Archives: Settembre 18, 2020

Guerra alla droga?

Tante volte ragazzi e ragazze saliti sul camper Informabus mi hanno chiesto se io, che parlavo loro di rischi legati all’uso e abuso di sostanze, fossi a favore della legalizzazione delle droghe, in particolare di quelle leggere; oggi affrontiamo proprio tale questione.                                                             

Il 7 maggio scorso, la Global Commission on Drug Policy ha pubblicato un nuovo rapporto sull’applicazione delle leggi sulla droga nel mondo.
Fondata da ex capi di Stato o di governo, da leader esperti e noti del mondo politico, economico e culturale, la Commissione è senza dubbio tra i più autorevoli soggetti internazionali in sostegno a politiche sulla droga basate su prove scientifiche, diritti umani, salute pubblica e sicurezza.

Ciò che emerge è che dopo cinquant’anni di approccio repressivo e “militarista”, la guerra alla droga ha fallito nel ridurre il consumo di sostanze stupefacenti e nel contrastare efficacemente il narcotraffico internazionale ed ha ulteriormente impoverito ed emarginato le fasce più deboli della popolazione.       

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Le 52 pagine, ricche di dati e analisi, del rapporto si traducono in un appello a tutti gli Stati affinché riconoscano l’inadeguatezza delle leggi repressive sul consumo e il possesso di sostanze e avviino riforme coraggiose in materia. Si invitano inoltre gli Stati a riconoscere la natura transnazionale delle organizzazioni criminali e a dotarsi di adeguati strumenti che consentano alle forze dell’ordine di coordinarsi a livello internazionale. Viene inoltre rilevato come la regolamentazione delle droghe, partendo proprio dai dati che arrivano dai Paesi che hanno legalizzato la cannabis, unitamente ad un approccio che dia priorità a salute, pubblica sicurezza e diritti umani, rappresenti “la via responsabile per indebolire la criminalità organizzata e al contempo per salvaguardare principi più ampi di giustizia, sviluppo e inclusione sociale ed economica”.

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La Commissione infrange quindi il tabù sulle conseguenze negative della cosiddetta “war on drugs”, chiedendo agli Stati membri del’ONU, e quindi anche all’Italia, un cambiamento di paradigma affinché si dia priorità alla tutela del cittadino attraverso interventi di prevenzione e di riduzione del danno e del rischio nel consumo di sostanze, e si abbandonino leggi repressive che colpiscono esclusivamente i consumatori.                                   

Daltronde è risaputo che le carceri sono piene di persone detenute per reati inerenti alle droghe: l’Italia con il 31,3% dei detenuti ristretti per violazione delle leggi sulla droga continua a essere come l’anno scorso il Paese del Consiglio d’Europa con il più alto numero di condannati in via definitiva per reati di droga. L’Italia stacca di più di 12 punti percentuali Spagna (19%) e Francia (18,3%), di quasi 20 punti la Germania (12,6%) e si mantiene ben oltre la media europea ferma al 18%.                                             

Se l’esito di questo rapporto venisse preso in considerazione, con i soldi risparmiati passando da un approccio repressivo ad uno preventivo, servizi come l’Unità di Strada Informabus potrebbero essere potenziati ed essere anche più efficaci. Chissà quando cambiera’ questo paradigma?


Sex Education

Questa volta vi parleremo di una serie tv, ma non una a caso tra le innumerevoli che popolano la rete, ma di una che tratta gran parte dei temi di cui si occupa, da più di 15 anni ormai, l’Unità di Strada Informabus: amore, sessualità, malattie sessualmente trasmissibili, identità di genere, autoerotismo, pornografia, contraccezione, pillola del giorno dopo, interruzioni di gravidanza, rispetto, amicizia, rapporti coi genitori, bullismo, scuola, dipendenze, identità di genere, bisessualità, omosessualità..


Stiamo parlando di Sex Education, la serie che ci mostrano il mondo degli adolescenti e della loro sessualità in maniera inedita, con concretezza e realismo ma, al tempo stesso, leggerezza e ironia. Nei sedici episodi finora usciti, divisi in due stagioni vengono messi in scena in modo sincero e ironico i dubbi e le insicurezze che colpiscono gli adolescenti durante le prime fasi di scoperta della propria sessualità.

La serie uscita in streaming a gennaio del 2019, ruota attorno alle vicende di Otis, un adolescente che, grazie alle conoscenze apprese dalla madre sessuologa, decide di aprire una clinica clandestina nel liceo che frequenta per offrire terapia sessuale ai compagni. Il sedicenne Otis frequenta l’Istituto Moordale insieme al suo migliore amico Eric; un giorno si ritrova a parlare con Adam, un compagno di scuola nonché figlio del preside con problemi eiaculatori il quale, grazie ai consigli di Otis, riesce ad avere un rapporto completo con la sua ragazza, Aimee. Di seguito a ciò Maeve, un’amica di Aimee, comprende le abilità terapeutiche di Otis e gli propone di diventare il «terapista sessuale» degli studenti della Moordale, previo pagamento. Così comincia l’avventura da sessuologo di Otis che, insieme con Maeve ed Eric, costituisce il fulcro delle relazioni del Moordale.

Il messaggio veicolato da Sex Education, che noi sottoscriviamo al 100%, tant’è che potrebbe essere uno slogan del servizio Informabus, è che non esistono domande stupide o troppo imbarazzanti, la sessualità va affrontata senza timori e chiedendo l’aiuto di un esperto quando necessario, poiché “se non si fa attenzione, il sesso può distruggere vite”.