rotture di scatole (si fa per dire) ci avranno pur lasciato qualcosa: se prima era un problema anche mettersi una minigonna, adesso basta accendere la televisione e sono tutte con il sedere all’aria alla faccia delle minigonne! Insomma ne abbiamo fatti di passi da gigante, altro che Woodstock. Se decidiamo di farci una cresta fucsia in testa magari i genitori non saltano di gioia, ma di fatto a parte qualche sguardo perplesso per strada, non avremo troppe rotture di scatole. Abbiamo tutta l’informazione libera del mondo su internet e possiamo viaggiare come ci pare e piace (parlo di noi popoli fortunati occidentali…), credere nella religione che ci pare, scegliere il nostro punto di vista politico, o anche non sceglierlo che tanto quelli vanno avanti tranquilli da soli senza elezioni (e cosa questa abbia a che fare con il concetto di libertà è da vedere). Certo restano alcuni doveri e limiti ovviamente. Ma forse possiamo sederci tranquilli e smettere di stare a preoccuparci tanto di questa fantomatica libertà. O forse l’abbiamo già fatto. Ma ci siamo mai chiesti cosa voglia dire per noi essere liberi? Un tizio diceva che il genere più importante di libertà è sentirsi liberi di essere ciò che siamo davvero. Beh è una libertà interessante, perché siamo solo noi a potercela concedere. E in effetti c’è poco da sbraitare e da manifestare, perché la libertà dalla paura del giudizio altrui e dalla necessità di adeguarsi a quello che ci raccontano i media, le mode, le politiche, è un tipo di libertà che nessuno ci può togliere, e nessuno ci può dare. E conquistarcela può essere un po’ difficile, ma anche molto divertente, e ne vale davvero la pena! Ed è anche possibile che una volta conquistata dentro, questa libertà, ci rendiamo conto che fuori qualcosa continua a starci stretto, a non appartenerci e magari, a modo nostro, senza sbraitare, torneremo a “manifestare”, per strada, a casa, o dove ci pare, semplicemente creando e proponendo ciò che ci piace, la nostra visione di libertà. Voi che ne pensate?

C.C.


M’amo o non m’amo…

M’ama…. non m’ama…. m’ama…..non m’ama…. e così via finché i petali della povera margheritina non saranno finiti. E dopo aver adeguatamente spulciato la povera innocente, se la risposta non ci piace, ricominciamo da capo con un altro malcapitato fiorellino. Beh…avete ragione questo è un metodo antiquato e oggi ormai ci sono le app o qualche strano sito che magari inserendo semplicemente i nomi del nostro lui/lei ci daranno il responso sul nostro destino amoroso. Il tempo passa, ma certe cose, in fondo, non cambiano poi molto. L’innamoramento, margheritina o app che dir si voglia, da sempre gli stessi sintomi…le farfalle allo stomaco…magari un certo nodo alla gola…e quella sensazione di attesa in cui si mescolano l’euforia e l’ansia…la sensazione di volare alto mista alla paura di non avere un paracadute…Emozioni dei primi tempi, di qualcosa di nuovo che nasce dentro di noi e che ci spinge verso qualcuno, ci porta a sognare, a desiderare, con un’intensità di cui raramente siamo capaci. E questo desiderio può portarci gioie e dolori, euforia e tristezza e catalizzare una gran quantità delle nostre energie. Certo, esistono poi anche tante situazioni in cui tutto scorre liscio, non servono le margheritine (“petalose”) da “spetalare”, ci si incontra entrambi colpiti dalla freccia di cupido nello stesso istante, e vissero tutti felici e contenti. Queste situazioni magari fanno meno audience, e sicuramente non le troveremo raccontate in qualche film o best seller di successo. Manca la suspense. Niente tragedie, mirabolanti montagne russe emozionali, abbandoni e ritrovi appassionati…insomma che noia che barba. Chi andrebbe a vedere un film dove non ci sono colpi di scena, lacrime e poi sorrisi, furiosi litigi e poi momenti di quiete idilliaca? Tuttavia non sempre ci va di vivere in un film, a meno che non abbiamo scelto di fare gli attori e non puntiamo ad Hollywood e vogliamo allenarci nel frattempo anche nella quotidianità, così giusto per non perdere lo spirito di avventura. Probabilmente in realtà anche i divi di Hollywood a casa si mettono in pantofole e cercano un po’ di calma dopo aver inseguito qualche mostro alieno o aver giocato a 007 o chi più ne ha più ne metta probabilmente non hanno troppa voglia di altre tempeste emozionali. Quando poi le tempeste emozionali non ci vanno e ci ritroviamo sempre in una miriade di alti e bassi, forse, a volte, conviene prendere la famosa margheritina e farsi una domanda diversa: “mi amo…non mi amo…” Oppure lasciare perdere la margheritina e semplicemente (si fa per dire) chiudere un attimo gli occhi per farsi questa domanda e cercare di trovare dentro di noi la risposta. Sembra facile! Ma alle volte scatta in noi un desiderio o un sentimento così forte che ci fa dimenticare piano piano anche di quelle che sono le nostre esigenze, di quello che realmente ci fa stare bene. L’amore si sa, è una forza tempestosa e coinvolgente, e questo è anche il suo fascino. Guai se volessimo ingabbiarlo in qualcosa di statico o tiepido come diceva la nonna al cuor non si comanda! E qualche tempesta emozionale ci sta, perché le emozioni sono qualcosa di meraviglioso, che ci rende vivi. Però è anche bene mantenere una piccola spia di controllo. Insomma ascoltare quella vocina dentro di noi che comunque ci ricorda di amare prima di tutto noi stessi, perché soltanto così riusciremo davvero ad amare qualcun altro. E anche a vivere l’amore in modo gioioso e costruttivo. E quando proprio ci rendiamo conto che nonostante tutto, nonostante le tempeste, i malumori, i malori, il nodo allo stomaco che si protrae un po’ troppo a lungo (viene dopo le farfalle, quando quelle si sono stufate di svolazzare e se ne sono andate da un pezzo insieme alla margherita spetalata, ma l’ansia resta), il desiderio di stare con quella persona è inestinguibile, magari chiediamoci cosa ci spinge a restare lì. Perché come sappiamo esiste anche la dipendenza affettiva oltre a quella da sostanze, ed è importante saperla riconoscere. Saper riconoscer quando l’amore diventa distruttivo e inizia a farci del male perché in quel caso, forse, potrebbe trattarsi di qualcos’altro, e forse potrebbe essere il caso di tornare alla seconda domanda, e lavorare sull’amore per noi stessi. Beh, non è sempre facile, e di sfumature ce ne sono tante, perché i sentimenti non si inscatolano, per fortuna!! Voi che ne pensate??

Veniteci a dire la vostra sul camper, vi aspettiamo!!

C.C.


Illuminare il futuro

Illuminiamo il futuro è un’iniziativa promossa da Save the Children e realizzata da tanti gruppi di ragazze e ragazzi in tutta Italia per sconfiggere la “povertà educativa” in Italia. I dati che riguardano la situazione italiana sono allarmanti: oltre un milione di bambini e adolescenti vive in povertà assoluta. A fianco alla povertà economica esiste anche un’altra povertà che è quella educativa, e che riguarda la mancanza di opportunità di formazione per bambini e ragazzi. Noi nell’educazione e nell’informazione ovviamente ci crediamo, e ancor di più nell’importanza di dare a bambini e giovani gli strumenti per costruire il proprio futuro! E questo sabato all’evento Illuminiamo il futuro organizzato ad Ancona c’eravamo anche noi di Informabus e ringraziamo i ragazzi di sottosopra che ci hanno invitato e coinvolto. Un pomeriggio diverso in piazza Roma con diversi laboratori allestiti per giovani e bambini: laboratorio di riciclo, giocoleria di strada, petizioni e altre attività interessanti. E poi il nostro camper! E soprattutto un gran numero di giovani e bambini curiosi. Come sempre siamo stati ben felici di accogliere dentro e fuori dal camper ragazze e ragazzi interessati alle nostre tematiche, per ascoltare, rispondere alle domande, fare due chiacchiere. Come sempre le curiosità e le domande che proprio proprio non sapete dove portare…. che si infilano così nel cervello come una cantilena senza trovare risposta… che magari vi fanno girovagare su internet senza meta su siti improbabili…o semplicemente vi creano un pizzicorino alla gola ogni volta che cercate di comunicarle a qualcuno….ecco, noi le accogliamo molto volentieri. E per quel che possiamo vi rispondiamo ovviamente. E poi un giro sul nostro camper è sempre divertente…. perché si chiacchiera con tranquillità, ci si libera pian piano del “pizzicorino alla gola”, ci si toglie sempre qualche dubbio, si fanno anche due risate… e poi tra le altre cose si possono anche provare gli occhiali “sballanti”. No, non si tratta di sostanze, avete capito bene sono proprio occhiali. E se sabato avete visto qualche personaggio ciondolare a tentoni zigzagando tra dei birilli come avesse perso gran parte del suo senso dell’equilibrio, o era ubriaco già di pomeriggio, oppure stava provando i nostri occhiali. E questa seconda opzione la potevate ovviamente verificare guardandolo in faccia perché sono abbastanza vistosi, ecco tipo maschera da sub. Simulano la vista sotto effetto di alcol, e quindi oltre ad essere divertenti, vi fanno capire quanto ci sia poco da ridere a mettersi al volante ubriachi! Insomma, per noi di Informabus è stato un altro sabato in vostra compagnia, ma anche un pomeriggio in collaborazione con ragazzi impegnati e in gamba, che credono nella necessità di mettere le basi per un futuro migliore. A noi questo ottimismo e pro-attivismo piace moltissimo, e speriamo sempre sia contagioso!! Anche perché, quale miglior antidoto contro l’abuso di sostanze?

E se volete partecipare ad un altro evento davvero interessante, vi aspettiamo questo sabato, 21 maggio, sempre in Piazza Roma, con occhio ALCOLore, giornata di prevenzione alcologica in compagnia di esperti, musica, e performance dei nostri amici writers!!

C.C.


Pessimismo: no grazie

C’è crisi. Il lavoro non si trova. Questo paese è ridicolo…roba da vergognarsi in tutta Europa. Ormai il declino è inarrestabile…economia, politica, lavoro, diritti, ambiente…E come se non bastasse (e basterebbe) non ci sono neanche più le mezze stagioni. In effetti questo è un po’ preoccupante, anche perché mentre ti organizzi per la prova costume hai ancora la tentazione di metterti il piumino perché si gela, e questo crea confusione. Soprattutto perché la regola vuole che prima della prova costume si sudi un bel po’ per mettersi in forma. Comunque, che tu stia sudando o meno, resta la consapevolezza che il mondo nel frattempo va a a rotoli. Sfido chiunque a trovare almeno un due percento di notizie positive in qualsiasi telegiornale. Attentati, baruffe e inciuci politici, cronaca nera…e il tutto comunicato prontamente ad ora di pranzo, per facilitare la digestione. E se presti l’orecchio sembra tipo una specie di nenia sottilmente fastidiosa che ti accompagna durante il giorno dal supermercato al bar… passando dalla vecchina che “tanto ormai cosa vuoi farci, andiamo avanti..” a quello che “era meglio quando si stava peggio”, inframezzati dagli improperi dell’automobilista inacidito che “guarda sto deficiente ha preso la patente coi punti del detersivo”. Poi però il fine settimana esci con gli amici, e finalmente ti rilassi. Magari vai al bar e ti siedi per fare due chiacchiere. E magari parli di qualche bel progetto che vorresti realizzare. “Progetti?” “E chi ne fa più di progetti, capirai con l’aria che tira, qui è impossibile costruirsi un futuro”. “A testa bassa, prendi un po’ quello che viene, cosa ci vuoi fare?” Cavolo…il morbo del pessimismo e fastidio ha invaso anche il sabato sera..? E lì un attimo ti guardi intorno in cerca della vecchina della nenia fastidiosa…dell’automobilista incavolato…pure di quel giornalista odioso che ogni giorno ti manda di traverso il pranzo (ma poveretto fa il suo lavoro). E invece trovi il vecchietto solitario con lo sguardo perso nel bicchiere di grappa.. se ti avvicinassi, lo sai, ti racconterebbe per l’ennesima volta dei bei tempi andati, con lo sguardo melanconico di chi sperava in un mondo migliore. E con tutto sto pessimismo e fastidio come dargli torto…ricerche di marketing e giornalismo on-line dicono che la cattiva notizia fa enorme audience, e quindi ovviamente ce ne propinano in quantità. E a furia di ascoltarle contribuiamo anche noi al dilagare della nenia fastidiosa, che a tratti è anche una bella scusa per incavolarci con un mondo che non funziona, e magari mettere da parte le idee positive. Ma se ci piacciono così tanto le cattive notizie…dobbiamo proprio rassegnarci al pessimismo e fastidio..?? O c’è una cura?? Intanto chiediamoci se abbiamo voglia di uscire da questa nenia o se in fondo ci stiamo comodi. Abrahm Lincoln (che nella sua vita ha combinato un paio di cosette interessanti, tra cui porre fine alla schiavitù) diceva: “Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose”. E allora, posto il fatto che alle spine siamo tristemente abituati, abituiamoci a guardare anche le rose. E fin qui, siamo al famoso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto…ma il trucco è che più osserviamo le rose, più le curiamo, e più ne facciamo nascere!! E il giorno che inizieremo tutti ad amare le rose (perdonate ora questa vena sognatrice, ma a noi i sogni sono molto cari..) quelle prenderanno molta più forza delle spine (e magari al telegiornale ci racconteranno quante persone oggi si dedicano a progetti umanitari, a ricerche utili, al volontariato…molto più che raccontarci fatti di cronaca nera che, essendo cose su cui non possiamo nulla, ci lasciano soltanto acidità di stomaco). E se vogliamo dirla con tutt’altro stile…possiamo citare la nostra Littizietto, che ci invita a “Diserbare la nostra vita dai demolitori di entusiasmi…quelli che di mestiere fanno i trovatori di pelo nell’uovo”. Un altro modo per dirci di dare energia a quello che ci fa stare bene, e togliere dal portone d’ingresso del mondo di oggi il cartello “lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. E’ un cartello vecchiotto, e oggi c’è bisogno di quintali di speranza, diamoci da fare!

C.C.


NOIAltri…

Che noia che barba che barba che noia…questa città non offre niente da fare…niente locali fichissimi…niente feste da sballo…niente feste anche poco sballanti…insomma che vita triste. Sembra l’incipit di una deprimente conversazione tra due giovani Emo (senza nulla togliere all’oscuro fascino delle lunghe frange e del nero che incombe sull’intero guardaroba). Potrebbe anche essere l’esclamazione di un sabato sera piovoso, passato davanti al bar del porto, con quei fantastici personaggi che sembrano abitare fuori dal tempo, lì sospesi da sempre e per sempre con le loro esilaranti gag. Ancora senza nulla togliere al cosiddetto Barì, che comunque è un posto in cui ti senti a casa, e ha sempre il suo perché, e del resto quando ti ritrovi lì ancora e ancora te lo chiedi…”ma perché”?

In realtà la barba e la noia (quella noia che ti affatica persino se non fai niente, e ti toglie anche la voglia di farti la barba se ce l’hai), sono probabilmente uno di quei leitmotiv anconetani a cui davvero si fatica a rinunciare. Come una cosa culturale, un intercalare di quelli ormai incastrati in un dialetto e che poi fanno anche simpatia. Come un’abitudine che magari a un certo punto ti stufa pure ma proprio non riesci a toglierla. Ecco una cosa così. No, non sto dicendo che gli anconetani sono culturalmente depressi o abituati alla tristezza cronica e al disfattismo.

Ci mancherebbe! Però forse, ma solo forse, un sottile gusto per la barba e la noia e la loro proclamazione si è insinuato un po’ nel mood collettivo. Beh, direte voi, anche se fosse, che problema c’è… la noia non è mica una malattia! C’è di peggio. In effetti non esistono neanche farmaci contemplati contro la noia. Però non ci capita di rado di sentire che molti comportamenti a rischio nascono proprio da lì. Perché alla fine, anche se magari l’espressione annoiata e sbuffante va un po’ di moda…fa un po’ Emo…ci sta a pennello con la sigaretta e lo sguardo da alternativo fuori dal sistema, di base annoiarsi resta una cosa tremendamente noiosa. E quel che è peggio, quando ti abitui a stare dentro quella nuvoletta grigia che è la noia, tendi a sentirtici un po’ a casa, e quasi non ci pensi più ad uscire, manco fosse una sabbia mobile o un gas ipnotico. E quando proprio non ne puoi più allora rischi magari di andare a smuovere il livello di endorfine con qualche cosa a caso. E con cosa a caso intendiamo anche sostanze stupefacenti, che spesso quando ti senti inghiottito dalla sabbia mobile barbosa, e senti di non avere scampo, possono sembrare l’antidoto più veloce e sicuro. E qui sono cavoli perché si rischia di sprofondare dalla padella alla brace. E se volessimo trovare un’alternativa alle sabbie mobili, nebbie, padelle, braci e barbe? Ci sarebbe qualche soluzione?? Beh come recita anche la nostra enciclopedia wikipedia, la noia nasce dalla ripetitività, dall’ozio, dal fare cose che non si confanno ai nostri desideri e inclinazioni, e questo potrebbe essere un punto di partenza interessante. Cambiare alcune abitudini potrebbe portarci con un piedino fuori dalla sabbia mobile. Ad esempio uscire in un posto diverso da quello che frequentiamo abitualmente continuando a ripetere che non c’è nulla di nuovo come se i locali avessero le gambe e potessero venire ad invitarci a casa probabilmente qualcosa c’è e non ci abbiamo nemmeno fatto caso!!  Ma esistono anche diverse droghe naturali che smuovono endorfine e che possono portarci a osservare il mondo con più entusiasmo! Alcuni esempi? La musica è una di queste, soprattutto se la suonate, o anche la accompagnate tamburellando con le dita o meglio ballando, basta poco!! Trovare qualcosa che vi fa ridere, ha un gran potere! E ancora mangiare il vostro piatto preferito, o della cioccolata (certo senza esagerare, ma il buon cibo è sempre un piacere!) E poi potete sempre fare sport, che è un altro metodo splendido per muovere sensazioni di piacere e benessere. Il sesso si aggiunge ovviamente alla lista.

E poi ci sono tutte quelle cose che dall’immersione nelle sabbie mobili non siete riusciti a vedere, e che fanno parte delle vostre inclinazioni, dei vostri desideri e se pensate di non averne, è solo perché vi siete dimenticati di cercarli! Poi fateci sapere cosa trovate di divertente e nuovo, noi vi aspettiamo sul camper!

C.C.


Amore = mc²

M’ama…non m’ama…quanta passione questo amore…fin dall’adolescenza un’esplosione di emozioni, paure, gioie, dolori…e chi più ne ha più ne metta. E fin dal primo amore ci accorgiamo che si tratta di qualcosa di speciale, una droga naturale che, almeno per i primi tempi, ci manda fuori di testa, e vorremmo non doverne fare mai a meno. Amare è senz’altro uno dei più bei “viaggi” che possiamo fare nella nostra vita, e non a caso questo sentimento ispira da sempre storie, films, romanzi, canzoni, dipinti…o semplicemente sogni ad occhi aperti. E anche noi di Informabus di amore ne parliamo spesso, sul nostro blog, così come con voi sul camper. Perché tanto per cominciare è sicuramente la “droga naturale” che preferiamo. E poi perché amare ci mette sempre in discussione e ci fa anche crescere. Fin dall’antichità si parla di amore in molte forme diverse, amore fraterno, amore romantico ed erotico, amore platonico, amore spirituale, amore incondizionato…Ma potremmo anche dire che ogni singola persona ha il suo modo di amare. E che amiamo in modo diverso ogni persona che incontriamo. Eppure chiaramente quando ci innamoriamo scegliamo di stare in coppia, di trovare un sano equilibrio tra dare e ricevere, di stabilire insieme limiti e responsabilità, magari un domani di andare a vivere insieme, e mille altre cose che definiscono la dimensione di un equilibrato rapporto. Oppure no? Ci siamo mai chiesti come avremmo amato se mai nessuno ci avesse spiegato o mostrato cos’è l’amore? Chiederemmo o ci aspetteremmo le stesse cose che ci aspettiamo oggi? O magari la nostra natura ci porterebbe in un’altra direzione? Che ne so, potremmo fondare una comune hippye, o creare delle famiglie allargate, delle coppie di fatto, una società poligama…Chi può saperlo. No tranquilli, non è l’effetto del camper colorato che ci fa tornare agli anni 70!!! Amore in sanscrito è ciò che non muore. E anche la lettera che da tempo gira sul web come scritta da Einstein ci dice che l’amore è quella forza per cui la scienza non ha trovato una spiegazione formale, e che gestisce tutte le altre forze perché è la più potente e incontrollabile. E quindi è invincibile e immortale. Alt… non stiamo facendo una messa stile gospel americano… (yes man…) Ci limitiamo a lanciare qualche riflessione. Perché capita a molti di soffrire perché l’amore non arriva, o perché quando arriva ci chiede troppo, o perché da questo ci aspettiamo cose che poi non si avverano nel modo in cui le avevamo immaginate…(e questo spesso avviene anche nella sessualità). E allora ci chiediamo…e se un giorno iniziassimo a dare colpi di spugna a tutte le aspettative e alle idee che di questo amore ci siamo fatti (che poi ci pesano sulle spalle come uno zaino di mille chili)…e iniziassimo a lasciarlo fluire come gli pare e come sentiamo dalla nostra libertà più spontanea…forse tutto sarebbe più semplice e leggero? A voi la risposta. E se vi va, vi aspettiamo sul nostro camper per raccontarci la vostra idea dell’amore!!

C.C.


“Assumere” consapevolezza…

“Quella pasticca che mi ha rovinato la vita…”

E se…avessi agito diversamente…e se…avessi detto no…e se…avessi detto sì…Quante volte ci facciamo queste domande? Per qualcuno delle scelte hanno pesato più di altre. E’ stato così per Giorgia Benusiglio, che forse alcuni di voi avranno avuto il piacere di ascoltare o incontrare. A 17 anni Giorgia ha rischiato la vita per mezza pasticca di ecstasy. Per sei ore di sballo in discoteca si è ritrovata una settimana dopo in ospedale con un’epatite fulminante, e un’aspettativa di sei ore di vita.   La donatrice che l’ha salvata si chiama Alessandra, e lei non manca mai di ricordarla. Alessandra ha perso la vita in un incidente e il suo dono (il fegato) ha salvato Giorgia. Ciò che è seguito alle 17 ore di intervento non è stato facile. Il trapianto e le medicine l’hanno debilitata fino a farle perdere molti chili e darle numerosi effetti collaterali. “ Se sopravvivo andrò in giro per tutte le scuole a dire ai giovani che l’ecstasy è letale” diceva Giorgia nel reparto di terapia intensiva”. Oggi ha 33 anni, e dal 2007 la sua storia continua a fare il giro d’Italia, a grande richiesta da parte di insegnanti, genitori, operatori…E in effetti ascoltarla ci fa davvero riflettere!! Racconta con passione, ad una ad una, tutte le difficili sfide che si sono susseguite dopo quella notte da sballo: i dolori, le paure, il tumore all’utero, i sensi di colpa, la rinuncia al sogno di ballare…E poi seria aggiunge: “se pensate che sareste disposti a sopportare tutte queste conseguenze, provate pure…ma assumetevi la responsabilità di ciò che fate”. Non la mette per il sottile Giorgia, e sa di cosa parla perché la vita non le ha fatto sconti. E come a lei a molti altri ragazzi (di cui conosce nomi e cognomi) che per una sola pasticca hanno perso la vita o avuto conseguenze irreversibili. Giorgia non ha paura di mettersi a nudo, rispondere a provocazioni o domande di qualsiasi genere (dopo 8 anni di incontri, non c’è domanda a cui non abbia risposto). E, tra tanti, c’è sempre qualcuno che borbotta “beh, non esageriamo adesso, è stata sfortunata”. Ma l’insegnamento che Giorgia ci propone è prezioso: “assumetevi la responsabilità di quello che fate, e la consapevolezza dei rischi che comporta ”. Certo, la responsabilità può sembrare davvero una gran rottura di scatole. Poi se ci aggiungiamo lo spauracchio dell’errore fatale figuriamoci. Ma se la guardiamo da un altro punto di vista la questione appare più piacevole: nell’imprevedibilità della vita ci sono molti momenti in cui noi possiamo comunque scegliere. E quella scelta è nostra e nessuno ce la può togliere, e per di più nessuno ha il diritto di giudicarla! (Salvo che non vada contro altri o contro la legge). Non è fantastico? …E allora via alla libertà sfrenata? Non esattamente. Alla meravigliosa leggerezza della libertà corrisponde il “peso” della responsabilità (che poi è anche la forza di sostenere una decisione presa), di qui non si scappa. E visto che i rischi delle nostre azioni ce li dobbiamo assumere noi, tanto vale informarsi (e se si parla di sostanze noi siamo a disposizione)…e soprattutto smettere (se mai lo abbiamo fatto) di scegliere con la testa degli altri e/o per far piacere agli altri. Sarebbe come tatuarci un fantastico tribale in faccia perché è davvero troppo fico (secondo i nostri amici super alternativi) per poi sentirci degli idioti tutta la vita guardandoci allo specchio! Meglio pensarci prima no? E se una volta o l’altra ci dovessimo comunque sbagliare nelle nostre scelte…anche con tutte le migliori intenzioni?  Beh, una volta prevenuto ciò che possiamo prevenire…una volta imparato anche a volerci bene (che è la base per delle scelte vincenti)…vorrà dire che impareremo anche dall’errore fatto. Persino Giorgia, pur avendo avuto una storia davvero difficile, ci racconta che alla fine ha imparato a smettere di chiedersi “e se…e se…?” E a mettere energia là dove può ancora cambiare le cose: il presente. E nel presente di ogni giorno ha deciso di aiutare gli altri, e per non sprecare altro tempo prezioso, “fare di ogni momento della sua vita un capolavoro”.

Grazie Giorgia! E voi che ne pensate?

C.C.


Ho un tutor: la paura

“Chiunque affermi di non avere mai paura, o è uno sciocco o è un bugiardo”, diceva un tale di nome  David Raynolds. E in effetti…. a chi non capita di avere paura?? Certo, forse qualcuno di voi è un vero duro, così duro da non temere nulla di nulla. E se qualche volta, per sbaglio, quella guastafeste della paura si affaccia al vostro stomaco con il suo faccino timido e gli occhi sgranati e imploranti, sapete bene come ricacciarla da dove è venuta senza troppi convenevoli. Per poi continuare a sfondare ogni ostacolo o muro che vi si para davanti col martello pneumatico, alla faccia di quella rompiscatole piagnucolosa! Dei veri impavidi guerrieri degni di un anfiteatro romano.  Ma molti altri probabilmente si sentono ancora poco portati all’uso del martello pneumatico contro i muri nonché alle lotte da anfiteatro…E probabilmente stanno anche brancolando nella nebbia delle mille tecniche possibili di rimozione della paura. Dai vari stili di yoga e meditazione, fino alla lotta greco romana (che è preparatoria sempre all’arena di cui sopra), passando per una gamma infinita di integratori o sostanze più o meno lecite. Per quanto riguarda le sostanze meno lecite (lo so che noi qui siamo di parte) c’è da dire che la diminuzione dell’ansia o paura è solo momentanea (e in alcuni casi inesistente) poi quella aumenta in modo esponenziale..e state di gran lunga peggio di prima. Pare infatti che la guastafeste (paura dalla faccina smarrita che si affaccia allo stomaco di noi tutti), non sia per nulla una sprovveduta e non si lasci prendere in giro facilmente.  Ama inoltre arrivare nei momenti più inopportuni… quando dobbiamo esibirci in pubblico…quando la prof ci fa quella domanda che la risposta la conoscevamo a memoria ma proprio ora ci sfugge, quando compare davanti a voi quel ragazzo o quella ragazza che vi piace tanto….E lì è un casino. Siete pronti con il vostro discorsetto preparato a memoria davanti allo specchio, avete pure studiato l’espressione facciale migliore, quella in cui sembrate un attore/attrice del teleschermo…il tono della voce…insomma tutto! Eppure aprite la bocca e quasi sputacchiate perché vi si intreccia la lingua, avete la salivazione a zero….e l’espressione, ne siete sicuri anche in assenza di uno specchio, non è da divo, ma da spaventapasseri. In questa situazione grottesca vi rendete conto che, nei vostri preparativi, non avevate tenuto conto di lei…la signorina dall’occhio sgranato. E dopo aver bofonchiato cose a caso e a sproposito, non appena tornate ad uno stato di salivazione e pressione corporea decenti, e vi rendete conto di dove siete e chi siete, la prima cosa che vi viene da fare…è probabilmente una bella sessione di lotta greco romana. Perché dire che siete arrabbiati è poco. Lei, la paura, vi ha fregato di nuovo. E allora che fare? Beh un po’ di meditazione o yoga o sport potrebbero essere un primo step per tornare più calmi di fronte alla nostra “amica”. E poi, dato che nella maggior parte dei casi combatterla serve a poco, conviene forse conoscerla, e imparare ad accettarla ed ascoltarla. Perché sicuramente ha molto da dirci su di noi. Ed è probabile che una volta che avremo smesso di darle (e di darci) addosso, e avremo ascoltato bene cosa ha da raccontarci e insegnarci…inizierà anche ad essere meno fastidiosa e invadente. Qualcuno diceva che ogni ostacolo che incontriamo è dalla nostra parte, ed è in realtà solo un’occasione per crescere e migliorarci…se lo accogliamo e affrontiamo con il piede giusto…provare per credere! Voi che ne pensate?

C.C.