La musica, una cura dell’anima

Il tuo musicista preferito. Ne hai uno, sicuramente, tutti lo hanno.  E’ bravo, bravo, bravissimo. Che stile, che portamento, che sound. E quello sguardo accattivante che ti fa sognare, e, diciamolo, ti smuove pure gli ormoni alla grande. Aggressivo/a e potente, con la sua rabbia gridata o rappata al vento contro un mondo che non gli piace. Urla i suoi dolori e i suoi malori… e noi piangiamo insieme a lui/lei. I grandi artisti sono questo, creano le mode, bucano le barriere, sconvolgono le consuetudini, sdoganano i cliché. Che so, Bowie, lui che ora ci ha lasciato e che tutti piangiamo, negli anni 70 gliel’ha fatta vedere lui a quei borghesi perbenisti del cavolo, a suon di piume e luccichini. Avanti tutta, fuori i benpensanti, dentro loro, gli artisti che non devono chiedere mai, che sono i grandi numeri uno e che qualsiasi numero due lo osservano da un alto piedistallo. Che sono fotogenici anche mentre fanno i bisogni sul water, perché loro non si scompongono. O meglio, sono tutti scomposti sempre, per fare tendenza. Quando vai a un concerto per due ore ti senti un figo a sbraitare con loro, poi  torni a casa, al tuo mondo, ti guardi allo specchio, non vedi nulla di particolarmente fotogenico mentre sei sul water, e pensi beh, ho sognato per un po’, torniamo alla norma dei poveri normali, che stanno a milioni di anni luce da qualsiasi palcoscenico. E poi, ogni tanto, qualcosa cambia. Tipo in una insospettabile cornice Sanremese dove di novità te ne aspetti pochine…(ma perché essere prevenuti). Arriva lui, Bosso. Lui il super portamento non se lo può permettere, è in sedia a rotelle. Togli anche lo sguardo alla Bowie e l’indole aggressiva. E pure i malori sbraitati ai quattro venti. Lui che di malori da urlare ne avrebbe, volendo. Invece non rappa neanche figuriamoci, in compenso ti fa piangere. Ma piangere di commozione, di gioia, di speranza. Perché lui  la musica l’ha presa così, come una medicina che cura i dolori dell’anima, qualcosa che ti scalda il cuore, ti fa stare bene. Una stanza comoda e accogliente in cui puoi stare quando vuoi, e cullarti nelle tue emozioni più belle, o anche andare ad osservare quelle più scomode. Perché ogni canzone, come ci racconta, anticamente era chiamata “stanza”. Ci racconta di come ogni essere umano viva 12 stanze nella sua vita, la prima non la puoi ricordare finché non arrivi all’ultima, dove finalmente trovi la tua libertà. E nel viaggio tra le stanze più luminose e più buie la musica ci accompagna…non  tanto come un urlo contro qualcuno o qualcosa, una rottura degli schemi….no. E’ costruzione. E’ una condivisione di una verità che ti viene dalla stanza più intima dell’anima. Un dono sincero della tua forza vitale più autentica, lontana anni luce dalle pose plastiche sul water.  E tutti a piangere. Commozione, lacrime, applausi. Qualcuno dirà che è l’effetto naturale che fa la persona affetta da un serio problema fisico quando scala comunque i gradini del successo. Eppure io direi che c’è dell’altro. C’è che questa persona ha avuto tempo e voglia di andare a capire cosa ci sta (dovrebbe stare) davvero a fare uno su un palcoscenico nel 2016. Ti mostra la bellezza e la forza della sua anima, e ti infonde, poco a poco, la voglia di andare a scoprire e mostrare anche la tua di bellezza. Ti fa un regalo, e grande. E allora non ti senti un figo urlando sotto i piedi di una star per cinque minuti, ti senti come uno a cui hanno detto “hey, a me hanno donato questa cosa meravigliosa, ora te ne regalo un po’, perché ti aiuti a trovare anche il tuo di dono meraviglioso”. E quando torni a casa ti porti via qualcosa, una fiammella che si è accesa e che se la curi bene crescerà. Ecco io credo che oggi siamo più o meno consciamente avidi di questo: un’arte che non sia la celebrazione dell’ego debordante di qualcuno, ma qualcosa che ti scaldi dentro e che sia profondamente e umilmente vero. Questa è grandezza. Grazie Bosso, persone come te non hanno bisogno di abbattere muri, quelli cadono da soli per vergogna, e aprono strade nuove, finalmente.


Ascoltiamo l’altro me…

Una giornata no. Di quelle che anche ingoiare un boccone del nostro piatto preferito sembra uno sforzo titanico. Neanche la nostra canzone riesce a tirarci su… Facciamo una passeggiata virtuale tra  le frasi più improbabili di faccialibro…da spanciarsi dalle risate…e invece niente. Ma che è? Gli angoli della bocca sembrano murati dal botulino dopo un intervento mal riuscito. Ci guardiamo pure il centesimo selfie di quei tipi che cambiano compulsivamente le immagini del profilo tre volte al giorno. Sono tutte uguali scattate nel bagno davanti allo specchio con la bocca allungata in avanti (va di moda così) stile papero, o stile altra operazione al botulino mal riuscita. Ancora neanche una risatina piccola piccola…cavolo…sembra preoccupante. Una fastidiosa sensazione sembra essersi impossessata della nostra pancia e non se ne vuole andare. Non si capisce chi l’abbia invitata, e a dirla tutta questa presenza indesiderata non ha proprio nessun motivo valido per stare là. Quindi ora sarà meglio che se ne torni da dove è venuta. Già… ma da dove è venuta appunto?? E chi sarebbe poi questa intrusa? Sembra proprio assomigliare molto a quella goffa tipetta blu che nel cartone animato inside out chiamano tristezza (detta anche “mai una gioia”). Eh no eh… non possiamo farci vedere con questo muso lungo altrimenti chissà che diranno gli amici… noi che siamo sempre stati i festaioli di turno, quelli che non si perdono mai una serata, quelli che hanno sempre la battuta pronta. Piacciamo a tutti proprio per questo del resto no?  Ma oggi in realtà non abbiamo voglia proprio di parlare con nessuno. Chi, noi? I chiacchieroni di turno quasi a rischio logorrea? Già. Altra cosa preoccupante. Forse dovremmo contattare uno psicologo. Forse siamo proprio alla frutta. Forse abbiamo una doppia personalità…stiamo scivolando nella depressione…non siamo poi così simpatici e allegri…rimarremo soli…la nostra vita è finita…aaaaaaaagggghhh!!! Altttttt!!! Freniamo questa deriva disperata per carità. Sembriamo uno di quei cartoni animati giapponesi quando si agitano talmente tanto che si ritrovano con la faccia sformata, vediamo di non peggiorare la situazione. Qualcuno (più saggio di un cartone animato giapponese) diceva che non dobbiamo cercare di far andare le cose come vogliamo ma accettare le cose così come vanno. E poi la nonna dice sempre che non tutto il male viene per nuocere. E se fosse vero? Ci mettiamo sul divano e proviamo a parlare con questo scomodo intruso…che magari è lì per dirci qualcosa? Uhm… e va bene, tanto altro non riusciamo proprio a fare. Del resto la psicologia insegna che emozioni come la tristezza o la rabbia non vengono mai per caso. E se persistono è perché le accogliamo nel modo sbagliato, sperando che se ne vadano il più presto possibile. Chi, noi? Noooooo… Beh, e anche fosse, ma che avrebbe di tanto importante da dirci questa tristezza?? Magari che ci sono tante cose di noi stessi che non abbiamo ancora scoperto e che meritano attenzione. Che forse non ci va sempre di sorridere, soprattutto quando si ostinano a fare battute antipatiche su quelle cose che in realtà ci feriscono… non siamo mica macchine da cabaret! E che magari quel commento a sproposito che abbiamo volutamente ignorato in realtà ci è rimasto incastrato sullo stomaco. O che quelle cose che a tutti piacciono a volte non ci divertono affatto… Che non siamo proprio esattamente come ci ostiniamo a mostrarci agli altri ogni giorno. E che quell’altra parte di noi, un po’ più in ombra… magari non è proprio niente male e merita la nostra attenzione!!

Alla fine dobbiamo ammetterlo, questa storia dell’inquilina sgradita aveva un suo significato… ben venga un momento di silenzio ogni tanto… potrebbe darci la chiave per aprire porte che non avevamo notato… e scoprire mondi che ci attendono, tutti dentro di noi!

C.C.


50 sfumature…di gigio

“Io non faccio l’amore, io scopo, forte”, dice il signor “Grigio” (per gli amici Grey) alla sua nuova conquista, che si mordicchia le labbra, con quello sguardo da piccola fiammiferaia. Lei ha l’aria dolce e sperduta di una appena uscita da un cartone animato Disney, solo che questa uscita le è costata un pochino cara. Perché là fuori le cose sono un tantino diverse. “Ti fidi di me?” le chiede il signor Grigio tendendole la mano. Ma invece di portarla su un tappeto volante come Aladdin aveva fatto con Jasmine, la porta nella famosa stanza dei giochi, dove comunque ci sono delle simpatiche corde e catene per svolazzare appesi al soffitto. Questo è il momento in cui Anastasia capisce che decisamente non stiamo più parlando di cartone animato. E che non  canteranno insieme neppure la famosa canzone “il mondo è tuo, il mondo è mio”.. perché da contratto è lui il padrone, lei la schiava, e lì il mondo è decisamente solo del signor Grigio. Però c’è da dire che Grey è molto più ricco di quel poveraccio di Aladdin, e per Anastasia non bada a spese: un’auto nuova di zecca, un pc, vestiti…. ovviamente scelti sempre da lui, così che lei non si scomodi troppo ad esprimere desideri suoi. Non è previsto per contratto. Del resto era ora che sdoganassero questa figura obsoleta del principe azzurro, e arrivasse finalmente lui, il principe grigio. Che non va a cavallo e neppure sul tappeto volante, poiché ha una quindicina di auto di lusso in garage. Anastasia comincia a prenderci gusto, si sente “Eva nel paradiso terrestre” e lui è un incantevole serpente che la guida alla scoperta di un mondo oscuro ed eccitante, e lei non sa resistergli. E’ un dominatore, un vero maschio Alfa, davvero affascinante. Non gli piace fare l’amore, solo sesso sfrenato  nella sua stanza dei giochi. Non si lascia neanche toccare. Insomma a dirla tutta qualche problemino ce l’ha, ma non è anche questo che lo rende così affascinante? Questa sua presenza ossessiva e possessiva, insieme a questa assenza affettiva, che manda tutti gli ormoni per aria, che ti fa piangere per ore, e desiderare solo che lui sia lì vicino a te…? Ahhh questa sì che è passione!! E poi questi suoi problemi sono frutto di un trauma, non è colpa sua. C’è sempre quella vocina in fondo allo stomaco che sussurra “lui cambierà per amore, devi solo avere pazienza e stargli vicino”. E Anastasia è disposta a fare proprio tutto, anche giocare al dottore nella stanza dei giochi. Dottore si fa per dire, che sembra più una stanza da torture medievali..ma del resto l’intimità è uno spazio privato e ognuno la vive secondo la propria fantasia. Secondo alcune ricerche pare anche che chi pratica il BDSM (pratiche erotiche amate dal signor Grigio) sia meno nevrotico di altri. E infatti anche noi pensiamo che dare voce alle proprie nascoste fantasie sessuali è un ottimo antidoto alla nevrosi e anche un fattore di coesione nella coppia. Peccato che qui le fantasie siano solo del signor Grey. Pazienza. Peccato anche che lui abbia fatto un tantino confusione tra il piacere e il dolore. Ancora pazienza. E poi peccato che non possa fare a meno di umiliare e “punire” la sua donna, perché questo lo eccita terribilmente. E qui Anastasia perde la pazienza. Incredibile ma vero. Persino prima che lui le chieda di fare sesso appesa all’elicottero per poi paracadutarsi su un tappeto di spine, e noi che la credevamo senza speranze…. Scherzi a parte, e con il massimo rispetto per l’intimità e i gusti sessuali di chiunque, noi ci augureremmo che invece di passare alle cinquanta sfumature di nero e rosso, Anastasia potesse uscire da questa favola moderna, e continuare la sua esplorazione della sessualità da un’altra parte. Possibilmente mandando il signor Grigio a quel paese, o meglio da un terapeuta, per risolvere i suoi traumi, perché la sua sottomissione invece di aiutare lui, potrebbe più probabilmente traumatizzare lei. E quindi ci piace, che ne so, immaginarla in India a studiare le discipline tantriche, in cui la ricerca del piacere sessuale nasce dalla meraviglia dello scambio e del rispetto reciproco, e si unisce all’evoluzione spirituale della persona. Oppure a casa sua con il ragazzo della porta accanto, che la ricopre di fiori ed è curiosissimo di sapere cosa le fa piacere e cosa no, fuori e dentro il letto. Che di sfumature ce ne sono molte più di 50, soprattutto se non ti limiti al grigio.

C.C.


Connettiamoci anche col corpo…

Eccoci ad un nuovo fantastico giorno! Che vi vedrà immagino impegnati in mille attività… tra studio (o lavoro) amici, famiglia, hobbies…

Si parte probabilmente con una mattinata di fuoco, almeno 5 ore seduti ad un banco di scuola, o in aula universitaria, o davanti a un pc… intenti ad ascoltare spiegazioni, produrre testi scritti, rispondere a domande.. Ci saranno probabilmente quei momenti in cui inizierete a percepire la voce del prof come un mormorio lontano, mentre la palpebra inizierà lentamente a scendere, e voi sarete teletrasportati nelle spiagge del Brasile per qualche secondo. Avrete giusto il tempo per scodinzolare un attimo a ritmo di samba, nel vostro “tutù” fiorato (graziosissimo..), prima che un rumore fastidioso interrompa il vostro idillio. Questo tipo di “idillio” non è un fenomeno da sostanze stupefacenti, ma un’alterazione delle percezioni dovuta da sonno, o più comunemente da noia. Se non state guidando non è pericoloso. Il rumore fastidioso che irromperà sarà invece l’urlo del prof che sopraggiunge ad un calo critico della palpebra. Normale amministrazione, senza nulla togliere  alla buona qualità delle lezioni per carità. Cinque ore seduti in ascolto attento sono un record per pochi, bisogna ammetterlo. Per molti di voi questo penoso sforzo continuerà il pomeriggio, con altre ore seduti a studiare, memorizzare, rileggere e simili. Anche qui sono ammesse pause, che saranno dedicate ovviamente a sgranocchiare qualche schifezza consolatoria, o ad un’altra incursione in Brasile, o dove preferite. Questa volta senza l’interruzione del prof. E poi ovviamente ci saranno le fisiologiche pause da chattaggio sfrenato e incontrollato, che ormai sembra quasi un tic nervoso. Un titititik splack splunk sbring (a seconda delle suonerie ultimomodello) così rapido da fare invidia ad un millepiedi in corsa. E mentre le dita saettano come frecce su quei tastini minuscoli, il cervello fa il ping pong tra il Brasile, la chat, il libro, e il ricordo di quel tipo/quella tipa che vi piace e che giurereste che stamattina stava guardando proprio voi… e i messaggi corrono sul filo della comunicazione a ritmo di samba, voi, lo so, siete ancora seduti. Ma finalmente, dopo tutte queste interminabili ore di studio/lavoro/riflessione/chattaggio/sambabrasiliana, arriva ad un certo punto l’ora del riposo, ecchecavolo, mica siamo macchine!! Finalmente possiamo rilassarci, e magari goderci quella fantastica serie che va tanto di moda (da Natale avete anche voi una connessione decente, dopo che avete impietosito i vostri genitori col fatto che no, non si può, nel 2016, non avere la possibilità di guardare almeno 2 o 3 puntate in streaming al giorno di the games of thrones, è una violazione dei diritti umani). Ed è proprio mentre pregustate questo fantastico e meritato momento di relax che succede l’imprevedibile… la connessione non va. Tragedia. Ingiustizia suprema. Dopo una giornata così questa non ci voleva proprio!!!!!! Che fare???? Finite anche le schifezze da consolazione.. E allora, in questo momento di desolazione, prendete una drastica decisione: alzarvi in piedi (sì in piedi!)e andare a fare una passeggiata. Una passeggiata? Sì, magari al parco. E non a sedervi sul muretto con gli amici sfumacchiare… intendo proprio una passeggiata vera!!!! E potrebbe anche essere la migliore decisione della giornata!!! Sapete quante ore al giorno si passano seduti o sdraiati? Si arriva a circa 19 ore al giorno! Eppure abbiamo un fantastico corpo a disposizione, e possiamo utilizzare, oltre alle rapidissime dita chattanti, anche altre componenti molto interessanti!! E spesso finiamo per dimenticarcelo purtroppo… Muoversi e fare sport, lo sappiamo, fa bene. Perché questo fantastico corpo ci ricorda che se non lo trattiamo con una certa cura prima o dopo ci presenterà il conto. Prendersi cura del corpo però è anche molto divertente, ci riempie di energia nuova, ci risveglia da quel torpore alienante in cui, per forza, sprofondiamo dopo ore e ore seduti davanti ad un  pc, televisore, telefonino, o anche professore….soprattutto nel caso in cui l’oggetto/soggetto che abbiamo di fronte ci imbottisce di informazioni senza richiederci uno scambio verbale almeno di tanto in tanto. Ah…. e se riuscite anche a spegnere il cell per un’oretta, magari mentre passeggiate in un parco… eviterete il pericolo di dimenticare che il mondo, fuori dagli schermi e dai tititik splak splunk sbring, non è niente niente male. Magari invitate il tipo/la tipa che vi guardava stamattina eh!  Buona passeggiata, ! Fateci sapere com’è andata!!!

C.C.


Fumi?

Quanti condividono un momento fumandosi una sigaretta! Sembrerebbe che gesticolare con la sigaretta, fare un tiro ogni tanto ci faccia sentire bene, spigliati, come se quell’atteggiamento ci sostenga nella conversazione.

Solitamente si comincia molto giovani, 12/13 anni…si prova, ci si sente in qualche modo più  grandi e pronti ad entrare nel mondo degli adulti.

A quell’ età non si può prendere sicuramente in considerazione il fatto che forse quel  vizio nel tempo potrebbe diventare non così salutare. La sigaretta è solo vista come un momento rituale…aprire il pacchetto, avere l’accendino magari più figo, accenderla senza che il vento ci impedisca di farlo…insomma un’arte.

Si continua nel tempo e poi ci convinciamo che senza di essa non riusciamo a fare più nulla. Ci permette di “staccare” un attimo da un impegno…mamma mia quanto devo studiare! Mi fumo una sigaretta poi ricomincio…

Ecco, così, diventa sempre più una necessità.  Il primo pensiero è quello di avere il pacchetto sempre con sé, è un cruccio che accompagna tutta la giornata.

Oggi molte sono le campagne contro il fumo partendo proprio dai pacchetti di sigarette dove si leggono slogan sulla sua nocività. Quasi ovunque ormai è vietato fumare  se non fuori. In autobus, in ufficio, nei ristoranti c’è quel cartello che ci ricorda che è vietato e che un certo “Mario Rossi” tutela questo divieto assoluto.

Capita spesso di vedere persone infreddolite fuori dei locali, appoggiati al muro riparati dal freddo che furtivamente si accendono una sigaretta facendo 10 tiri al secondo perché devono rientrare…a cena intanto si stava parlando di una cosa interessantissima …

Allora tutto il rituale? Il gusto di fumarsi una sigaretta in compagnia dov’ è finito? Perché si continua a fumare allora? Il corpo ormai ce lo chiede, ne ha necessità. Anni di nicotina ci hanno resi dipendenti da essa. Sembra che smettere di fumare sia una delle cose più difficili da fare: libri, terapie, gruppi di aiuto, maghi…insomma una vasta gamma di metodi per smettere. Ora poi c’è anche  la sigaretta elettronica. Il boom di vendite in un paio di anni. Fa male lo stesso? No, sì…forse. Intanto molti si sono riavvicinati alla vecchia sigaretta, con il suo bel rituale…ah aprire il pacchetto nuovo è fantastico!!

Eppure in quella sigaretta ci sono una miriade di sostanze diverse che in combustione diventano un cocktail micidiale per il nostro corpo. Il loro impatto è assolutamente devastante e non solo per chi fuma. Il fumo passivo è altresì nocivo e spesso causa patologie importanti.

Noi parliamo spesso con i ragazzi di sostanze stupefacenti, di alcol e poche volte in effetti  viene fuori il discorso del fumo di sigaretta…perché non lo facciamo assieme? Dai, se ci venite a trovare ne parliamo magari fumandoci una sigaretta…E NO! Sul camper non si fuma!…


Sesso: manuale d’uso

Eccoci qua! Di ritorno dalle vacanze natalizie in questo strano inverno misto primavera…perché come ormai si sa non esistono più le mezze stagioni e neppure, probabilmente, le stagioni. Eppure noi ci siamo, e voi anche. Cambiano le stagioni, cambia tutto, ma le domande restano, insieme  al bisogno di risposte. Curioso no? Ci siamo dotati di ogni possibile e fantasmagorico mezzo informativo, possiamo disporre di ogni tipo di tutorial, da quello per l’uncinetto a quello per la costruzione di case di paglia o astronavi. E per di più tutti abbiamo un cellulare ultimo modello in grado di fornirci ADESSO qualsiasi risposta: praticamente abbiamo le istruzioni per ogni momento di vita in un click. Eppure, lui, IL DUBBIO, resta.. E nonostante tutte queste risposte a portata di click lui, (sempre il dubbio), non sembra proprio aver perso il suo smalto e non ha nessuna intenzione di dichiararsi sconfitto. E’ lui che produce quel sottile fastidio nello stomaco mentre ci arrabattiamo tra mille possibili risposte, tra infiniti manuali di istruzioni..tutti potenzialmente utili, tutti potenzialmente sbagliati. Perché anche se ci sono mille video che ci spiegano come funziona questa o quella cosa, alla fine non ce n’è neanche uno che spiega come funzionerà per me, nella mia vita. Cosa farà stare bene me, proprio me e non quell’altro. E inoltre, c’è una vera e propria giungla di castronerie tra cui districarsi per poter avere almeno le informazioni di base corrette. E’ così per molti argomenti, uno dei quali ci sta molto a cuore: la sessualità. E quindi ancora una volta ci teniamo a ripetere che cercare di capire il sesso tramite youporn e compagnia cantante… è come imparare a guidare su fast and furious. La vita è un’altra cosa, a meno che non siate stantman ( e poi anche loro hanno una vita privata in cui si rilassano, altrimenti sarebbero tutti in psichiatria). L’intimità, quella vera che ci fa volare alto, è una cosa molto più bella, perché è quel luogo in cui smettiamo di cercare di dimostrare qualcosa, di adattarci a come dovrebbe essere (che è un concetto noiosissimo), e ci affidiamo a quello che sentiamo, ci dedichiamo alla scoperta di ciò che ci fa stare bene, all’ascolto di noi stessi e dell’altro. Questa è la vera bomba ragazzi: anche oggi in mezzo a mille tutorial è ancora tutto da scoprire, e se avrete la pazienza di spegnere youtube scoprirete la fantastica sensazione che nasce dal rispetto della vostra unicità e sensibilità. Perché se parliamo di sessualità parliamo sempre anche di affettività. E per le informazioni fondamentali sulla prevenzione e contraccezione (quelle di cui non potete proprio fare a meno affinché la sessualità sia vissuta serenamente) ovviamente ci siamo noi! E insieme a noi speriamo possa esserci sempre di più anche la scuola. Su questo, udite udite, abbiamo anche un alleato d’eccezione: Rocco. Ebbene sì, proprio quel Rocco, Siffredi. Che su change.org si è fatto promotore di una campagna per l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole. Lui ci mette la faccia, dopo trent’anni nel mestiere, ci dice, sa benissimo che il porno e l’educazione sessuale sono due cose ben diverse. E se lo dice Rocco..!!!!

C.C.


Nel curriculum c’è passione?

Trovare il proprio lavoro ideale non è facile. Ci metti anni per capire cosa vuoi fare. Poi altri anni per prepararti a farlo. E poi infine pochissimi anni per capire che forse hai sbagliato tutto e che non è poi così facile fare ciò che vuoi. Perché il mercato è fermo, c’è la crisi (anche se in vista del Natale la televisione precisa che la crisi è sospesa e ora puoi spendere i tuoi risparmi per i regali e darti ad un generoso ottimismo), e poi non sono più i tempi di una volta. Che bastava studiare e subito trovavi lavoro. Capirai oggi se non hai il supermegamaster alla Bocconi con plurimo riconoscimento e firma in calce del presidente della Repubblica sei sempre e comunque un invisibile poveraccio. Che quasi quasi rinunci anche prima di cominciare… perché mai dovrebbero venire a calcolare proprio te…perché proprio il tuo curriculum tra migliaia… Sì, giusto, il curriculum… quella specie di noiosa lista della spesa che per anni abbiamo imparato a compilare nel giusto formato. Quale formato? Quello europeo ovviamente. Che a farlo bene (con le specifiche relative a quanti peli aveva il gatto del tuo datore di lavoro) fornisce la miglior garanzia per non essere mai neppure chiamati per un colloquio.

Chi ha il masochismo necessario a leggere un intero CV europeo sicuramente non occupa posti di responsabilità nella selezione del personale. E cosa c’entrerebbe il masochismo? Beh c’entra molto. Perché quando ti guardi allo specchio e inizi a chiederti cosa davvero ti fa stare bene, salti automaticamente il 60% (almeno) di tanti passaggi che sembravano obbligati. Tra i quali l’elenco dei peli del gatto nella stesura del cv, o magari anche la ricerca di un costosissimo master in grado di darti l’unica chiave possibile per entrare in quel paradiso dorato popolato dai “degni di assunzione”. Perché prima di scrivere un CV o scegliere il corso migliore per te magari ti chiederai cosa davvero ti appassiona… e dove sta il terreno ideale per seminare i tuoi talenti e farli crescere al meglio. “Certo”, direte voi, “pare facile, senza poi neanche la firma del Presidente della Repubblica e la lista dei peli del gatto, voglio proprio vedere perché mai qualcuno dovrebbe notarmi o darmi un’opportunità!!” Beh, immaginatevi raggianti mentre avete trovato il vostro terreno ideale, e annaffiate la vostra piantina sprizzando luce e allegria al solo pensiero di quando sarà nata. Ecco, in quel momento probabilmente qualcuno vi noterà. E quando la pianta sarà cresciuta sarete voi ad aver creato la vostra opportunità. E gli altri verranno a cercarvi per scoprire quei frutti che sono solo vostri. Fantasie idealiste?

Eppure io giurerei che quelli che scelgono questa strada li riconosci a distanza. Perché non diventano ciò che fanno (tipo “sono un ingegnere perché ho deciso di fare l’ingegnere) ma fanno ciò che sono e per cui sono nati. E lo vedi subito che sono una cosa sola con il proprio lavoro, la propria arte, la propria passione, e hanno gli occhi di chi ha realizzato un sogno. Guardatevi intorno e aguzzate la vista… di sicuro qualcuno ne avete incontrato. Magari su un palcoscenico di un localino di periferia, venerdì scorso (e il riferimento non è casuale). Ma ce ne sono molti altri, più o meno visibili. E dovunque siano, su un palcoscenico, dietro a una scrivania, in una palestra, in mezzo alla natura…. sanno produrre dei frutti rari e preziosi. Voi non dareste un’opportunità ad uno così…?


Follemente…te stesso!

Una classica serata in piazza del Papa. Gente ai tavoli, gente agghindata all’ultima moda, in piedi ferma con l’immancabile sigaretta in mano, o seduta davanti ad un bicchiere. Ragazze e ragazzi che chiacchierano, sorridono. O si annoiano, con lo sguardo di chi pensa “eccoci qua, stessa piazza, stesse facce, stessa storia di ogni venerdì sera….” E poi ci sono quei tavoli che quando li guardi ti chiedi “oh, ma l’avranno teletrasportati qui dal divano e non se ne sono accorti..? “ Dev’essere così, perché non sembrano sapere di trovarsi ad un tavolo con altre persone, non notano il mondo circostante…lo sguardo fisso verso il basso, sotto il tavolo… devono essere senz’altro sotto ipnosi. Saranno stati gli alieni? Inizi a preoccuparti. E poi ti accorgi che sei il solito/la solita antiquato/a, peggio di Nonna Papera. Stanno semplicemente scorrendo le ultime news di faccialibro, o chiacchierando su whatsapp. Perché adesso funziona così, cavolo non lo sai? Non va più di moda chiacchierare faccia a faccia, fa molto più trendy la comunicazione via supermegaiphone. Che in effetti è così mega che ad usarlo come telefono sembra di parlare al citofono, quindi è chiaro che è stato concepito per chattare. Chiacchierate di mezz’ora senza neanche muovere il labiale, chi l’avrebbe mai detto solo una decina di anni fa. E con questa riflessione torni a sentirti Nonna Papera. E allora cerchi di inserirti nell’ambiente, ti accendi una sigaretta con fare assente, ordini un drink, chiacchieri con qualcuno, ma senza esagerare, ogni due o tre minuti ti assenti come da copione per controllare i messaggi che qualche amico lontano ti sta inviando. Bevi un po’, ma non troppo. Chiacchieri un po’, ma non troppo. Ti diverti un po’, ma decisamente non troppo. Sorridi, ti apri un po’, ti racconti, ancora decisamente non troppo. E finalmente ti rilassi e smetti di farti troppe domande: e che rottura se no, sempre a fà il bastian contrario, che vuoi di più dalla vita? In questo equilibrato (e un pochino noioso a dirla tutta) venerdì sera, ad un certo punto compaiono due figure inusuali: sono due anziani greci, vestiti in modo troppo inusuale. Iniziano a ballare una danza strana, con musica altrettanto strana. E ridono, fin troppo, sotto quei baffoni retrò. E mentre ballano si avvicinano, si abbracciano, saltellano, si divertono, decisamente troppo! Ecco, giusto quando ti eri adattato alla situazione e avevi smesso di farti domande. Un po’ come ieri, eri sulla strada per l’ufficio in una grigia mattinata lavorativa e compare il tizio al semaforo che balla più convinto di michael Jackson con in testa le cuffione da rapper. Come se  non esistesse nient’altro che la musica nelle sue orecchie. Come se nessuno lo stesse guardando chiedendosi perché dopo la brillante svolta della chiusura dei manicomi non c’è però nessuno a pensare a questi poveracci, o peggio, drogati. Lui però non si sente un poveraccio e neanche si droga. Neppure i due baffuti greci danzanti. Però se la ridono a crepapelle e si divertono un mondo. E allora improvvisamente butti la sigaretta, butti pure il drink e pure la giacca. E inizi a sballonzolare goffamente imitando quella danza strana che non conosci, tiri dentro qualche malcapitato e lo prendi sotto braccio anche se non l’hai mai visto, zompetti come un matto e soprattutto ridi, troppo, come quando ti viene il mal di pancia e ti manca il respiro. E che meraviglia, ora hai capito che non era la moda, non era la sobrietà, non era la piazza o la gente o l’Iphone o questa stupida città noiosa, solo quel maledetto giudice interno che continuava a impedirti di divertirti..troppo!! Evviva, che liberazione!!! Pensi mentre urli tra gli sguardi attoniti dei tuoi amici e ridi sguaiatamente e sgangheratamente. Che meraviglioso senso di libertà!!! E non hai neanche bevuto il tuo cocktail…A saperlo che la vita era così bella e facile yeaaahhhhh!!!!! yuppiii……. driiiiiiiiiiiin!!!!!!!! Come sarebbe a dire “driiiiin”??…che significa…oh no….La sveglia!!!!!!…. era un sogno, no… voglio tornare lì era troppo divertente….

Eppure, pensi, dipende solo da te. La libertà di essere follemente te stesso è lì dietro l’angolo…. e non ha bisogno di sostanze stupefacenti. Pensaci, per il prossimo venerdì sera….!!!!!

(Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti, NON è del tutto casuale)

Chiara Crocianelli – operatrice Informabus


Cambia che ti passa…

“Ma perché capita sempre a me??” “ Perché mai mi succedono sempre le stesse cose??”

Scommetto che almeno qualche volta vi sarete fatti questa domanda , sbaglio?

O magari questa domanda è proprio una di quelle cose che continuano a tornare come un mantra nella vostra vita..

Non temete non vogliamo proporvi un nuovo corso new age su come migliorare la vostra esistenza (il camper non è un luogo adatto per meditare purtroppo…)  e poi del resto, c’è chi nasce fortunato e chi sfigato. Ma perché sempre a me? Direte voi.. Beh è il destino, che ci volete fare. Rassegnamoci ad una serena accettazione zen di una immutabile realtà.

Oppure no?? Certo l’accettazione di noi stessi e della realtà è una dote fondamentale, imprescindibile direi. Eppure secondo alcuni c’è dell’altro. Tra questi “alcuni” c’è un mattacchione vissuto un centinaio di anni fa di nome Albert Einstein. La sua mente era talmente esplosiva che non riusciva neppure a pettinarsi i capelli.  Questo genio indiscusso ci insegna che “Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare sempre le stesse cose”.  Io ad uno come Einstein permetterei quanto meno di mettermi una pulce nell’orecchio. Ma allora se è così facile, perché non iniziare subito a cambiare qualcosa? E qui vi volevo. Provate a pensare a quanti pensieri e gesti ripetiamo ogni giorno senza neanche rendercene conto. Ci alziamo alla stessa ora, dopo aver maledetto allo stesso modo la sveglia, per poi mangiare le stesse cose, fare lo stesso tragitto…..“Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?” Recita una di quelle frasi che si scrivono volentieri sullo status di facebook. Diciamoci la verità, le abitudini sono peggio della carta moschicida, è fin troppo facile restarci attaccati. Per carità non hanno nulla di sbagliato, ma saper cambiare è importante. E a volte basta una piccola novità  inserita nella routine quotidiana per innescare un pensiero diverso. Cambiare qualche abitudine, fare un’esperienza nuova, ci aiuta a trovare un altro punto di vista, e riduce notevolmente le possibilità di annoiarsi. E noi sappiamo quanto la noia possa portare a comportamenti a rischio, perché diciamocelo, non è una gran compagna con cui  passare la giornata..e finisce sempre per trasmetterci quell’aria da “mai ‘na gioia”, come si dice. Ma possiamo anche evitare la sua compagnia, e non è troppo difficile! Provate per credere: visitate un posto nuovo, parlate con chi non avete mai parlato, cambiate bar di fiducia, fate una strada diversa per tornare a casa.. iniziate da una piccola cosa. E poi chissà che non ci prendiate gusto, perché quella sottile sensazione di stupore che ci coglie di fronte al nuovo è qualcosa che migliora l’umore, alza il livello dell’energia e dell’ottimismo. Ci porta a fare cose nuove e quindi ottenere risultati diversi. Insomma ci rende vivi e vitali. Lo diceva anche Neruda, che essendo un poeta e non un fisico,  la metteva un po’ più sul tragico rispetto al caro Einstein, ma gli splendidi versi di “lentamente muore” (…chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi..) sono passati alla storia.

E voi che ne pensate?? Avete già pensato a qualche piccolo cambiamento?

 

Articolo scritto da Chiara Crocianelli – operatrice informabus Ancona


EDUCAZIONE SESSUALE? SI’ GRAZIE!

A voi può interessare l’argomento? Ai tanti giovanissimi che salgono sul camper dell’Informabus sembra proprio di si! D’altronde i ragazzi e le ragazze ci riferiscono che a scuola spesso non se ne parla, oppure lo si fa superficialmente: ad esempio la prof. di scienze spiega l’anatomia dei nostri apparati genitali e riproduttivi, evitando però di interrogare, perchè sennò si scatenerebbe l’ilarità e l’imbarazzo…
Gli studenti e le studentesse che vengono a trovarci raccontano che vogliono sapere e discutere di sessualità, ma non sempre a scuola trovano degli insegnanti disposti a farlo. A volte ci viene riferito che l’argomento è stato trattato da qualche psicologa o sessuologa del consultorio, ma si tratta di casi isolati.
Difatti, a differenza di quasi tutti gli altri membri dell’Unione Europea, in Italia l’educazione sessuale non è obbligatoria; benchè i primi tentativi di formulare una legge in proposito risalgano addirittura al 1902, ancora oggi non ci sia riusciti. In altri paesi la situazione com’è? In Olanda si inizia ad affrontare il tema a scuola quando i bambini hanno 4 anni. In Danimarca la materia è obbligatoria dagli anni ’70, dal ”91 è inserita nei programmi di scuola primaria. In Austria l’educazione sessuale si insegna per legge dagli anni ’60 e i genitori sono coinvolti dagli insegnanti durante le lezioni.
Tornando all’Italia, se non si parla si sessualità a scuola, almeno a casa qualcosa si dirà! In fondo siamo tutti nati grazie al fatto che papà e mamma hanno fatto sesso! Che problema ci sarà a parlare un pò di queste cose con loro? Che ne pensate? Eppure quanto è difficile trattare quest’argomento, soprattutto se i genitori sono più imbarazzati dei figli. Quindi le informazioni relative alla sfera sessuale dove devono procurarsele i ragazzi? Tolte la scuola e la famiglia, rimangono la tv, i sempre poco frequentati librim gli amici, internet, spesso i siti porno.
Quali sono i risultati di questo atteggiamento di disinteresse per un argomento cosi importante per garantire la salute fisica e psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie? Quanti hanno avuto informazioni corrette, da medici e insegnanti, riguardo alla sessualità? Quanti adolescenti pensano che il coito interrotto sia un metodo contraccettivo? Quanti sono convinti che i lavaggi con la coca cola possano funzionare come spermicida? Quanti/e ragazzi/e pensano che durante il ciclo mestruale non sia possibile rimanere incinta? Quanti/e che esista un vaccino contro l’Hiv?
Volete continuare cosi, a farvi del male? Oppure ci venite a trovare sull’Informabus? Vi aspettiamo!