Archives: Marzo 10, 2022

Pandemia e guerra

Oggi, prendendo spunto da ciò che ci hanno raccontato ragazzi e ragazze incontrati nelle ultime uscite del camper Informabus, approfondiamo le conseguenze psicologiche della situazione attuale; nell’epoca della globalizzazione, un evento della portata dell’attacco russo all’Ucraina implica ripercussioni su larga scala, sociali e psicologiche, oltre che economiche. A maggior ragione se sopraggiunge al culmine di due anni di pandemia.

Come afferma Claudio Mencacci, medico psichiatra e Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia «il confitto dopo la pandemia deprime e disorienta», «la continua esposizione all’imprevedibilità, prima del virus, ora degli scenari di combattimenti alle porte, genera una profonda reazione di ansia».

Uno choc che mette a dura prova la salute mentale dell’intera popolazione mondiale, già minata dalle conseguenze della diffusione del Coronavirus. Paura del futuro, ansia e incertezze, uniti all’infodemia, colpiscono i meccanismi di difesa della persona scatenando diverse manifestazioni fisiche di questo malessere: irritabilità, sbalzi d’umore, inappetenza o – al contrario – eccessivo appetito, disturbi gastrointestinali, mal di testa, tensioni muscolari e disturbi del sonno sono campanelli d’allarme da non sottovalutare. Essere sottoposti a periodi prolungati di stress azzera le nostre risorse fisiche, emotive e mentali.

Affrontare, nel 2022, una tematica come la guerra è complicato e doloroso per gli adulti, e lo è a maggior ragione per bambini e ragazzi. Dopo aver provato, per due anni, a spiegare ai più giovani il significato di pandemia, i genitori si trovano oggi di fronte a un nuovo scoglio. Come spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai, il rischio quasi inevitabile è di trasmettere a chi sta crescendo l’idea che il mondo non sia un luogo sicuro in cui nascere e crescere.

Oltre all’ansia e alla paura, tra gli effetti di questi eventi sulla nostra psiche c’è anche lo svilupparsi di uno stato di apatia, da considerarsi campanello d’allarme al pari degli altri sintomi. Prima la pandemia e ora la guerra hanno generato in noi un carico emotivo molto pesante, che non tutti sono in grado di gestire senza conseguenze. Per questo non bisogna chiudersi nel silenzio ma è invece importante riconoscere le difficoltà e affidarsi alle mani esperte dei professionisti, per poter aiutare sé stessi e, quindi, essere in grado di sostenere il prossimo.

La Sinpia – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, esprime profonda preoccupazione per gli effetti della guerra in Ucraina sulla salute fisica, mentale e sociale dei soggetti più fragili come sono i bambini e gli adolescenti. E’ infatti raddoppiato il numero dei bambini con bisogno di supporto specialistico, e con un aumento di rabbia, noia, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, stress, disturbi del sonno.

Un altro problema che dovremo affrontare sarà quello relativo con all’aumento dell’arrivo di bambini profughi e/o orfani provenienti dalle zone coinvolte nel conflitto. Si tratta di bambini traumatizzati cui è stato negato il futuro e che rischiano di essere ulteriormente traumatizzati da sistemi di accoglienza inadatti. Bambini che incontreranno altri bambini, i nostri figli, che pure si interrogheranno sul perché di questa tragedia e su come saremo capaci di dare risposte. A tutti dovremo pensare e a tutti dovremo insegnare come vivere in pace.


Farmaci e droghe

Invisibili o quasi. All’apparenza innocue, a portata di mano nei cassetti e negli scaffali di casa: sono le nuove droghe dei giovani. O più precisamente, i farmaci trasformati in droghe. Ansiolitici, antidepressivi, sonniferi, ma perfino antinfiammatori e farmaci oppioidi, impiegati soprattutto nel trattamento del dolore ma sfruttati come stupefacenti per un loro effetto frequente ed importante: la capacità di indurre euforia e rilassare. Questi farmaci vengono mischiati con alcol e cannabis e assunti negli assortimenti più svariati e con la fluidità con cui si amalgama la musica remixata dai dj. Benzodiazepine, codeina, prometazina, sono dei principi attivi, delle sostanze da usare in caso di bisogno e sotto prescrizione medica. Ma oggi a conoscere questi termini non sono solo i dottori o gli esperti, ma anche molti giovani, anzi giovanissimi.

Sui profili Instagram di qualche adolescente si trovano foto di farmaci: sciroppi alla codeina, Xanax, OxyContin, una medicina con una storia nera: oppioide, «parente» della morfina, utilizzato per la terapia del dolore. Negli Stati Uniti è arrivato sul mercato nel 1995 ed è stato pompato dai produttori come antidolorifico «comune». Per molti malati, è stato un sollievo. Ma dal 1999, 200 mila americani sono morti per overdose da OxyContin e farmaci simili. Quattro eroinomani su 5 hanno iniziato la loro storia di dipendenza da antidolorifici di quel genere. E gli Stati Uniti, oggi, stanno affrontando la più drammatica e devastante epidemia di eroina nella storia del mondo occidentale. Ecco perché trovare scatole di OxyContin nella stanza di un ragazzino è il sintomo di un abuso sommerso, di un rischio per il futuro.

Uno sballo agevolato anche dalla facilità con cui si acquista online, per esempio da un sito immobiliare di Teheran in persiano che, con il clic giusto, si trasforma in catalogo inglese di qualunque droga da comprare per poi ricevere il ‘prodotto’ sul divano di casa. Mai come oggi chi abusa di sostanze psicotrope ha problemi sistemici, sviluppa malattie mentali, con il cervello colabrodo. Se il boom di eroina negli anni ‘70 portò alla devastazione del tessuto sociale e allo sviluppo di macrocriminalità (gang di spacciatori) e microcriminalità (eroinomani alla ricerca perenne dei soldi per farsi una pera), l’invasione delle nuove droghe ha fatto molti più danni della regina della droga quanto a malattie psichiatriche. Anche per questo motivo si tratta di un fenomeno da arginare velocemente.