Archives: Dicembre 30, 2015

Volando verso un magico capodanno…

Pronti per il tanto atteso capodanno? Immagino avrete già le vostre mutande rosse sgargianti (che come tutti sanno portano fortuna) e il vostro pacco da mezzo chilo di lenticchie, che in tempo di crisi non possono certo mancare… O no? O forse siamo un po’ troppo in là con i tempi per queste vecchie tradizioni… figuriamoci che influenza potrebbe avere un piatto di lenticchie sul nostro conto in banca.

Peggio della vecchia storia di Babbo Natale: questo vecchietto barbuto che vaga con la slitta e in una notte cala dai camini di mezzo mondo (senza per altro sporcarsi mai la barba e il vestito rosso) e porta a tutti i regali desiderati. Non ci credono più neanche i bambini!! Dai tre anni in su sono abbastanza scafati da iniziare a fare gli occhi dolci davanti alle pubblicità del nuovissimo modello lego star wars (o minipony alato che fa il doppio salto mortale), ovviamente a papà e mamma. E ovviamente a partire dai primi di dicembre. Perché è con largo anticipo che vanno fatti partire i messaggi subliminali pro-regalo, e scommetto che anche voi lo sapete bene! Nessuno aspetta più la vigilia di Natale per scrivere la letterina a Babbo Natale… che il 24 tutti i negozi sono stati già svaligiati da orde di barbari inferociti. E chi non vorrebbe essere certo di trovare dei bei regali sotto l’albero? Già… l’albero di Natale.

Quello pare duro a morire. Ci piace tanto con tutte quelle lucine… e a pensarci bene anche Babbo Natale non smette di comparire a destra e sinistra, nei cartelloni pubblicitari, alla televisione, per steada. Diciamocelo continua a starci simpatico in fondo. Che dite teniamo per buone anche le lenticchie e le mutande rosse? In fondo un po’ di magia ci vuole… sennò che feste sono? Alla fine anche noi esseri umani dell’era tecnologica non possiamo fare a meno della magia ed è bello concedercela…almeno qualche giorno all’anno! E allora largo alle tradizioni, e se in Messico le cose vecchie si buttano nel fuoco, in Cina si pulisce casa per tre giorni, qui da noi si buttano i cocci dalla finestra. Sempre i soliti esagerati oh! Vabbeh, magari questa di tradizione teniamola a livello metaforico, che i cocci sono duretti se cadono in testa.

E allora eccoci, mancano solo due giorni: preparate il sacco dei cattivi pensieri da buttare, metteteci un pizzico di malinconia, gli errori dell’anno, le compagnie e le serate che non ci sono piaciute, e una manciata di vecchie delusioni. Chiudete con cura e preparatevi a buttarlo nel fuoco o dove vi pare perché dal primo gennaio si ricomincia, con un sacco pieno di nuove idee, sogni e magia (ma sì, teniamocela per tutto l’anno la magia che può davvero farci comodo per far crescere i nostri sogni!)

E mentre Babbo Natale e la Befana vanno a comprarsi le lenticchie, anche noi andiamo a riempire i nostri sacchi, per tuffarci carichi di sogni e speranze in un meraviglioso anno nuovo! Auguriiiii!

(Chiara Crocianelli)


Nel curriculum c’è passione?

Trovare il proprio lavoro ideale non è facile. Ci metti anni per capire cosa vuoi fare. Poi altri anni per prepararti a farlo. E poi infine pochissimi anni per capire che forse hai sbagliato tutto e che non è poi così facile fare ciò che vuoi. Perché il mercato è fermo, c’è la crisi (anche se in vista del Natale la televisione precisa che la crisi è sospesa e ora puoi spendere i tuoi risparmi per i regali e darti ad un generoso ottimismo), e poi non sono più i tempi di una volta. Che bastava studiare e subito trovavi lavoro. Capirai oggi se non hai il supermegamaster alla Bocconi con plurimo riconoscimento e firma in calce del presidente della Repubblica sei sempre e comunque un invisibile poveraccio. Che quasi quasi rinunci anche prima di cominciare… perché mai dovrebbero venire a calcolare proprio te…perché proprio il tuo curriculum tra migliaia… Sì, giusto, il curriculum… quella specie di noiosa lista della spesa che per anni abbiamo imparato a compilare nel giusto formato. Quale formato? Quello europeo ovviamente. Che a farlo bene (con le specifiche relative a quanti peli aveva il gatto del tuo datore di lavoro) fornisce la miglior garanzia per non essere mai neppure chiamati per un colloquio.

Chi ha il masochismo necessario a leggere un intero CV europeo sicuramente non occupa posti di responsabilità nella selezione del personale. E cosa c’entrerebbe il masochismo? Beh c’entra molto. Perché quando ti guardi allo specchio e inizi a chiederti cosa davvero ti fa stare bene, salti automaticamente il 60% (almeno) di tanti passaggi che sembravano obbligati. Tra i quali l’elenco dei peli del gatto nella stesura del cv, o magari anche la ricerca di un costosissimo master in grado di darti l’unica chiave possibile per entrare in quel paradiso dorato popolato dai “degni di assunzione”. Perché prima di scrivere un CV o scegliere il corso migliore per te magari ti chiederai cosa davvero ti appassiona… e dove sta il terreno ideale per seminare i tuoi talenti e farli crescere al meglio. “Certo”, direte voi, “pare facile, senza poi neanche la firma del Presidente della Repubblica e la lista dei peli del gatto, voglio proprio vedere perché mai qualcuno dovrebbe notarmi o darmi un’opportunità!!” Beh, immaginatevi raggianti mentre avete trovato il vostro terreno ideale, e annaffiate la vostra piantina sprizzando luce e allegria al solo pensiero di quando sarà nata. Ecco, in quel momento probabilmente qualcuno vi noterà. E quando la pianta sarà cresciuta sarete voi ad aver creato la vostra opportunità. E gli altri verranno a cercarvi per scoprire quei frutti che sono solo vostri. Fantasie idealiste?

Eppure io giurerei che quelli che scelgono questa strada li riconosci a distanza. Perché non diventano ciò che fanno (tipo “sono un ingegnere perché ho deciso di fare l’ingegnere) ma fanno ciò che sono e per cui sono nati. E lo vedi subito che sono una cosa sola con il proprio lavoro, la propria arte, la propria passione, e hanno gli occhi di chi ha realizzato un sogno. Guardatevi intorno e aguzzate la vista… di sicuro qualcuno ne avete incontrato. Magari su un palcoscenico di un localino di periferia, venerdì scorso (e il riferimento non è casuale). Ma ce ne sono molti altri, più o meno visibili. E dovunque siano, su un palcoscenico, dietro a una scrivania, in una palestra, in mezzo alla natura…. sanno produrre dei frutti rari e preziosi. Voi non dareste un’opportunità ad uno così…?


Follemente…te stesso!

Una classica serata in piazza del Papa. Gente ai tavoli, gente agghindata all’ultima moda, in piedi ferma con l’immancabile sigaretta in mano, o seduta davanti ad un bicchiere. Ragazze e ragazzi che chiacchierano, sorridono. O si annoiano, con lo sguardo di chi pensa “eccoci qua, stessa piazza, stesse facce, stessa storia di ogni venerdì sera….” E poi ci sono quei tavoli che quando li guardi ti chiedi “oh, ma l’avranno teletrasportati qui dal divano e non se ne sono accorti..? “ Dev’essere così, perché non sembrano sapere di trovarsi ad un tavolo con altre persone, non notano il mondo circostante…lo sguardo fisso verso il basso, sotto il tavolo… devono essere senz’altro sotto ipnosi. Saranno stati gli alieni? Inizi a preoccuparti. E poi ti accorgi che sei il solito/la solita antiquato/a, peggio di Nonna Papera. Stanno semplicemente scorrendo le ultime news di faccialibro, o chiacchierando su whatsapp. Perché adesso funziona così, cavolo non lo sai? Non va più di moda chiacchierare faccia a faccia, fa molto più trendy la comunicazione via supermegaiphone. Che in effetti è così mega che ad usarlo come telefono sembra di parlare al citofono, quindi è chiaro che è stato concepito per chattare. Chiacchierate di mezz’ora senza neanche muovere il labiale, chi l’avrebbe mai detto solo una decina di anni fa. E con questa riflessione torni a sentirti Nonna Papera. E allora cerchi di inserirti nell’ambiente, ti accendi una sigaretta con fare assente, ordini un drink, chiacchieri con qualcuno, ma senza esagerare, ogni due o tre minuti ti assenti come da copione per controllare i messaggi che qualche amico lontano ti sta inviando. Bevi un po’, ma non troppo. Chiacchieri un po’, ma non troppo. Ti diverti un po’, ma decisamente non troppo. Sorridi, ti apri un po’, ti racconti, ancora decisamente non troppo. E finalmente ti rilassi e smetti di farti troppe domande: e che rottura se no, sempre a fà il bastian contrario, che vuoi di più dalla vita? In questo equilibrato (e un pochino noioso a dirla tutta) venerdì sera, ad un certo punto compaiono due figure inusuali: sono due anziani greci, vestiti in modo troppo inusuale. Iniziano a ballare una danza strana, con musica altrettanto strana. E ridono, fin troppo, sotto quei baffoni retrò. E mentre ballano si avvicinano, si abbracciano, saltellano, si divertono, decisamente troppo! Ecco, giusto quando ti eri adattato alla situazione e avevi smesso di farti domande. Un po’ come ieri, eri sulla strada per l’ufficio in una grigia mattinata lavorativa e compare il tizio al semaforo che balla più convinto di michael Jackson con in testa le cuffione da rapper. Come se  non esistesse nient’altro che la musica nelle sue orecchie. Come se nessuno lo stesse guardando chiedendosi perché dopo la brillante svolta della chiusura dei manicomi non c’è però nessuno a pensare a questi poveracci, o peggio, drogati. Lui però non si sente un poveraccio e neanche si droga. Neppure i due baffuti greci danzanti. Però se la ridono a crepapelle e si divertono un mondo. E allora improvvisamente butti la sigaretta, butti pure il drink e pure la giacca. E inizi a sballonzolare goffamente imitando quella danza strana che non conosci, tiri dentro qualche malcapitato e lo prendi sotto braccio anche se non l’hai mai visto, zompetti come un matto e soprattutto ridi, troppo, come quando ti viene il mal di pancia e ti manca il respiro. E che meraviglia, ora hai capito che non era la moda, non era la sobrietà, non era la piazza o la gente o l’Iphone o questa stupida città noiosa, solo quel maledetto giudice interno che continuava a impedirti di divertirti..troppo!! Evviva, che liberazione!!! Pensi mentre urli tra gli sguardi attoniti dei tuoi amici e ridi sguaiatamente e sgangheratamente. Che meraviglioso senso di libertà!!! E non hai neanche bevuto il tuo cocktail…A saperlo che la vita era così bella e facile yeaaahhhhh!!!!! yuppiii……. driiiiiiiiiiiin!!!!!!!! Come sarebbe a dire “driiiiin”??…che significa…oh no….La sveglia!!!!!!…. era un sogno, no… voglio tornare lì era troppo divertente….

Eppure, pensi, dipende solo da te. La libertà di essere follemente te stesso è lì dietro l’angolo…. e non ha bisogno di sostanze stupefacenti. Pensaci, per il prossimo venerdì sera….!!!!!

(Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti, NON è del tutto casuale)

Chiara Crocianelli – operatrice Informabus


Cambia che ti passa…

“Ma perché capita sempre a me??” “ Perché mai mi succedono sempre le stesse cose??”

Scommetto che almeno qualche volta vi sarete fatti questa domanda , sbaglio?

O magari questa domanda è proprio una di quelle cose che continuano a tornare come un mantra nella vostra vita..

Non temete non vogliamo proporvi un nuovo corso new age su come migliorare la vostra esistenza (il camper non è un luogo adatto per meditare purtroppo…)  e poi del resto, c’è chi nasce fortunato e chi sfigato. Ma perché sempre a me? Direte voi.. Beh è il destino, che ci volete fare. Rassegnamoci ad una serena accettazione zen di una immutabile realtà.

Oppure no?? Certo l’accettazione di noi stessi e della realtà è una dote fondamentale, imprescindibile direi. Eppure secondo alcuni c’è dell’altro. Tra questi “alcuni” c’è un mattacchione vissuto un centinaio di anni fa di nome Albert Einstein. La sua mente era talmente esplosiva che non riusciva neppure a pettinarsi i capelli.  Questo genio indiscusso ci insegna che “Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare sempre le stesse cose”.  Io ad uno come Einstein permetterei quanto meno di mettermi una pulce nell’orecchio. Ma allora se è così facile, perché non iniziare subito a cambiare qualcosa? E qui vi volevo. Provate a pensare a quanti pensieri e gesti ripetiamo ogni giorno senza neanche rendercene conto. Ci alziamo alla stessa ora, dopo aver maledetto allo stesso modo la sveglia, per poi mangiare le stesse cose, fare lo stesso tragitto…..“Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?” Recita una di quelle frasi che si scrivono volentieri sullo status di facebook. Diciamoci la verità, le abitudini sono peggio della carta moschicida, è fin troppo facile restarci attaccati. Per carità non hanno nulla di sbagliato, ma saper cambiare è importante. E a volte basta una piccola novità  inserita nella routine quotidiana per innescare un pensiero diverso. Cambiare qualche abitudine, fare un’esperienza nuova, ci aiuta a trovare un altro punto di vista, e riduce notevolmente le possibilità di annoiarsi. E noi sappiamo quanto la noia possa portare a comportamenti a rischio, perché diciamocelo, non è una gran compagna con cui  passare la giornata..e finisce sempre per trasmetterci quell’aria da “mai ‘na gioia”, come si dice. Ma possiamo anche evitare la sua compagnia, e non è troppo difficile! Provate per credere: visitate un posto nuovo, parlate con chi non avete mai parlato, cambiate bar di fiducia, fate una strada diversa per tornare a casa.. iniziate da una piccola cosa. E poi chissà che non ci prendiate gusto, perché quella sottile sensazione di stupore che ci coglie di fronte al nuovo è qualcosa che migliora l’umore, alza il livello dell’energia e dell’ottimismo. Ci porta a fare cose nuove e quindi ottenere risultati diversi. Insomma ci rende vivi e vitali. Lo diceva anche Neruda, che essendo un poeta e non un fisico,  la metteva un po’ più sul tragico rispetto al caro Einstein, ma gli splendidi versi di “lentamente muore” (…chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi..) sono passati alla storia.

E voi che ne pensate?? Avete già pensato a qualche piccolo cambiamento?

 

Articolo scritto da Chiara Crocianelli – operatrice informabus Ancona