Straight edge = rigare dritto


Cosi si chiama un movimento nato nei primi anni 80 negli Usa da alcuni gruppi punk (per la precisione hard-core punk) in risposta al nichilismo dilagante in quegli anni attorno a loro. Questi giovani ragazzi ribelli ebbero la necessità di diffondere un concetto positivo di ribellione e di reazione; proposero di condurre uno stile di vita sano e sobrio, lontano da alcol, altre droghe, sesso promiscuo. Il fine era mantenersi lucidi, svegli, attivi, non perdere tempo e lottare per le loro battaglie idealiste, egualitarie, anticapitaliste, antiimperialiste ed ecologiste.

“una mente sobria è un’arma potente”

Tra questi nuovi punk, droghe e alcol cominciarono a essere visti come strumenti di controllo e oppressione, e il sesso occasionale associato a un meccanismo che spingeva a trattare le persone come oggetti e impediva la formazione di legami forti. La diffusione di questa “sottocultura” fu traghettata dallo stile di vita dei Minor Threat, descritto nelle canzoni “Straight edge” del 1981 (I’m a person just like you / But I’ve got better things to do / Than sit around and fuck my head / Hang out with the living dead”) e “Out Of Step” del 1983 (“I don’t smoke / I don’t drink / I don’t fuck / At least I can fucking think”).

Ian MacKaye, cantante dei Minor Threat

L’esigenza di distacco e di netta distinzione si avvertì anche nello stile di chi aveva sposato questa filosofia di vita in quegli anni di estrema perdizione: spariscono i vestiti con le borchie e le folli creste colorate in favore di uno stile più sobrio.
Iniziano ad apparire,  tatuate sulle mani degli straight edge, delle X nere; nel “Atlantic Club”, uno dei locali americani più in voga in quegli anni, era vietato distribuire alcolici ai minorenni che, una volta varcato l’ingresso del club, venivano timbrati con delle grosse X sulla mani, affinché fosse loro proibito il consumo di alcool. Politica abbracciata in pieno dagli sXe che emularono la simbologia delle X.

Il movimento Straight Edge è figlio di un estremo bisogno di libertà da qualsiasi tipo di dipendenza fisica o mentale; nasce, soprattutto, come unico metodo per ritrovare se stessi e non essere succubi di nessuna distrazione che possa distogliere la concentrazione dal proprio io cercando di custodire il concetto di libertà in senso assoluto. Sono passati quasi 40 anni, ma ancora ci sono seguaci di questa filosofia, in tutto il pianeta, Italia compresa; ad esempio il fumettista Michele Rech, più conosciuto come Zerocalcare è uno di loro. Sicuramente motivi per essere lucidi e determinati a cambiare il mondo ne potremmo trovare anche oggi; ad esempio l’emergenza ecologica, da cui è scaturita quella sanitaria, sociale ed economica del covid 19…

Invece i consumi di alcol e altre droghe tra i giovanissimi sono sempre in aumento, e sta anche tornando prepotentemente di moda l’eroina. Spesso i ragazzi e le ragazze, nell’età dell’adolescenza fanno certe cose per non essere da meno, per non essere considerati “sfigati”. Tutti bevono, tutti fumano, sniffano, prendono sciroppo per la tosse e sprite, te che fai? Ti dissoci? Non ti conformi? Ebbene c’è chi pensa che è più ribelle non consumare droghe e avere più energie psico-fisiche per cercare di realizzare i propri sogni! Voi che ne pensate?


Che fare tutto sto tempo a casa? Giochiamo a Pandemia?

In questi giorni difficili, in cui dobbiamo stare a casa praticamente tutto il tempo, possiamo cogliere l’occasione per fare cose che non abbiamo tempo di fare solitamente, o a cui non riusciamo a dedicare tutto il tempo che vorremmo: leggere, disegnare, scrivere, suonare uno strumento, fare ginnastica, yoga, meditazione, vedere film serie tv e tante altre cose, tra cui riscoprire il piacere dei giochi da tavolo.
Nell’era dei video games e dei giochi on-line, che possono anche essere fonte di dipendenza (le cosiddette dipendenze tecnologiche) vi proponiamo i vecchi e genuini, sani giochi da tavolo.
Proprio quest’ultima idea ci dà lo spunto per consigliarvi un qualcosa di particolare e istruttivo da fare. Perché il gioco da tavolo può anche essere una cosa seria; negli ultimi anni infatti sono entrati in scena sul mercato giochi da tavolo più impegnati, calati ognuno in un’ambientazione ben definita e con meccaniche di gioco ben strutturate. Tra questi, vi proponiamo il gioco da tavolo Pandemia. Avete capito bene, un gioco sulle pandemie e le malattie, funziona così: la plancia di gioco raffigura il mondo, scosso da quattro malattie potenzialmente letali, ognuna delle quali imperversa in una specifica zona della Terra. Ogni giocatore (da 2 a 4) riveste i panni di uno dei cinque ruoli possibili, tra responsabile trasporti, medico, scienziato, ricercatore ed esperto delle operazioni. Insieme si dovrà collaborare per trovare la cura a ogni malattia e debellarla.  

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Ma parliamo un po’ del gioco in sè. Lo scopo è quello di trovare tutte e quattro le cure alle malattie (rossa, gialla, nera e blu). Per farlo, il giocatore deve avere in mano 5 carte città dello stesso colore della malattia che vuole curare e recarsi in una stazione di ricerca. Ogni giocatore, però, può eseguire fino ad un massimo di quattro azioni e alla fine di ogni turno si dovranno pescare 2 carte dal mazzo giocatore ed un numero di carte variabile dal mazzo contaminazione. Ogni carta contaminazione indica in quale città posizionare 1 cubetto malattia. Se, pescando le carte giocatore, trovate una carta epidemia, dovrete posizionare 3 cubetti malattia in una città. Se in quella città fossero già presenti altri cubetti, si arriva a un focolaio, posizionando un cubo malattia di quel colore in ogni città collegata alla città di partenza. Come avrete capito, è una corsa contro il tempo: servono 5 carte città dello stesso colore per trovare la cura alla malattia. Riuscirete a vincere?

Ve lo avevamo detto, i giochi da tavolo sono una cosa seria. Calarsi nei panni di medici, scienziati e ricercatori, anche solo per gioco, può far rendere l’idea di quanto complessi, importanti e soddisfacenti siano questi lavori e di quanto oggi medici e professionisti italiani stiano faticando per combattere il Coronavirus Covid-19. Per questo, il gioco Pandemia non è molto consigliato per i bambini, meglio per i ragazzi ma anche per gli adulti. Una cosa è certa: dopo aver giocato, sia che abbiate vinto sia che abbiate perso, troverete un motivo in più per stare a casa e seguire le direttive sanitarie, garantito.


Teste alte

Tempo di festività e tempo di vacanze. Giornate ricolme di cose da fare: regali, incontri con amici, partite a carte a casa di quello o di quell’altro, cene, pranzi, danze…uh mamma!
Per chi studia sono 2 settimane di stacco importanti, da investire in cose belle da condividere con i familiari e soprattutto con gli amici. C’è più tempo per poter stare insieme, per poter fare le cose con più calma. Una bella chiacchierata, che parte da un argomento e va a finire chissà dove. Che gusto. Questo è veramente salutare, godersi il tempo insieme, senza essere influenzati dall’orologio.
Magari lasciando anche un po’ a riposo il nostro fedele smartphone. Lasciarlo lì, in standby…avrà anche lui diritto ad un po’ di relax, no? Già, sarebbe bello riuscire a farne senza per un po’. Ormai guardiamo nei display ogni istante della giornata; notifica whatsapp, notifica facebook, notifica instagram, notifica sms (ormai in disuso), notifica snapchat…
Come si può stare inermi di fronte ad un’ esplosione di notifiche tra suoni e barre ricolme di icone? Non ce la facciamo perché ci sembra di perderci qualcosa, dobbiamo essere presenti, vivi virtualmente, con le dita pronte a digitare più caratteri possibili in poco tempo. L’attesa della risposta poi ora si è ridotta a pochi secondi. Qualcuno in più e già pensiamo “ma quanto ci mette?!”
E’ così, e per quanto se ne dica tutti ne siamo più o meno coinvolti. Allora come fare? E’ davvero troppo? Certo è che spesso si perdono tante cose a causa di un utilizzo esagerato dello smartphone: uno sguardo di una persona, un panorama, un sorriso ed è proprio un peccato perdersi queste cose.
Quindi compiti per le vacanze…gustarsi il tempo che si ha, TESTE ALTE e incrociare gli sguardi altrui. Siamo pronti a farlo? Dai poi ci raccontate come è andata quando salirete sul nostro camper!
Tanti auguri di buone Feste e occhio alle notifiche.. 🙂


GAP: gioco d’azzardo patologico

Bim bum bam alle ventitré!

La conta per chi cominciava un gioco, un momento che ci teneva col fiato sospeso da piccoli, suspense e adrenalina nello stesso momento. Lasciavamo che il “caso” o la “fortuna”, decidete voi, decidesse per noi.

E’ ciò che succede quando si gioca d’azzardo. Non c’è tanta abilità da mettere in campo, si lascia che la fortuna o sfortuna giochi per noi. Un pulsante, una grattata, 5 numeri…ecco la nostra unica abilità. Ma cosa spinge a giocare a questo se poi di gioco ce n’è davvero poco? La risposta è semplice se pur cinica: la posta che c’è in palio.

Se esce un certo tipo di combinazione potrebbe cambiare la nostra vita…wow con 2 euro vincere uno stipendio da qui a 20 anni.

Ma spesso questi giochi diventano sfogo per disagi preesistenti, e diventano essi stessi un’ossessione compulsiva. Si gioca sempre di più, insistentemente, si giocano stipendi in pochi minuti alla ricerca di quel brivido che è la vincita.

Negli ultimi anni questo tipo di fenomeno si è allargato notevolmente ed è diventato oggetto di studi attenti e specifici con l’obiettivo di arginarlo e in qualche modo prevenirlo.

Qui ad Ancona il 24 novembre pv presso il Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona ci sarà un convegno che avrà come tema proprio questo: il gioco d’azzardo patologico.

Si cercherà di fare il punto sulla situazione nazionale e regionale e come ci si stia muovendo per fronteggiare un fenomeno ormai molto radicato in tutti le fasce di età e in tutte le categorie.

informabusancona.it/convegnogap2016


Resilienza

Mai sentito parlare di resilienza? No, non si tratta di una sostanza stupefacente. Ma può comunque avere degli effetti piuttosto stupefacenti! Non si vende, non si compra, ma ne abbiamo comunque tutti almeno un po’, chi più chi meno. Cosa sarà mai? No, non si vince un premio in denaro se indovinate chiamando il numero in sovrimpressione…quindi ok, sveliamo subito il mistero: si tratta di una qualità dei metalli. E che ce ne importa a noi? Dei metalli in effetti niente. Ma questa qualità è interessante: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. E allora? Non siamo mica omini di latta. Beh, ma questa qualità è piaciuta così tanto agli psicologi che lo stesso termine è utilizzato anche per noi esseri non metallici. E questa capacità che abbiamo è davvero qualcosa di interessante!! Insomma, un po’ come la facoltà di una di quelle palline anti stress che le schiacci le spiaccichi le mordi le tiri e le strazi per placare i tuoi nervi, e loro…puff! Dopo un attimo di incertezza in cui sembrano irrimediabilmente deformate, tornano tranquillamente alla loro rotonda cicciottosità, impassibili e paffute come gli Umpa Lumpa della fabbrica di cioccolato. Ecco, questa è la resilienza! Che non vuol dire mantenere un’espressione da Umpa Lumpa felice anche nel momento in cui finisce tutto il cioccolato e magari nel frattempo piove contro ogni previsione e noi eravamo andati dal parrucchiere a farci la piastra. Ma in effetti è un po’ qualcosa di simile. Significa avere la capacità di riprenderci dopo un evento difficile o traumatico, facendo sì che le avversità della vita non ci demoliscano, ma anzi ci rendano più forti. Sono persone resilienti quelle che pur vivendo situazioni difficili riescono comunque a recuperare un loro equilibrio e a riorganizzare la propria vita in modo positivo. Interessante no? E anche importante. Chi di noi non ha vissuto eventi difficili o traumatici? Del resto la nascita è già parecchio impegnativa di per sé: arrivare a questo mondo non è esattamente una passeggiata!! Dopo nove mesi al calduccio e al buio dove non dobbiamo preoccuparci di nulla improvvisamente ci troviamo catapultati in un mondo sconosciuto, dove ci tagliano subito il nostro prezioso cordoncino, dove dobbiamo immediatamente imparare a respirare, piangere, urlare, nutrirci…in mezzo a esseri giganti che emettono suoni strampalati e che ci sbatacchiano a destra e sinistra, altro che pallina antistress! Ed è solo l’inizio del viaggio, figuriamoci: se il buongiorno si vede dal mattino!! Ma la buona notizia è che se riusciamo a prenderle nel modo giusto, anche le difficoltà ci aiutano a crescere, diventare più forti e più resilienti, e quindi ad avere la capacità di vedere maggiormente gli aspetti positivi attorno a noi e in noi stessi. Certo, questo non significa che da ora in avanti andremo in giro a farci prendere a botte in modo da testare la nostra pallina antistress interiore… Ma magari se fronteggeremo una crisi potremo cercare di rintracciare dentro di noi quelle qualità che ci permettono di affrontare il problema al meglio, focalizzandoci sul fatto che quel momento negativo passerà, e noi ne usciremo cresciuti e rafforzati. Certo, spesso serve anche un aiuto esterno, delle buone relazioni, o magari l’aiuto di un esperto. Ma sapere che abbiamo molte più risorse di quanto crediamo è importante, perché comunque i protagonisti della nostra vita restiamo sempre noi. Insomma, con noi stessi ci passeremo volenti o nolenti tutto il tempo della nostra vita, tanto vale cercare di scoprire tutti i nostri lati migliori e valorizzarli quanto più possibile! Questo ci aiuterà a fidarci sempre di più di noi stessi, e a diminuire l’impatto negativo degli eventi difficili. E se avete voglia di raccontarci come avete superato un momento difficile, vi aspettiamo sul camper per fare due chiacchiere!!

C.C.


Immondizie aMare…

Lui si chiama Boyan Slat, e ha 21 anni. A soli 18 anni ha avuto un’idea geniale sulla pulizia degli oceani da tonnellate e tonnellate di plastica. Eh già, chiuso nella sua camera di studente, ha deciso di concentrarsi su un modo di migliorare il pianeta, di aiutare l’ambiente. E c’è riuscito alla grande a quanto pare! Pensate che ci sono già  enormi isole di plastica che ingorgano gli oceani, e solo nel Pacifico ci sono 150 mila tonnellate di rifiuti in plastica!! La situazione è così preoccupante che senza alcun intervento pare che nel 2050 gli oceani arriverebbero a contare più pezzi di plastica che pesci. E Boyan, è riuscito ad inventare un metodo che, sfruttando le correnti marine, riuscirebbe a convogliare i rifiuti in un unico punto, riducendo a pochi anni il tempo di pulizia delle acque. Tempo che, senza un metodo specifico, potrebbe ammontare a circa 79 mila anni!!!! Insomma le cose andrebbero giusto un po’ alla lunga e considerata la quantità di rifiuti che continuiamo a scartare e a buttare in mare, ci troveremmo a nuotare ben presto nell’immondizia. E questo cosa c’entra con noi? Boyan ha utilizzato per caso qualche strana sostanza stupefacente per raggiungere questa illuminazione? No, non ci risulta. Ma ci piace dare la buona notizia di un ragazzo giovanissimo che ha deciso di impegnare gran parte delle sue energie per migliorare il destino del pianeta. Ci piace l’idea di andare contro tendenza rispetto a tutte le cattive notizie che ci arrivano ogni giorno dal telegiornale che ci bloccano la digestione e ci fanno pensare che viviamo in un mondo davvero tremendo e ci mantengono quella sensazione fastidiosa e pungente di pessimismo cosmico latente. Quella sensazione del “ma tanto ormai cosa ci vuoi fare, siamo fregati il paese va così, il mondo va così, la scuola va così che vita grama che grama vita”. Beh, comprensibile un po’ di sconforto quando non fanno altro che raccontarci di eventi tragicomici, o tragici, o catastrofici (di solito si suddividono così le notizie). Alla sezione notizie nazionali/politica interna pensi: “basta, espatrio”. Passato alla sezione notizie internazionali, pensi “magari, vado a bere, che anche espatriare non serve”. Scherzi a parte queste notizie positive ci piacciono perché sfatano il mito del “non è possibile” e ci fanno capire che se mettiamo energia e creatività in qualcosa che ci sta veramente a cuore possiamo fare molto, e anche ritrovare un sacco di bell’ottimismo! Certo non è che dobbiamo salvare il pianeta da soli ma anche qualcosa di più piccolo, tipo un’operazione di pulizia della spiaggia vicino casa, per cominciare può già darci soddisfazione.

Per quanto riguarda il nostro Boyan, lui si è spinto un po’ oltre…non solo ha avuto un’idea geniale (molto più geniale di facebook per intenderci, anche se magari gli renderà meno soldi…) ma poi si è impegnato per renderla realizzabile. Perché le grandi idee le realizzano spesso dei sognatori che credono nelle visioni che hanno, soprattutto quando sembrano così difficili da realizzare. Boyan ha creato un’associazione, che si chiama The Ocean cleanup, e attraverso il crowfunding ha raccolto i soldi per iniziare il progetto: circa un milione e mezzo di euro! Ora finalmente i lavori stanno iniziando e noi facciamo a tutta l’equipe un enorme in boccallupo o in culo alla balena, come si dice!!!

E voi, avete qualche idea che vi piacerebbe realizzare?

C.C.


Liberi liberi siamo noi…

Libertà!!!!! Grida  William Wollas mentre lo stanno quasi per uccidere…libertà, al di sopra di ogni cosa, anche della propria sopravvivenza. Chi non ha mai visto Braveheart? Certo il film è un po’ datato ma di quelli che almeno una volta nella vita vanno guardati…Roba d’altri tempi. Combattere in battaglia fino all’ultimo, perché chi combatte può morire, ma vivere da schiavi è la peggiore delle  morti. Uh mamma mia che pesantezza…state già tornando a leggervi “le più belle frasi di Osho” su faccialibro per sdrammatizzare? (per chi non lo sapesse, una parodia tutta da ridere sul Maestro Osho). Del resto queste lotte all’ultimo sangue contro la schiavitù non sono roba dei nostri giorni, insomma, per lo meno non della nostra quotidianità…lasciamole a Wollas, o magari agli anni settanta. Che già erano meno impegnativi dell’epoca di William, si ballava nel fango, si fumavano un sacco di spinelli, si sbraitava un po’ per le strade, per poi tornare al mood peace e love (in America), o anche “volemose bene” a Roma. Certo la situazione era bella movimentata, del resto il decennio era partito un po’ così, non aveva fatto in tempo a iniziare e già erano morti Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, era davvero un po’ troppo. Forse Woodstock aveva portato un po’ sfiga, del resto con tutta quella pioggia le premesse non erano buone. Ma negli anni successivi la libertà comunque resta un tema importante, di tante piccole e grandi lotte, pacifiche, armate, fatte di musica, di arte, di follia, di manifestazioni di gente che urla, che medita, che si veste in modo improbabile giusto così, per dire “io faccio come c…. mi pare” come appunto ci consiglia Osho in una delle migliori frasi della nuova pagina (postuma). E oggi? Beh, la storia di fare un po’ come cavolo ci pare resta sempre abbastanza in voga, perché la libertà è un tema che ci appartiene, in tutte le epoche, a tutte le età. Anche libertà piccole, quotidiane, di uscire la sera, di frequentare chi vogliamo, di vestirci come ci pare, di fare quello che ci va di fare… Ecco magari (ma solo magari) al momento c’è un pochino meno di pathos rispetto ai decenni passati, insomma non c’è poi tutto sto bisogno di sbraitare, di manifestare in giro, di fare tutto questo gran casino per chiedere questa libertà. Del resto tutti questi anni di rotture di scatole (si fa per dire) ci avranno pur lasciato qualcosa: se prima era un problema anche mettersi una minigonna, adesso basta accendere la televisione e sono tutte con il sedere all’aria alla faccia delle minigonne! Insomma ne abbiamo fatti di passi da gigante, altro che Woodstock. Se decidiamo di farci una cresta fucsia in testa magari i genitori non saltano di gioia, ma di fatto a parte qualche sguardo perplesso per strada, non avremo troppe rotture di scatole. Abbiamo tutta l’informazione libera del mondo su internet e possiamo viaggiare come ci pare e piace (parlo di noi popoli fortunati occidentali…), credere nella religione che ci pare, scegliere il nostro punto di vista politico, o anche non sceglierlo che tanto quelli vanno avanti tranquilli da soli senza elezioni (e cosa questa abbia a che fare con il concetto di libertà è da vedere). Certo restano alcuni doveri e limiti ovviamente. Ma forse possiamo sederci tranquilli e smettere di stare a preoccuparci tanto di questa fantomatica libertà. O forse l’abbiamo già fatto. Ma ci siamo mai chiesti cosa voglia dire per noi essere liberi? Un tizio diceva che il genere più importante di libertà è sentirsi liberi di essere ciò che siamo davvero. Beh è una libertà interessante, perché siamo solo noi a potercela concedere. E in effetti c’è poco da sbraitare e da manifestare, perché la libertà dalla paura del giudizio altrui e dalla necessità di adeguarsi a quello che ci raccontano i media, le mode, le politiche, è un tipo di libertà che nessuno ci può togliere, e nessuno ci può dare. E conquistarcela può essere un po’ difficile, ma anche molto divertente, e ne vale davvero la pena! Ed è anche possibile che una volta conquistata dentro, questa libertà, ci rendiamo conto che fuori qualcosa continua a starci stretto, a non appartenerci e magari, a modo nostro, senza sbraitare, torneremo a “manifestare”, per strada, a casa, o dove ci pare, semplicemente creando e proponendo ciò che ci piace, la nostra visione di libertà. Voi che ne pensate?

C.C.


M’amo o non m’amo…

M’ama…. non m’ama…. m’ama…..non m’ama…. e così via finché i petali della povera margheritina non saranno finiti. E dopo aver adeguatamente spulciato la povera innocente, se la risposta non ci piace, ricominciamo da capo con un altro malcapitato fiorellino. Beh…avete ragione questo è un metodo antiquato e oggi ormai ci sono le app o qualche strano sito che magari inserendo semplicemente i nomi del nostro lui/lei ci daranno il responso sul nostro destino amoroso. Il tempo passa, ma certe cose, in fondo, non cambiano poi molto. L’innamoramento, margheritina o app che dir si voglia, da sempre gli stessi sintomi…le farfalle allo stomaco…magari un certo nodo alla gola…e quella sensazione di attesa in cui si mescolano l’euforia e l’ansia…la sensazione di volare alto mista alla paura di non avere un paracadute…Emozioni dei primi tempi, di qualcosa di nuovo che nasce dentro di noi e che ci spinge verso qualcuno, ci porta a sognare, a desiderare, con un’intensità di cui raramente siamo capaci. E questo desiderio può portarci gioie e dolori, euforia e tristezza e catalizzare una gran quantità delle nostre energie. Certo, esistono poi anche tante situazioni in cui tutto scorre liscio, non servono le margheritine (“petalose”) da “spetalare”, ci si incontra entrambi colpiti dalla freccia di cupido nello stesso istante, e vissero tutti felici e contenti. Queste situazioni magari fanno meno audience, e sicuramente non le troveremo raccontate in qualche film o best seller di successo. Manca la suspense. Niente tragedie, mirabolanti montagne russe emozionali, abbandoni e ritrovi appassionati…insomma che noia che barba. Chi andrebbe a vedere un film dove non ci sono colpi di scena, lacrime e poi sorrisi, furiosi litigi e poi momenti di quiete idilliaca? Tuttavia non sempre ci va di vivere in un film, a meno che non abbiamo scelto di fare gli attori e non puntiamo ad Hollywood e vogliamo allenarci nel frattempo anche nella quotidianità, così giusto per non perdere lo spirito di avventura. Probabilmente in realtà anche i divi di Hollywood a casa si mettono in pantofole e cercano un po’ di calma dopo aver inseguito qualche mostro alieno o aver giocato a 007 o chi più ne ha più ne metta probabilmente non hanno troppa voglia di altre tempeste emozionali. Quando poi le tempeste emozionali non ci vanno e ci ritroviamo sempre in una miriade di alti e bassi, forse, a volte, conviene prendere la famosa margheritina e farsi una domanda diversa: “mi amo…non mi amo…” Oppure lasciare perdere la margheritina e semplicemente (si fa per dire) chiudere un attimo gli occhi per farsi questa domanda e cercare di trovare dentro di noi la risposta. Sembra facile! Ma alle volte scatta in noi un desiderio o un sentimento così forte che ci fa dimenticare piano piano anche di quelle che sono le nostre esigenze, di quello che realmente ci fa stare bene. L’amore si sa, è una forza tempestosa e coinvolgente, e questo è anche il suo fascino. Guai se volessimo ingabbiarlo in qualcosa di statico o tiepido come diceva la nonna al cuor non si comanda! E qualche tempesta emozionale ci sta, perché le emozioni sono qualcosa di meraviglioso, che ci rende vivi. Però è anche bene mantenere una piccola spia di controllo. Insomma ascoltare quella vocina dentro di noi che comunque ci ricorda di amare prima di tutto noi stessi, perché soltanto così riusciremo davvero ad amare qualcun altro. E anche a vivere l’amore in modo gioioso e costruttivo. E quando proprio ci rendiamo conto che nonostante tutto, nonostante le tempeste, i malumori, i malori, il nodo allo stomaco che si protrae un po’ troppo a lungo (viene dopo le farfalle, quando quelle si sono stufate di svolazzare e se ne sono andate da un pezzo insieme alla margherita spetalata, ma l’ansia resta), il desiderio di stare con quella persona è inestinguibile, magari chiediamoci cosa ci spinge a restare lì. Perché come sappiamo esiste anche la dipendenza affettiva oltre a quella da sostanze, ed è importante saperla riconoscere. Saper riconoscer quando l’amore diventa distruttivo e inizia a farci del male perché in quel caso, forse, potrebbe trattarsi di qualcos’altro, e forse potrebbe essere il caso di tornare alla seconda domanda, e lavorare sull’amore per noi stessi. Beh, non è sempre facile, e di sfumature ce ne sono tante, perché i sentimenti non si inscatolano, per fortuna!! Voi che ne pensate??

Veniteci a dire la vostra sul camper, vi aspettiamo!!

C.C.


Occhio AL COLore

Per la giornata di prevenzione alcologica…abbiamo fatto il pieno!! Di gente, s’intende…L’abbiamo chiamata occhio ALCOLore, con un gioco di parole che fa riferimento alle due componenti fondamentali della giornata. Perché alla prevenzione dell’abuso di alcol abbiamo aggiunto un po’ di creatività colorata, organizzando un contest di graffiti in piazza Roma. I lavori dei writers del centro sociale la Cupa hanno colorato la piazza in tutti gli angoli, con disegni interessanti sul tema della prevenzione alcologica. Una di queste opere verrà scelta come copertina del depliant che stiamo preparando per voi…dove troverete tutte le informazioni sui rischi fisici e legali dell’abuso di alcol! A noi piace farla anche così la prevenzione, dando spazio al divertimento sano, al gioco, all’arte, alla valorizzazione dei talenti creativi…Perché questo tipo di spazio ci permette di incontrarci, di stare bene, di condividere momenti positivi. Creare momenti aperti al divertimento creativo (che sia attraverso l’arte, lo sport, il gioco..) è qualcosa che ci fa crescere, che aiuta di uscire dalla monotonia del quotidiano, che stimola la scoperta di noi stessi e delle nostre capacità, e soprattutto che ci fa stare bene. E questo tipo di benessere è una forma di prevenzione molto importante. Perché spesso alla base dei comportamenti a rischio c’è la noia, la mancanza di stimoli, la sfiducia nella propria capacità di realizzare ciò che vorremmo e che ci fa stare bene, o la mancanza di consapevolezza su cosa realmente ci piacerebbe fare. Perché quando una cosa ci annoia, c’è poco da fare, andiamo automaticamente a cercare altro, e magari quello che troviamo è la prima cosa a portata di mano, che non sempre è la migliore o quella che fa per noi…e in alcuni casi è lo sballo facile del sabato sera. Ma anche qualche atto di bullismo o vandalismo (di cui si parla ora molto sui giornali locali) che certo non vogliamo qui giustificare, ma che forse potrebbe essere a volte contenuto dalla proposta di valvole di sfogo più costruttive, dalla creazione di spazi accoglienti e di ascolto, che possano essere più forti e incisivi degli spazi repressivi. Senza voler banalizzare le problematiche, sarebbe interessante provare insieme a trovare alternative, nella semplice consapevolezza che il bisogno di divertimento, di sfogo, di ascolto, di espressione libera, è un bisogno che non possiamo eliminare ma soltanto canalizzare verso strade positive, per quanto possibile e nel rispetto di tutti!! Ehm…ci siamo lasciati prendere la mano da elucubrazioni e riflessioni, si vede che a parlare col microfono in mezzo alla piazza ci avevamo preso gusto sabato!! In ogni caso…ci siamo divertiti. E ringraziamo ancora i graffitari per i loro bellissimi lavori, i ragazzi che hanno partecipato e ballato con i nostri dj…tutti quelli che sono venuti a raccontarci qualcosa sul camper sfidando i decibel assurdi della musica fuori e stipandosi tra le bombolette e le attrezzature dentro l’abitacolo. E anche tutti quelli che si sono sballati grazie ai nostri occhiali, ciondolando tra i birilli in mezzo alla piazza con il nostro gioco di simulazione “sballo alcolico”. E ovviamente l’Asur che era con noi insieme all’Unità di strada Il filo di Arianna. E se avete suggerimenti per i prossimi eventi, o nuove danze da mostrarci, vi aspettiamo come sempre sul nostro camper!!

C.C.


Illuminare il futuro

Illuminiamo il futuro è un’iniziativa promossa da Save the Children e realizzata da tanti gruppi di ragazze e ragazzi in tutta Italia per sconfiggere la “povertà educativa” in Italia. I dati che riguardano la situazione italiana sono allarmanti: oltre un milione di bambini e adolescenti vive in povertà assoluta. A fianco alla povertà economica esiste anche un’altra povertà che è quella educativa, e che riguarda la mancanza di opportunità di formazione per bambini e ragazzi. Noi nell’educazione e nell’informazione ovviamente ci crediamo, e ancor di più nell’importanza di dare a bambini e giovani gli strumenti per costruire il proprio futuro! E questo sabato all’evento Illuminiamo il futuro organizzato ad Ancona c’eravamo anche noi di Informabus e ringraziamo i ragazzi di sottosopra che ci hanno invitato e coinvolto. Un pomeriggio diverso in piazza Roma con diversi laboratori allestiti per giovani e bambini: laboratorio di riciclo, giocoleria di strada, petizioni e altre attività interessanti. E poi il nostro camper! E soprattutto un gran numero di giovani e bambini curiosi. Come sempre siamo stati ben felici di accogliere dentro e fuori dal camper ragazze e ragazzi interessati alle nostre tematiche, per ascoltare, rispondere alle domande, fare due chiacchiere. Come sempre le curiosità e le domande che proprio proprio non sapete dove portare…. che si infilano così nel cervello come una cantilena senza trovare risposta… che magari vi fanno girovagare su internet senza meta su siti improbabili…o semplicemente vi creano un pizzicorino alla gola ogni volta che cercate di comunicarle a qualcuno….ecco, noi le accogliamo molto volentieri. E per quel che possiamo vi rispondiamo ovviamente. E poi un giro sul nostro camper è sempre divertente…. perché si chiacchiera con tranquillità, ci si libera pian piano del “pizzicorino alla gola”, ci si toglie sempre qualche dubbio, si fanno anche due risate… e poi tra le altre cose si possono anche provare gli occhiali “sballanti”. No, non si tratta di sostanze, avete capito bene sono proprio occhiali. E se sabato avete visto qualche personaggio ciondolare a tentoni zigzagando tra dei birilli come avesse perso gran parte del suo senso dell’equilibrio, o era ubriaco già di pomeriggio, oppure stava provando i nostri occhiali. E questa seconda opzione la potevate ovviamente verificare guardandolo in faccia perché sono abbastanza vistosi, ecco tipo maschera da sub. Simulano la vista sotto effetto di alcol, e quindi oltre ad essere divertenti, vi fanno capire quanto ci sia poco da ridere a mettersi al volante ubriachi! Insomma, per noi di Informabus è stato un altro sabato in vostra compagnia, ma anche un pomeriggio in collaborazione con ragazzi impegnati e in gamba, che credono nella necessità di mettere le basi per un futuro migliore. A noi questo ottimismo e pro-attivismo piace moltissimo, e speriamo sempre sia contagioso!! Anche perché, quale miglior antidoto contro l’abuso di sostanze?

E se volete partecipare ad un altro evento davvero interessante, vi aspettiamo questo sabato, 21 maggio, sempre in Piazza Roma, con occhio ALCOLore, giornata di prevenzione alcologica in compagnia di esperti, musica, e performance dei nostri amici writers!!

C.C.