Immondizie aMare…

Lui si chiama Boyan Slat, e ha 21 anni. A soli 18 anni ha avuto un’idea geniale sulla pulizia degli oceani da tonnellate e tonnellate di plastica. Eh già, chiuso nella sua camera di studente, ha deciso di concentrarsi su un modo di migliorare il pianeta, di aiutare l’ambiente. E c’è riuscito alla grande a quanto pare! Pensate che ci sono già  enormi isole di plastica che ingorgano gli oceani, e solo nel Pacifico ci sono 150 mila tonnellate di rifiuti in plastica!! La situazione è così preoccupante che senza alcun intervento pare che nel 2050 gli oceani arriverebbero a contare più pezzi di plastica che pesci. E Boyan, è riuscito ad inventare un metodo che, sfruttando le correnti marine, riuscirebbe a convogliare i rifiuti in un unico punto, riducendo a pochi anni il tempo di pulizia delle acque. Tempo che, senza un metodo specifico, potrebbe ammontare a circa 79 mila anni!!!! Insomma le cose andrebbero giusto un po’ alla lunga e considerata la quantità di rifiuti che continuiamo a scartare e a buttare in mare, ci troveremmo a nuotare ben presto nell’immondizia. E questo cosa c’entra con noi? Boyan ha utilizzato per caso qualche strana sostanza stupefacente per raggiungere questa illuminazione? No, non ci risulta. Ma ci piace dare la buona notizia di un ragazzo giovanissimo che ha deciso di impegnare gran parte delle sue energie per migliorare il destino del pianeta. Ci piace l’idea di andare contro tendenza rispetto a tutte le cattive notizie che ci arrivano ogni giorno dal telegiornale che ci bloccano la digestione e ci fanno pensare che viviamo in un mondo davvero tremendo e ci mantengono quella sensazione fastidiosa e pungente di pessimismo cosmico latente. Quella sensazione del “ma tanto ormai cosa ci vuoi fare, siamo fregati il paese va così, il mondo va così, la scuola va così che vita grama che grama vita”. Beh, comprensibile un po’ di sconforto quando non fanno altro che raccontarci di eventi tragicomici, o tragici, o catastrofici (di solito si suddividono così le notizie). Alla sezione notizie nazionali/politica interna pensi: “basta, espatrio”. Passato alla sezione notizie internazionali, pensi “magari, vado a bere, che anche espatriare non serve”. Scherzi a parte queste notizie positive ci piacciono perché sfatano il mito del “non è possibile” e ci fanno capire che se mettiamo energia e creatività in qualcosa che ci sta veramente a cuore possiamo fare molto, e anche ritrovare un sacco di bell’ottimismo! Certo non è che dobbiamo salvare il pianeta da soli ma anche qualcosa di più piccolo, tipo un’operazione di pulizia della spiaggia vicino casa, per cominciare può già darci soddisfazione.

Per quanto riguarda il nostro Boyan, lui si è spinto un po’ oltre…non solo ha avuto un’idea geniale (molto più geniale di facebook per intenderci, anche se magari gli renderà meno soldi…) ma poi si è impegnato per renderla realizzabile. Perché le grandi idee le realizzano spesso dei sognatori che credono nelle visioni che hanno, soprattutto quando sembrano così difficili da realizzare. Boyan ha creato un’associazione, che si chiama The Ocean cleanup, e attraverso il crowfunding ha raccolto i soldi per iniziare il progetto: circa un milione e mezzo di euro! Ora finalmente i lavori stanno iniziando e noi facciamo a tutta l’equipe un enorme in boccallupo o in culo alla balena, come si dice!!!

E voi, avete qualche idea che vi piacerebbe realizzare?

C.C.


Liberi liberi siamo noi…

Libertà!!!!! Grida  William Wollas mentre lo stanno quasi per uccidere…libertà, al di sopra di ogni cosa, anche della propria sopravvivenza. Chi non ha mai visto Braveheart? Certo il film è un po’ datato ma di quelli che almeno una volta nella vita vanno guardati…Roba d’altri tempi. Combattere in battaglia fino all’ultimo, perché chi combatte può morire, ma vivere da schiavi è la peggiore delle  morti. Uh mamma mia che pesantezza…state già tornando a leggervi “le più belle frasi di Osho” su faccialibro per sdrammatizzare? (per chi non lo sapesse, una parodia tutta da ridere sul Maestro Osho). Del resto queste lotte all’ultimo sangue contro la schiavitù non sono roba dei nostri giorni, insomma, per lo meno non della nostra quotidianità…lasciamole a Wollas, o magari agli anni settanta. Che già erano meno impegnativi dell’epoca di William, si ballava nel fango, si fumavano un sacco di spinelli, si sbraitava un po’ per le strade, per poi tornare al mood peace e love (in America), o anche “volemose bene” a Roma. Certo la situazione era bella movimentata, del resto il decennio era partito un po’ così, non aveva fatto in tempo a iniziare e già erano morti Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, era davvero un po’ troppo. Forse Woodstock aveva portato un po’ sfiga, del resto con tutta quella pioggia le premesse non erano buone. Ma negli anni successivi la libertà comunque resta un tema importante, di tante piccole e grandi lotte, pacifiche, armate, fatte di musica, di arte, di follia, di manifestazioni di gente che urla, che medita, che si veste in modo improbabile giusto così, per dire “io faccio come c…. mi pare” come appunto ci consiglia Osho in una delle migliori frasi della nuova pagina (postuma). E oggi? Beh, la storia di fare un po’ come cavolo ci pare resta sempre abbastanza in voga, perché la libertà è un tema che ci appartiene, in tutte le epoche, a tutte le età. Anche libertà piccole, quotidiane, di uscire la sera, di frequentare chi vogliamo, di vestirci come ci pare, di fare quello che ci va di fare… Ecco magari (ma solo magari) al momento c’è un pochino meno di pathos rispetto ai decenni passati, insomma non c’è poi tutto sto bisogno di sbraitare, di manifestare in giro, di fare tutto questo gran casino per chiedere questa libertà. Del resto tutti questi anni di rotture di scatole (si fa per dire) ci avranno pur lasciato qualcosa: se prima era un problema anche mettersi una minigonna, adesso basta accendere la televisione e sono tutte con il sedere all’aria alla faccia delle minigonne! Insomma ne abbiamo fatti di passi da gigante, altro che Woodstock. Se decidiamo di farci una cresta fucsia in testa magari i genitori non saltano di gioia, ma di fatto a parte qualche sguardo perplesso per strada, non avremo troppe rotture di scatole. Abbiamo tutta l’informazione libera del mondo su internet e possiamo viaggiare come ci pare e piace (parlo di noi popoli fortunati occidentali…), credere nella religione che ci pare, scegliere il nostro punto di vista politico, o anche non sceglierlo che tanto quelli vanno avanti tranquilli da soli senza elezioni (e cosa questa abbia a che fare con il concetto di libertà è da vedere). Certo restano alcuni doveri e limiti ovviamente. Ma forse possiamo sederci tranquilli e smettere di stare a preoccuparci tanto di questa fantomatica libertà. O forse l’abbiamo già fatto. Ma ci siamo mai chiesti cosa voglia dire per noi essere liberi? Un tizio diceva che il genere più importante di libertà è sentirsi liberi di essere ciò che siamo davvero. Beh è una libertà interessante, perché siamo solo noi a potercela concedere. E in effetti c’è poco da sbraitare e da manifestare, perché la libertà dalla paura del giudizio altrui e dalla necessità di adeguarsi a quello che ci raccontano i media, le mode, le politiche, è un tipo di libertà che nessuno ci può togliere, e nessuno ci può dare. E conquistarcela può essere un po’ difficile, ma anche molto divertente, e ne vale davvero la pena! Ed è anche possibile che una volta conquistata dentro, questa libertà, ci rendiamo conto che fuori qualcosa continua a starci stretto, a non appartenerci e magari, a modo nostro, senza sbraitare, torneremo a “manifestare”, per strada, a casa, o dove ci pare, semplicemente creando e proponendo ciò che ci piace, la nostra visione di libertà. Voi che ne pensate?

C.C.


Essere soli, o stare con sé stessi?

Meglio soli che male accompagnati, recita il vecchio detto. E in effetti, così su due piedi, sembra non avere tutti i torti. Se dobbiamo passare il tempo con chi non ci fa stare bene, tanto vale passarlo da soli…o no? Però dobbiamo anche ammettere che la solitudine non fa molto “trendy”, che spesso avere molte persone intorno vuol dire essere tipi interessanti e in gamba. Insomma, se uno ha pochi amici, probabilmente è un po’ sfigato. E fare gli sfigati non piace a nessuno ovviamente. (cosa voglia dire poi “sfigato” nessuno lo sa, ma pare non sia molto di moda). Quindi? Forse al momento attuale meglio rovesciare l’antico detto (che probabilmente ormai è fin troppo retrò) con “anche fosse male accompagnati, sempre meglio che da soli”. Che dite? Del resto oggi gli amici li possiamo anche tenere comodamente sul nostro profilo di faccia libro…giusto a fare numero. Che comunque anche avere pochi amici su facebook non è che faccia proprio onore a quanto pare. Per non parlare del numero di likes sulle foto che postiamo o sulle frasi ad effetto del nostro stato. Ecco potremmo fare così: le “male compagnie” (quelli che più di tanto poi non ci piacciono) le possiamo tenere su facebook, le altre magari le frequentiamo per davvero. E così manteniamo una buona immagine da almeno una trentina di “like”. Scherzi a parte…ma cosa significa davvero sentirsi soli? Pensate che in inglese esistono addirittura due termini per indicare la solitudine piacevole (solitude) e quella che invece provoca dolore (loneliness). Ebbene sì, pare che esista anche una dimensione piacevole dello stare da soli. Magari quella in cui sentiamo il bisogno di riflettere per conto nostro su qualcosa, senza richiedere l’opinione di altri, ascoltandoci per trovare il nostro punto di vista più autentico. Oppure quella in cui ci leggiamo un buon libro, o ci dedichiamo ad una passione tutta nostra come suonare uno strumento, ascoltare musica, disegnare…O semplicemente quella dimensione in cui non ci va proprio di vedere nessuno, e vogliamo solo goderci un po’ di silenzio o di buona musica. E da questi momenti di sana “solitude” possiamo poi tornare a goderci la compagnia…probabilmente più arricchiti di prima, con qualcosa in più da dire, condividere, raccontare. E no, non c’è nulla di sfigato in questo, anzi! Certo però, che esiste anche la solitudine dolorosa, quella che può portare pian piano una persona ad isolarsi e a sfuggire il contatto con gli altri. Alcune ricerche ci dicono che in questi casi è importante fare un piccolo sforzo, ed uscire allo scoperto. Accettare inviti da altri, mettersi in condizione di conoscere persone (un corso interessante, un centro di aggregazione, dello sport di squadra…o ciò che ci piace). E poi pian piano selezionare, perché sentirsi soli significa anche non avere compagnie che rispondano alle nostre aspettative e con cui siamo a nostro agio. Alcuni studi ci raccontano anche che chi soffre di solitudine tende automaticamente a mettere in atto comportamenti che allontanano gli altri, anche senza rendersene conto, proteggendosi per paura di essere rifiutato. A quel punto può diventare automatico interpretare in modo negativo alcuni atteggiamenti altrui…iniziando ad isolarsi sempre di più. In sostanza anche qui il famoso detto “meglio soli che male accompagnati” non vale più, perché rischiamo di sentirci sempre male accompagnati senza neanche dare una reale possibilità agli altri! Insomma, alla fine, più impariamo ad avere fiducia in noi stessi, più ne avremo negli altri, e potremo essere “bene accompagnati”.

E voi, che ne pensate?

C.C.


Gnam gnam…

Siamo quello che mangiamo, diceva qualcuno. Questo qualcuno poi  è diventato discretamente famoso, si chiamava Feuerbach ed era un filosofo. Viveva nell’800… quindi probabilmente non era mai andato da Mc Donald’s, non aveva mai assaggiato delle patatine fritte…e nemmeno le merendine che Banderas prepara per il Mulino Bianco. Quindi potremmo forse dire che non sapeva di cosa stava parlando. Eppure qualcuno, anzi molti, dopo di lui hanno continuato a blaterare che il cibo ha la sua importanza nella nostra crescita, nel nostro essere, nella nostra salute. In generale non possiamo negare che il cibo, così come l’aria e tutto ciò che assorbiamo viene elaborato dal nostro corpo come nutrimento, ed entra quindi a far parte di noi. Lezione di scienze sull’Informabus?? State già scappando inorriditi verso il barattolo della nutella, che ne avete avuto abbastanza stamattina a scuola? Non temete, non ci spingeremo oltre verso l’analisi microbiologica dei tessuti, giusto qualche piccola innocua riflessione! Del resto ci occupiamo di benessere e prevenzione!! E poi il tredicesimo rapporto Osservasalute (fatto da 180 ricercatori) ci racconta che l’Italia è in coda all’Europa per la prevenzione (ti pareva), che, anche se diventiamo sempre più vecchi ci è pure calata l’aspettativa di vita. Il che, fatti due calcoli, non è una gran notizia. Ma non vogliamo fare gli accademici catastrofisti per carità! Però insomma, pare proprio che se ci trattiamo bene viviamo meglio (ma dai??). E questo comprende tante cose tra cui anche la qualità di quello che mangiamo e beviamo. E anche se Banderas lo vedete in splendida forma mentre cuoce i flauti al cioccolato, chi ve lo dice che poi uscito dal mulino non se ne vada a mangiare al macrobiotico? Tanto lo pagano comunque bene. E lui, che nonostante non sembri troppo sveglio mentre spalanca gli occhi davanti ai suoi “inzupposi” biscottoni, la sa lunga. Probabilmente sa anche che lo zucchero bianco (sapevatelo!) crea dipendenza, proprio come le droghe. E, proprio come le droghe, può portare effetti negativi al sistema nervoso, favorire la depressione e sbalzi di umore tra irritabilità e euforia…e per rimanere nei nostri temi, lo zucchero favorisce anche la candidosi e varie infezioni ginecologiche. Stupiti? Ecco qua che non siamo usciti fuori tema!! E di informazioni interessanti e importanti per il nostro benessere ce ne sono moltissime, basta avere un po’ di curiosità. Ad esempio lo sapevate che i vegetali favoriscono l’aumento della produzione di serotonina? Del resto lo diceva anche il buon vecchio Ippocrate (il suo contributo magari è un po’ datato, ma ancora oggi il suo nome non l’ha dimenticato nessuno): “fa che il cibo sia la tua unica medicina”. Poi vaglielo a spiegare alle farmacie, al Mulino Bianco, a tutti i produttori di cibo artificiale, inscatolato, pompato,  antibioticizzato e chi più ne ha più ne metta. Insomma, i cibi non sono più quelli di una volta (diceva la vecchia nonna Papera). Perché abbiamo iniziato a modificarli in tutti i modi possibili, pensando sempre più al guadagno, alla forma, al colore… e sempre meno al nostro benessere. La solita vecchia storia che conosciamo bene…insomma come per la cannabis, già a partire dal seme non sai mai cosa ci mettono dentro. E se vogliamo collegarci ad un altro dei nostri temi, anche per l’alcool non è importante solo quanto bevi, ma cosa bevi. Nel senso che un bicchiere di buon vino non è lo stesso che uno shot o un cocktail con sette sciroppi colorati, creme e superalcolici mescolati. E con buon vino non intendiamo il cartone di Tavernello, che è un’altra di quelle cose che potrebbero provocare istinti suicidi nel vostro povero fegato. E senza voler fare del terrorismo macrobiotico, vi invitiamo semplicemente ad essere curiosi, perché ad informarsi su quello che ci fa bene o male ci si guadagna sempre!! Come sempre, vi aspettiamo sul camper per raccontarci cosa ne pensate!!

C.C.


Amore = mc²

M’ama…non m’ama…quanta passione questo amore…fin dall’adolescenza un’esplosione di emozioni, paure, gioie, dolori…e chi più ne ha più ne metta. E fin dal primo amore ci accorgiamo che si tratta di qualcosa di speciale, una droga naturale che, almeno per i primi tempi, ci manda fuori di testa, e vorremmo non doverne fare mai a meno. Amare è senz’altro uno dei più bei “viaggi” che possiamo fare nella nostra vita, e non a caso questo sentimento ispira da sempre storie, films, romanzi, canzoni, dipinti…o semplicemente sogni ad occhi aperti. E anche noi di Informabus di amore ne parliamo spesso, sul nostro blog, così come con voi sul camper. Perché tanto per cominciare è sicuramente la “droga naturale” che preferiamo. E poi perché amare ci mette sempre in discussione e ci fa anche crescere. Fin dall’antichità si parla di amore in molte forme diverse, amore fraterno, amore romantico ed erotico, amore platonico, amore spirituale, amore incondizionato…Ma potremmo anche dire che ogni singola persona ha il suo modo di amare. E che amiamo in modo diverso ogni persona che incontriamo. Eppure chiaramente quando ci innamoriamo scegliamo di stare in coppia, di trovare un sano equilibrio tra dare e ricevere, di stabilire insieme limiti e responsabilità, magari un domani di andare a vivere insieme, e mille altre cose che definiscono la dimensione di un equilibrato rapporto. Oppure no? Ci siamo mai chiesti come avremmo amato se mai nessuno ci avesse spiegato o mostrato cos’è l’amore? Chiederemmo o ci aspetteremmo le stesse cose che ci aspettiamo oggi? O magari la nostra natura ci porterebbe in un’altra direzione? Che ne so, potremmo fondare una comune hippye, o creare delle famiglie allargate, delle coppie di fatto, una società poligama…Chi può saperlo. No tranquilli, non è l’effetto del camper colorato che ci fa tornare agli anni 70!!! Amore in sanscrito è ciò che non muore. E anche la lettera che da tempo gira sul web come scritta da Einstein ci dice che l’amore è quella forza per cui la scienza non ha trovato una spiegazione formale, e che gestisce tutte le altre forze perché è la più potente e incontrollabile. E quindi è invincibile e immortale. Alt… non stiamo facendo una messa stile gospel americano… (yes man…) Ci limitiamo a lanciare qualche riflessione. Perché capita a molti di soffrire perché l’amore non arriva, o perché quando arriva ci chiede troppo, o perché da questo ci aspettiamo cose che poi non si avverano nel modo in cui le avevamo immaginate…(e questo spesso avviene anche nella sessualità). E allora ci chiediamo…e se un giorno iniziassimo a dare colpi di spugna a tutte le aspettative e alle idee che di questo amore ci siamo fatti (che poi ci pesano sulle spalle come uno zaino di mille chili)…e iniziassimo a lasciarlo fluire come gli pare e come sentiamo dalla nostra libertà più spontanea…forse tutto sarebbe più semplice e leggero? A voi la risposta. E se vi va, vi aspettiamo sul nostro camper per raccontarci la vostra idea dell’amore!!

C.C.


Una coppia da favola…

E vissero per sempre felici e contenti. Fu così per tutte le principesse delle favole. Una volta sconfitta la matrigna cattiva, la strega invidiosa, o qualche altro mostro di varie forme e misure, non restava che abbandonarsi alle braccia dell’amato cavaliere azzurro, e il gioco era fatto. Beh, in effetti ne avevano già passate di cotte e di crude prima, quindi ora era giusto rilassarsi un po’.  E pensando pure agli occhioni speranzosi di quei bambini che avrebbero ascoltato il suo racconto, l’autore, impietosito, liberava improvvisamente il mondo da ogni male. E dopo averci raccontato di un matrimonio felice e di streghe ormai liquefatte o sbruciacchiate, posava la penna e ci risparmiava il seguito. Altrimenti non sarebbero state favole! E non ci avrebbero permesso di sognare ad occhi aperti. E mantenere in noi almeno fino alla prima adolescenza quella fiducia meravigliosa nel grande amore eterno…in cui appunto vissero tutti felici e contenti per sempre. E magari è proprio per quello che il primo amore non si scorda mai…perché ci si arriva a cuore aperto, privi di tutte quelle armi e armature che si costruiscono dopo, quando ti accorgi che la magia non va automaticamente avanti da sola in eterno. E si sa che arrivare ad abbracciare l’altro davvero e abbandonarsi liberamente a ciò che sentiamo, quando si ha una bella armatura addosso (peso specifico proporzionale alle batoste che abbiamo preso) non è facilissimo!! Il fatto è che ad un certo punto inizi a chiederti…”ma cosa sarà successo a cenerentola dopo il matrimonio”? No perché alla fine lei e il principe si erano visti solo al ballo…ma in un’eternità insieme (perché “per sempre” dura un bel po’) magari si saranno anche incontrati in una giornata storta, senza smoking e scarpe di cristallo.. Magari dopo una sessione di caccia andata male (perché il principe non lavorava) e una litigata con la domestica che rompeva continuamente le porcellane a palazzo…E magari si saranno anche accorti un giorno che lei amava il valzer ma lui in fondo preferiva la samba… lei adorava la cioccolata e lui la creme brulée…E lei si annoiava a morte mentre lo aspettava tornare dalla caccia (e per questo era diventata vegetariana e lo faceva pure sentire in colpa) e lui non sopportava proprio di aspettarla 20 minuti scendere le scale (perché si ostinava a camminare con le scarpe di cristallo che proprio comode non erano). Una volta che iniziamo a scrivere il seguito della favola ci rendiamo conto che, dopo la magia iniziale, c’è anche tutto un percorso fatto di pazienza, rispetto reciproco, voglia di conoscersi l’un l’altro, di crescere insieme, e anche di accettarsi per come si è. Perché se i cari autori delle favole erano stati un tantino sbrigativi… la vita ci ricorda che la cosa più bella è il viaggio che facciamo giorno per giorno… e che tanto vale goderselo perché il finale non è scritto da nessuna parte. E più aspettative, convinzioni e paure ci portiamo dietro, meno saremo in grado di vivere a pieno questo viaggio. E poi, come diceva qualche inguaribile romantico, l’altro lo dobbiamo scegliere e riscegliere ogni giorno senza dare troppe cose per scontato. E in questa scelta ognuno ha le sue priorità….perché impariamo crescendo cosa ci fa stare bene e cosa no. Voglio dire, Bella di Twilight pur di stare con il suo uomo accetta una vita da vampiri (che nonostante Edward abbia il suo perché, deve limitarla un tantino…tipo che l’estate al mare se la scordano per esempio). Magari invece Cenerentola potrebbe essersi resa conto (nella favola non raccontata) che nulla la rendeva più felice che ballare il valzer a rallentatore (per via delle solite scarpe) ad una festa vegana. E dopo vari tentativi di trovare un compromesso magari il principe se ne è partito per il Brasile dove ora fa il ballerino di samba, mangia churrasco (grigliata brasiliana ndr) tutti i giorni, ed è felicissimo. Detto questo, non mi resta che augurarvi buon viaggio….e buona scoperta (di voi e dell’altro)…e qualunque strada il vostro cuore vorrà prendere, godetevi il panorama, e se ce la fate non state troppo a pensare alla meta.

C.C.


Natural-mente connessi…

Oggi vi parlo di benessere e lo faccio prendendo spunto da un mio viaggio in Kerala, sud-ovest dell’India! Si tratta di un luogo di un verde rigoglioso dove è possibile rilassarsi in mille modi. Ad esempio in spiaggia lasciandosi schiaffeggiare dall’oceano, magari gustandosi un cocco fresco che rischia di cascarti in testa direttamente dagli alberi. Altrimenti si può fare un giro su di una barca tradizionale in legno e corda lungo i canali sui quali si affacciano dei villaggi fuori dal tempo, dove le persone lavano i propri corpi, vestiti, stoviglie. Oppure ci si può inoltrare dentro la giungla in groppa ad un elefante! Oltre alla natura lussureggiante del Kerala, un’altra cosa che salta all’occhio è che si tratta di un posto in cui la spiritualità avvolge ogni cosa: gli innumerevoli templi dedicati alle varie divinità Indù catturano i sensi con i loro colori, profumi e musiche e canti. Come del resto in tutta l’India anche qua per rilassare la propria mente ed il proprio corpo si può praticare dello Yoga: Il termine Yoga possiede in sanscrito una vasta gamma di significati; semplificando il significato è «congiungere, unire». Cosa si unisce dunque nello Yoga? Il primo passo consiste nel ritrovare la perduta armonia e unione fra i diversi piani di cui siamo composti, fisico, mentale e spirituale. Nel senso più alto, poi, secondo la filosofia tradizionale, l’anima individuale, viene ricondotta al suo originario stato di congiungimento con l’anima universale e divina. Se l’uomo percorre la strada dello Yoga, è dunque destinato a non sentirsi più una cellula separata dal corpo o un’isola nell’oceano, ritrovando invece il senso di appartenenza ad una più vasta entità. Che ne dite lo yoga potrebbe aiutarci a trovare un po’ di benessere? Se non foste ancora convinti dei tanti legami tra il Kerala ed uno stile di vita salutare, si può aggiungere che questo piccolo stato è anche la patria dell’ayurveda. La medicina ayurvedica è un complesso sistema medico che comprende aspetti di prevenzione e di cura finalizzati ad allungare e migliorare la vita dell’essere umano in armonia con la natura. “Conoscere la vita” (ayurveda) significa capire che l’uomo, costituito da corpo e mente, sensi e anima, essendo parte integrante della natura al pari di tutte le forme viventi, è sottoposto alle sue leggi anche per quanto concerne salute, malattia, guarigione e morte. Per la medicina ayurvedica, dunque, equilibrio tra uomo e ambiente significa salute, mentre squilibrio sta per malattia. Tra i vari ambiti dell’ayurveda ricordiamo l’attenzione all’alimentazione e i famosi massaggi con oli preparati con erbe. Guardando i sorrisi, la tranquillità e la serenità sui visi delle persone sembrerebbe proprio che questo stile di vita fa stare bene le persone, nonostante il caos delle metrolopoli, la povertà! Certo non è che per coltivare il proprio benessere ed uno stile di vita sano sia necessario per forza visitare un posto come questo, però si tratta di un’esperienza che aiuta a riflettere sull’importanza del prendersi cura del proprio corpo, della propria mente e del proprio spirito. Se vi va di approfondire l’argomento vi aspettiamo sul camper!!

S.M.


Limiti e rischi

Cosa si fa sul camper Informabus? Si fa informazione e prevenzione sui comportamenti a rischio negli adolescenti! Cioè?
Si tratta di quei comportamenti che, anche se possono sembrare comportamenti “da grandi”, possono mettere in pericolo il tuo benessere fisico, psicologico o sociale, oppure possono creare qualche difficoltà a te o a chi ti è vicino.
Hai già sentito parlare di: bullismo, cyberbullismo, sexting, abuso di alcol e sostanze stupefacenti, guida sotto l’effetto di alcol o altre droghe, attività sessuali non protette, anoressia e bulimia, abbandono scolastico, fughe da casa, tentativi di suicidio, comportamenti violenti contro oggetti, animali o persone? Ecco, si tratta di questo!
Quali possono essere i motivi che spingono alcuni ragazzi a fare queste cose? Proviamo a pensarci insieme… magari per sentirsi adulti, per far vedere di essere in grado di cavarsela da soli e non essere più dipendenti dai genitori; per ottenere riconoscimento e popolarità nel gruppo di amici mostrandosi più forti… o anche solo per mettersi alla prova, per l’emozione di trasgredire e superare i limiti, per vedere l’effetto che fa…
Alcuni ragazzi hanno un rapporto difficile con il cibo, ad esempio possono smettere di mangiare o, al contrario, ingurgitare grandi quantità di cibo, utilizzando il proprio corpo come strumento di ribellione; altri possono fare uso di droghe o di alcol per sentirsi in sintonia con il loro gruppo di amici, per essere “uno di loro” e per “sballarsi un po’”. Alcuni comportamenti, inoltre, sono messi in atto dai ragazzi per provocare le reazioni degli adulti (genitori oppure insegnanti), per vedere fino a che punto si può arrivare e fino a quando valgono i limiti ed i divieti… ma anche per osservare quanto l’adulto sia effettivamente interessato e attento, insomma, quanto gliene importi…
Che ne pensate? Siete d’accordo? In una società come la nostra i limiti spazio temporali sono, almeno sotto alcuni punti di vista, praticamente dissolti: grazie alla tecnologia, ad esempio, si può parlare con una persona in qualunque parte del mondo. Oppure si può modificare il nostro corpo con la chirurgia estetica. Ciò non toglie che dei limiti rimangono, anche se il concetto ci può sembrare non alla moda, sorpassato. Tornando nello specifico al nostro ragionamento, ogni adolescente si imbatte in continuazione con i limiti comportamentali posti dagli adulti e soprattutto dalla famiglia. Questo scontro serve per sperimentare nuovi valori e nuove regole. In questo compito è molto importante il ruolo del gruppo di amici.
Da adolescenti è come se sentissimo, anche in conseguenza di modificazioni ormonali e cerebrali, una voce dentro di noi che ci invita a provare tutte le esperienze che la vita ci offre, a verificare tutte le possibilità che i genitori finora non ci hanno permesso. Le forti emozioni che proviano ci fanno avvertire il desiderio di esprimerle anche attraverso atteggiamenti ribelli, senza la ragionevolezza, a volte ipocrita, degli adulti.
La questione è che quando si superano i limiti, si possono verifcare dei problemi: se si fa qualcosa di illegale, si possono passare dei guai piuttosto seri. Stessa storia se invece i limiti che si oltrepassano non sono quelli del codice della strada, o civile, o penale, ma sono quelli del nostro corpo: se ad esempio si beve troppo (alcol) si può star male e vomitare, ma anche andare in coma etilico! Idem per ogni altro comportamento a rischio: ci sta cercare i propri limiti, ma bisogna sempre ricordarsi di usare la testa e riflettere un pò su cosa si sta facendo della propria vita! Se vi va di approfondire l’argomento vi aspettiamo sul camper!


La ricerca della felicità

Sharper 2015: noi c’eravamo, e voi??

Anche quest’anno abbiamo partecipato allo Sharper di Ancona, la notte Europea dei ricercatori: un appuntamento davvero interessante!

Ad animare corso Garibaldi c’erano diversi stand, ricchi di proposte, idee, novità…nate dalla passione di giovani ricercatori, che dedicano il loro lavoro a scoprire e creare, aiutando il nostro mondo e la nostra società a migliorare ed evolvere. E noi ancora una volta ci complimentiamo con loro, perché la passione e la curiosità sono i motori principali della crescita, sia della nostra società che di ciascun individuo. E quindi che se ne parli, e ben venga il “contagio” creativo! E infatti il sottotitolo della manifestazione dice: Sharing Researchers’ Passions for Excellence and Results (Condividere la passione dei ricercatori per i risultati e l’eccellenza). Perchè come diceva un tizio di nome Hegel (permetteteci in questo contesto anche la citazione intellettuale) “nel mondo nulla20150925_184619-1 di grande è stato fatto senza passione”..!

E inoltre, aggiungiamo, le passioni, la curiosità e
la creatività migliorano la nostra vita, e sono uno “sballo” decisamente potente e sano, che ci tiene spesso alla larga da comportamenti rischiosi per la nostra salute. Ecco perché anche noi dell’informabus eravamo presenti, ad incoraggiare quest’ondata di creatività e ricerca, e ovviamente ad offrire informazioni sulle nostre attività e progetti.
 Abbiamo avuto il piacere di condividere il nostro intervento con il Prof. Matteucci della Facoltà di Economia
di Ancona,
il quale ha introdotto le sue interessanti ricerche sulla felicità e i fattori di benessere: quale miglior prevenzione di una sana ricerca della felicità?

Noi operatori abbiamo invece presentato il progetto “A che gioco giochiamo”, promosso dagli ambiti territoriali sociali per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico.

E siccome il gioco, quello sano, è qualcosa che ci fa sentire bene, che ci aiuta a socializzare, a crescere e ad imparare,

a fianco al nostro camper abbiamo messo un biliardino…che certamente non è un prodotto delle più recenti ricerche tecnologiche…ma un classico che

non passa mai di moda……e voi a cosa siete appassionati?