Archives: Marzo 30, 2016

Ho un tutor: la paura

“Chiunque affermi di non avere mai paura, o è uno sciocco o è un bugiardo”, diceva un tale di nome  David Raynolds. E in effetti…. a chi non capita di avere paura?? Certo, forse qualcuno di voi è un vero duro, così duro da non temere nulla di nulla. E se qualche volta, per sbaglio, quella guastafeste della paura si affaccia al vostro stomaco con il suo faccino timido e gli occhi sgranati e imploranti, sapete bene come ricacciarla da dove è venuta senza troppi convenevoli. Per poi continuare a sfondare ogni ostacolo o muro che vi si para davanti col martello pneumatico, alla faccia di quella rompiscatole piagnucolosa! Dei veri impavidi guerrieri degni di un anfiteatro romano.  Ma molti altri probabilmente si sentono ancora poco portati all’uso del martello pneumatico contro i muri nonché alle lotte da anfiteatro…E probabilmente stanno anche brancolando nella nebbia delle mille tecniche possibili di rimozione della paura. Dai vari stili di yoga e meditazione, fino alla lotta greco romana (che è preparatoria sempre all’arena di cui sopra), passando per una gamma infinita di integratori o sostanze più o meno lecite. Per quanto riguarda le sostanze meno lecite (lo so che noi qui siamo di parte) c’è da dire che la diminuzione dell’ansia o paura è solo momentanea (e in alcuni casi inesistente) poi quella aumenta in modo esponenziale..e state di gran lunga peggio di prima. Pare infatti che la guastafeste (paura dalla faccina smarrita che si affaccia allo stomaco di noi tutti), non sia per nulla una sprovveduta e non si lasci prendere in giro facilmente.  Ama inoltre arrivare nei momenti più inopportuni… quando dobbiamo esibirci in pubblico…quando la prof ci fa quella domanda che la risposta la conoscevamo a memoria ma proprio ora ci sfugge, quando compare davanti a voi quel ragazzo o quella ragazza che vi piace tanto….E lì è un casino. Siete pronti con il vostro discorsetto preparato a memoria davanti allo specchio, avete pure studiato l’espressione facciale migliore, quella in cui sembrate un attore/attrice del teleschermo…il tono della voce…insomma tutto! Eppure aprite la bocca e quasi sputacchiate perché vi si intreccia la lingua, avete la salivazione a zero….e l’espressione, ne siete sicuri anche in assenza di uno specchio, non è da divo, ma da spaventapasseri. In questa situazione grottesca vi rendete conto che, nei vostri preparativi, non avevate tenuto conto di lei…la signorina dall’occhio sgranato. E dopo aver bofonchiato cose a caso e a sproposito, non appena tornate ad uno stato di salivazione e pressione corporea decenti, e vi rendete conto di dove siete e chi siete, la prima cosa che vi viene da fare…è probabilmente una bella sessione di lotta greco romana. Perché dire che siete arrabbiati è poco. Lei, la paura, vi ha fregato di nuovo. E allora che fare? Beh un po’ di meditazione o yoga o sport potrebbero essere un primo step per tornare più calmi di fronte alla nostra “amica”. E poi, dato che nella maggior parte dei casi combatterla serve a poco, conviene forse conoscerla, e imparare ad accettarla ed ascoltarla. Perché sicuramente ha molto da dirci su di noi. Ed è probabile che una volta che avremo smesso di darle (e di darci) addosso, e avremo ascoltato bene cosa ha da raccontarci e insegnarci…inizierà anche ad essere meno fastidiosa e invadente. Qualcuno diceva che ogni ostacolo che incontriamo è dalla nostra parte, ed è in realtà solo un’occasione per crescere e migliorarci…se lo accogliamo e affrontiamo con il piede giusto…provare per credere! Voi che ne pensate?

C.C.


Una coppia da favola…

E vissero per sempre felici e contenti. Fu così per tutte le principesse delle favole. Una volta sconfitta la matrigna cattiva, la strega invidiosa, o qualche altro mostro di varie forme e misure, non restava che abbandonarsi alle braccia dell’amato cavaliere azzurro, e il gioco era fatto. Beh, in effetti ne avevano già passate di cotte e di crude prima, quindi ora era giusto rilassarsi un po’.  E pensando pure agli occhioni speranzosi di quei bambini che avrebbero ascoltato il suo racconto, l’autore, impietosito, liberava improvvisamente il mondo da ogni male. E dopo averci raccontato di un matrimonio felice e di streghe ormai liquefatte o sbruciacchiate, posava la penna e ci risparmiava il seguito. Altrimenti non sarebbero state favole! E non ci avrebbero permesso di sognare ad occhi aperti. E mantenere in noi almeno fino alla prima adolescenza quella fiducia meravigliosa nel grande amore eterno…in cui appunto vissero tutti felici e contenti per sempre. E magari è proprio per quello che il primo amore non si scorda mai…perché ci si arriva a cuore aperto, privi di tutte quelle armi e armature che si costruiscono dopo, quando ti accorgi che la magia non va automaticamente avanti da sola in eterno. E si sa che arrivare ad abbracciare l’altro davvero e abbandonarsi liberamente a ciò che sentiamo, quando si ha una bella armatura addosso (peso specifico proporzionale alle batoste che abbiamo preso) non è facilissimo!! Il fatto è che ad un certo punto inizi a chiederti…”ma cosa sarà successo a cenerentola dopo il matrimonio”? No perché alla fine lei e il principe si erano visti solo al ballo…ma in un’eternità insieme (perché “per sempre” dura un bel po’) magari si saranno anche incontrati in una giornata storta, senza smoking e scarpe di cristallo.. Magari dopo una sessione di caccia andata male (perché il principe non lavorava) e una litigata con la domestica che rompeva continuamente le porcellane a palazzo…E magari si saranno anche accorti un giorno che lei amava il valzer ma lui in fondo preferiva la samba… lei adorava la cioccolata e lui la creme brulée…E lei si annoiava a morte mentre lo aspettava tornare dalla caccia (e per questo era diventata vegetariana e lo faceva pure sentire in colpa) e lui non sopportava proprio di aspettarla 20 minuti scendere le scale (perché si ostinava a camminare con le scarpe di cristallo che proprio comode non erano). Una volta che iniziamo a scrivere il seguito della favola ci rendiamo conto che, dopo la magia iniziale, c’è anche tutto un percorso fatto di pazienza, rispetto reciproco, voglia di conoscersi l’un l’altro, di crescere insieme, e anche di accettarsi per come si è. Perché se i cari autori delle favole erano stati un tantino sbrigativi… la vita ci ricorda che la cosa più bella è il viaggio che facciamo giorno per giorno… e che tanto vale goderselo perché il finale non è scritto da nessuna parte. E più aspettative, convinzioni e paure ci portiamo dietro, meno saremo in grado di vivere a pieno questo viaggio. E poi, come diceva qualche inguaribile romantico, l’altro lo dobbiamo scegliere e riscegliere ogni giorno senza dare troppe cose per scontato. E in questa scelta ognuno ha le sue priorità….perché impariamo crescendo cosa ci fa stare bene e cosa no. Voglio dire, Bella di Twilight pur di stare con il suo uomo accetta una vita da vampiri (che nonostante Edward abbia il suo perché, deve limitarla un tantino…tipo che l’estate al mare se la scordano per esempio). Magari invece Cenerentola potrebbe essersi resa conto (nella favola non raccontata) che nulla la rendeva più felice che ballare il valzer a rallentatore (per via delle solite scarpe) ad una festa vegana. E dopo vari tentativi di trovare un compromesso magari il principe se ne è partito per il Brasile dove ora fa il ballerino di samba, mangia churrasco (grigliata brasiliana ndr) tutti i giorni, ed è felicissimo. Detto questo, non mi resta che augurarvi buon viaggio….e buona scoperta (di voi e dell’altro)…e qualunque strada il vostro cuore vorrà prendere, godetevi il panorama, e se ce la fate non state troppo a pensare alla meta.

C.C.


Piacere, sono il Dovere…

Prima il dovere, poi il piacere. Così si dice. E quindi per prima cosa ci occupiamo di tutte quelle incombenze noiose ma necessarie, tipo studiare, prepararci per un esame, terminare un lavoro.. e poi finalmente ci dedichiamo a quello che ci piace. Magari uscire con gli amici, suonare uno strumento, andare a fare sport.. insomma ciò che ci fa divertire e ci ridona il sorriso dopo ore e ore di duro lavoro. Certo, c’è chi la prima parte tende a saltarla volentieri a pié pari tutte le volte che gli è possibile.. magari studiacchiando il minimo indispensabile, o addirittura non presentandosi a scuola o agli esami elaborando fantasiose scuse o diabolici piani strategici. Ma a meno che questi strateghi del divertimento non siano figli di rockfeller, prima o poi dovranno comunque fare i conti con Lui: il temuto, terribile, noioso ma imprescindibile Dovere. Il Dovere è qualcosa che ad un certo punto entra a far parte delle nostre vite, e non se ne va più. Arriva piuttosto presto a dire il vero: abbiamo giusto qualche anno di tempo per blaterare suoni a caso senza che debbano avere senso, sperimentare tutte le espressioni e le pernacchie del mondo senza dover essere educati, muoverci nel modo più scoordinato e ruzzolare come ci pare e piace, senza dover avere una meta. E soprattutto, mostrare chiaramente a tutti, ad ogni secondo e senza mezzi termini, cosa ci piace e cosa non ci piace.  E se gli altri non ci ascoltano peggio per loro, probabilmente li convinceremo con urla simili ad ultrasuoni, in grado di trapanare il timpano più paziente e resistente. Quest’epoca folle e sconsiderata della nostra vita si chiama infanzia, e se pur con le sue comprensibili sfide, è un’epoca davvero bella.

E ti credo, direte voi, i bambini non fanno niente dalla mattina alla sera a parte mangiare e dormire e fare pipì e popò! Uhm…. ma ne siete proprio sicuri? Ci avete mai pensato alla quantità mirabolante di cose che si imparano nei primi anni di vita? Tipo ad esempio camminare, non è certo una cosa da poco. E poi parlare! Ci pensate? E senza andare a scuola! Si parte con qualche bibaba mama e prrr… e poi pian piano scappa fuori una parola e un’altra..fino ad un intero vocabolario. Ecco, la differenza è che nessun bambino di due anni, dopo aver sputacchiato il brodino e fatto due pernacchie pensa “ok, adesso facciamo i seri, devo studiare italiano, sennò qui quando imparo a dire a mamma che voglio il triciclo per Natale..?” Perché il bambino impara giocando, seguendo l’istinto e quell’innato senso del piacere che poi ad un certo punto (più avanti) inizia a fare a cazzotti con lui… il Dovere. Quell’incombente presenza che ci fa passare la voglia di fare qualsiasi cosa. E se riuscissimo a trovare quella formula magica che trasforma il dovere in piacere? E se riuscissimo a trovare il lato divertente di ciò che facciamo, ricordandoci che quando una cosa ci diverte ci viene sempre molto meglio? Insomma quel tizio lì, il dovere, ma cos’ha da guardarci con quella faccia grigia e cupa… ma non se la fa mai una risata?? Magari possiamo trovare un compromesso, fargli un po’ il solletico…. e da parte nostra provare a recuperare quella divertita serietà che hanno i bambini quando giocano: è solo questione di ritrovare quello sguardo, e tutto ci apparirà diverso e più divertente. Vale la pena provare, anche perché mantiene giovani, meglio di un centro benessere. Del resto “l’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare” (G. B. Shaw). Voi che ne dite??

C.C.


Natural-mente connessi…

Oggi vi parlo di benessere e lo faccio prendendo spunto da un mio viaggio in Kerala, sud-ovest dell’India! Si tratta di un luogo di un verde rigoglioso dove è possibile rilassarsi in mille modi. Ad esempio in spiaggia lasciandosi schiaffeggiare dall’oceano, magari gustandosi un cocco fresco che rischia di cascarti in testa direttamente dagli alberi. Altrimenti si può fare un giro su di una barca tradizionale in legno e corda lungo i canali sui quali si affacciano dei villaggi fuori dal tempo, dove le persone lavano i propri corpi, vestiti, stoviglie. Oppure ci si può inoltrare dentro la giungla in groppa ad un elefante! Oltre alla natura lussureggiante del Kerala, un’altra cosa che salta all’occhio è che si tratta di un posto in cui la spiritualità avvolge ogni cosa: gli innumerevoli templi dedicati alle varie divinità Indù catturano i sensi con i loro colori, profumi e musiche e canti. Come del resto in tutta l’India anche qua per rilassare la propria mente ed il proprio corpo si può praticare dello Yoga: Il termine Yoga possiede in sanscrito una vasta gamma di significati; semplificando il significato è «congiungere, unire». Cosa si unisce dunque nello Yoga? Il primo passo consiste nel ritrovare la perduta armonia e unione fra i diversi piani di cui siamo composti, fisico, mentale e spirituale. Nel senso più alto, poi, secondo la filosofia tradizionale, l’anima individuale, viene ricondotta al suo originario stato di congiungimento con l’anima universale e divina. Se l’uomo percorre la strada dello Yoga, è dunque destinato a non sentirsi più una cellula separata dal corpo o un’isola nell’oceano, ritrovando invece il senso di appartenenza ad una più vasta entità. Che ne dite lo yoga potrebbe aiutarci a trovare un po’ di benessere? Se non foste ancora convinti dei tanti legami tra il Kerala ed uno stile di vita salutare, si può aggiungere che questo piccolo stato è anche la patria dell’ayurveda. La medicina ayurvedica è un complesso sistema medico che comprende aspetti di prevenzione e di cura finalizzati ad allungare e migliorare la vita dell’essere umano in armonia con la natura. “Conoscere la vita” (ayurveda) significa capire che l’uomo, costituito da corpo e mente, sensi e anima, essendo parte integrante della natura al pari di tutte le forme viventi, è sottoposto alle sue leggi anche per quanto concerne salute, malattia, guarigione e morte. Per la medicina ayurvedica, dunque, equilibrio tra uomo e ambiente significa salute, mentre squilibrio sta per malattia. Tra i vari ambiti dell’ayurveda ricordiamo l’attenzione all’alimentazione e i famosi massaggi con oli preparati con erbe. Guardando i sorrisi, la tranquillità e la serenità sui visi delle persone sembrerebbe proprio che questo stile di vita fa stare bene le persone, nonostante il caos delle metrolopoli, la povertà! Certo non è che per coltivare il proprio benessere ed uno stile di vita sano sia necessario per forza visitare un posto come questo, però si tratta di un’esperienza che aiuta a riflettere sull’importanza del prendersi cura del proprio corpo, della propria mente e del proprio spirito. Se vi va di approfondire l’argomento vi aspettiamo sul camper!!

S.M.


E tu…ti piaci?

Specchio specchio delle mie brame… diceva la strega ogni santo giorno per avere conferma di essere lei, e solo lei, la più bella del Reame. Doveva avere qualche lieve eccesso di egocentrismo la poverina… nonché un serio e implacabile problema con la sua autostima. Un mix letale, che la portava ad estenuare il suo povero specchio (che essendo appunto uno specchio non poteva neanche darsela a gambe e mandarla a quel paese) con la stessa domanda, ancora ancora e ancora. Finché un giorno, lo specchio, davvero non ce la fece più, e rispose “basta cara mia, smettila con questa lagna, la più bella non sei tu, è Biancaneve”. Apriti cielo: un putiferio. Eh sì, perché la povera Grimilde non la prese molto bene questa storia di aver perso il primato, così, da un giorno all’altro. Per quella pallidina insignificante di Biancaneve poi, figuriamoci. Insomma il seguito lo conoscete già, Grimilde, perso il conforto dello specchio parlante, iniziò a sentirsi brutta, benché fosse comunque una donna niente male. Si sentì talmente brutta che ci diventò davvero, e si trasformò in una stregaccia di quelle classiche con la gobba e il bitorzolo sul naso. E così ridotta cercò di uccidere Biancaneve con una mela. Poveretta era andata proprio fuori di testa, roba da TSO immediato. Ma è una favola, che diamine. Tant’é vero che Biancaneve, come in ogni favola, era bella e quindi anche buona, e quindi ovviamente vinse sconfiggendo la cattiva stregaccia (che prima di stressarsi tanto era bella anche lei a dire il vero). Certe cose sono deliri che fortunatamente non appartengono alla realtà. Anche se… forse qualche litigio con lo specchio di tanto in tanto capita. Magari anche più che di tanto in tanto..? Beh, controllando le statistiche sembra proprio di sì. Sette donne su dieci tendono a non piacersi abbastanza quando si guardano allo specchio, e scommetto che non è una cosa che riguarda solo il sesso femminile. Pensate che addirittura è stata coniata la definizione di “Sindrome di Grimilde” per questo problema!! E pare non sia una cosa da sottovalutare, perché rischia di intaccare l’autostima, e portare a comportamenti rischiosi (come ad esempio diete incontrollate dannose per la salute). A chi non è mai capitato di sentirsi un po’ grimilde ogni tanto..? E allora….che fare? Non starete già preparando le mele mi auguro… non dimenticate che questa soluzione non è servita gran che alla povera matrigna. Che se invece di rodersi dall’invidia del confronto (che poi che cavolo ne sapeva lo specchio, voglio dire, neanche era mai uscito dallo scantinato quel poveraccio) l’avesse presa a ridere, o avesse consultato uno psicologo, magari sarebbe andata a fare shopping quel giorno. Avrebbe buttato quello specchio chiacchierone, si sarebbe detta che comunque era proprio niente male, e sarebbe invecchiata serenamente. Invece di tutto quel casino con la mela, i nani, il principe e la vecchia bitorzoluta. Quanto stress inutile!!! Fiabe a parte…. imparare a piacersi è una chiave fondamentale del vivere bene e dell’essere felici. E prendiamo atto che non è sempre facile. Anche perché a veder bene la favola della più bella del reame non pare proprio passata di moda (anzi, oggi abbiamo tanti di quei prodotti, trattamenti, ornamenti estetici che avrebbero fatto uscire di testa Grimilde in un attimo) e continua a riempirci la testa di stereotipi e ansie da confronto. Ed è importante sapere che non c’è specchio parlante che tenga…perché l’unico con cui dobbiamo davvero fare i conti è il nostro giudice interno. Che chiacchiera parecchio, anche quando non ci accorgiamo. E allora è fondamentale scoprire cosa ci dice, ed educarlo a inviarci messaggi positivi, a riconoscere i nostri pregi, magari anche chiedendo aiuto ad un esperto se necessario. Perché la bellezza e l’autostima iniziano sempre dall’interno, e imparare a volerci bene è una di quelle poche cose a cui non possiamo proprio rinunciare.

C.C.