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Teste alte

Tempo di festività e tempo di vacanze. Giornate ricolme di cose da fare: regali, incontri con amici, partite a carte a casa di quello o di quell’altro, cene, pranzi, danze…uh mamma!
Per chi studia sono 2 settimane di stacco importanti, da investire in cose belle da condividere con i familiari e soprattutto con gli amici. C’è più tempo per poter stare insieme, per poter fare le cose con più calma. Una bella chiacchierata, che parte da un argomento e va a finire chissà dove. Che gusto. Questo è veramente salutare, godersi il tempo insieme, senza essere influenzati dall’orologio.
Magari lasciando anche un po’ a riposo il nostro fedele smartphone. Lasciarlo lì, in standby…avrà anche lui diritto ad un po’ di relax, no? Già, sarebbe bello riuscire a farne senza per un po’. Ormai guardiamo nei display ogni istante della giornata; notifica whatsapp, notifica facebook, notifica instagram, notifica sms (ormai in disuso), notifica snapchat…
Come si può stare inermi di fronte ad un’ esplosione di notifiche tra suoni e barre ricolme di icone? Non ce la facciamo perché ci sembra di perderci qualcosa, dobbiamo essere presenti, vivi virtualmente, con le dita pronte a digitare più caratteri possibili in poco tempo. L’attesa della risposta poi ora si è ridotta a pochi secondi. Qualcuno in più e già pensiamo “ma quanto ci mette?!”
E’ così, e per quanto se ne dica tutti ne siamo più o meno coinvolti. Allora come fare? E’ davvero troppo? Certo è che spesso si perdono tante cose a causa di un utilizzo esagerato dello smartphone: uno sguardo di una persona, un panorama, un sorriso ed è proprio un peccato perdersi queste cose.
Quindi compiti per le vacanze…gustarsi il tempo che si ha, TESTE ALTE e incrociare gli sguardi altrui. Siamo pronti a farlo? Dai poi ci raccontate come è andata quando salirete sul nostro camper!
Tanti auguri di buone Feste e occhio alle notifiche.. 🙂


GAP: gioco d’azzardo patologico

Bim bum bam alle ventitré!

La conta per chi cominciava un gioco, un momento che ci teneva col fiato sospeso da piccoli, suspense e adrenalina nello stesso momento. Lasciavamo che il “caso” o la “fortuna”, decidete voi, decidesse per noi.

E’ ciò che succede quando si gioca d’azzardo. Non c’è tanta abilità da mettere in campo, si lascia che la fortuna o sfortuna giochi per noi. Un pulsante, una grattata, 5 numeri…ecco la nostra unica abilità. Ma cosa spinge a giocare a questo se poi di gioco ce n’è davvero poco? La risposta è semplice se pur cinica: la posta che c’è in palio.

Se esce un certo tipo di combinazione potrebbe cambiare la nostra vita…wow con 2 euro vincere uno stipendio da qui a 20 anni.

Ma spesso questi giochi diventano sfogo per disagi preesistenti, e diventano essi stessi un’ossessione compulsiva. Si gioca sempre di più, insistentemente, si giocano stipendi in pochi minuti alla ricerca di quel brivido che è la vincita.

Negli ultimi anni questo tipo di fenomeno si è allargato notevolmente ed è diventato oggetto di studi attenti e specifici con l’obiettivo di arginarlo e in qualche modo prevenirlo.

Qui ad Ancona il 24 novembre pv presso il Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona ci sarà un convegno che avrà come tema proprio questo: il gioco d’azzardo patologico.

Si cercherà di fare il punto sulla situazione nazionale e regionale e come ci si stia muovendo per fronteggiare un fenomeno ormai molto radicato in tutti le fasce di età e in tutte le categorie.

informabusancona.it/convegnogap2016


Resilienza

Mai sentito parlare di resilienza? No, non si tratta di una sostanza stupefacente. Ma può comunque avere degli effetti piuttosto stupefacenti! Non si vende, non si compra, ma ne abbiamo comunque tutti almeno un po’, chi più chi meno. Cosa sarà mai? No, non si vince un premio in denaro se indovinate chiamando il numero in sovrimpressione…quindi ok, sveliamo subito il mistero: si tratta di una qualità dei metalli. E che ce ne importa a noi? Dei metalli in effetti niente. Ma questa qualità è interessante: indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. E allora? Non siamo mica omini di latta. Beh, ma questa qualità è piaciuta così tanto agli psicologi che lo stesso termine è utilizzato anche per noi esseri non metallici. E questa capacità che abbiamo è davvero qualcosa di interessante!! Insomma, un po’ come la facoltà di una di quelle palline anti stress che le schiacci le spiaccichi le mordi le tiri e le strazi per placare i tuoi nervi, e loro…puff! Dopo un attimo di incertezza in cui sembrano irrimediabilmente deformate, tornano tranquillamente alla loro rotonda cicciottosità, impassibili e paffute come gli Umpa Lumpa della fabbrica di cioccolato. Ecco, questa è la resilienza! Che non vuol dire mantenere un’espressione da Umpa Lumpa felice anche nel momento in cui finisce tutto il cioccolato e magari nel frattempo piove contro ogni previsione e noi eravamo andati dal parrucchiere a farci la piastra. Ma in effetti è un po’ qualcosa di simile. Significa avere la capacità di riprenderci dopo un evento difficile o traumatico, facendo sì che le avversità della vita non ci demoliscano, ma anzi ci rendano più forti. Sono persone resilienti quelle che pur vivendo situazioni difficili riescono comunque a recuperare un loro equilibrio e a riorganizzare la propria vita in modo positivo. Interessante no? E anche importante. Chi di noi non ha vissuto eventi difficili o traumatici? Del resto la nascita è già parecchio impegnativa di per sé: arrivare a questo mondo non è esattamente una passeggiata!! Dopo nove mesi al calduccio e al buio dove non dobbiamo preoccuparci di nulla improvvisamente ci troviamo catapultati in un mondo sconosciuto, dove ci tagliano subito il nostro prezioso cordoncino, dove dobbiamo immediatamente imparare a respirare, piangere, urlare, nutrirci…in mezzo a esseri giganti che emettono suoni strampalati e che ci sbatacchiano a destra e sinistra, altro che pallina antistress! Ed è solo l’inizio del viaggio, figuriamoci: se il buongiorno si vede dal mattino!! Ma la buona notizia è che se riusciamo a prenderle nel modo giusto, anche le difficoltà ci aiutano a crescere, diventare più forti e più resilienti, e quindi ad avere la capacità di vedere maggiormente gli aspetti positivi attorno a noi e in noi stessi. Certo, questo non significa che da ora in avanti andremo in giro a farci prendere a botte in modo da testare la nostra pallina antistress interiore… Ma magari se fronteggeremo una crisi potremo cercare di rintracciare dentro di noi quelle qualità che ci permettono di affrontare il problema al meglio, focalizzandoci sul fatto che quel momento negativo passerà, e noi ne usciremo cresciuti e rafforzati. Certo, spesso serve anche un aiuto esterno, delle buone relazioni, o magari l’aiuto di un esperto. Ma sapere che abbiamo molte più risorse di quanto crediamo è importante, perché comunque i protagonisti della nostra vita restiamo sempre noi. Insomma, con noi stessi ci passeremo volenti o nolenti tutto il tempo della nostra vita, tanto vale cercare di scoprire tutti i nostri lati migliori e valorizzarli quanto più possibile! Questo ci aiuterà a fidarci sempre di più di noi stessi, e a diminuire l’impatto negativo degli eventi difficili. E se avete voglia di raccontarci come avete superato un momento difficile, vi aspettiamo sul camper per fare due chiacchiere!!

C.C.


Immondizie aMare…

Lui si chiama Boyan Slat, e ha 21 anni. A soli 18 anni ha avuto un’idea geniale sulla pulizia degli oceani da tonnellate e tonnellate di plastica. Eh già, chiuso nella sua camera di studente, ha deciso di concentrarsi su un modo di migliorare il pianeta, di aiutare l’ambiente. E c’è riuscito alla grande a quanto pare! Pensate che ci sono già  enormi isole di plastica che ingorgano gli oceani, e solo nel Pacifico ci sono 150 mila tonnellate di rifiuti in plastica!! La situazione è così preoccupante che senza alcun intervento pare che nel 2050 gli oceani arriverebbero a contare più pezzi di plastica che pesci. E Boyan, è riuscito ad inventare un metodo che, sfruttando le correnti marine, riuscirebbe a convogliare i rifiuti in un unico punto, riducendo a pochi anni il tempo di pulizia delle acque. Tempo che, senza un metodo specifico, potrebbe ammontare a circa 79 mila anni!!!! Insomma le cose andrebbero giusto un po’ alla lunga e considerata la quantità di rifiuti che continuiamo a scartare e a buttare in mare, ci troveremmo a nuotare ben presto nell’immondizia. E questo cosa c’entra con noi? Boyan ha utilizzato per caso qualche strana sostanza stupefacente per raggiungere questa illuminazione? No, non ci risulta. Ma ci piace dare la buona notizia di un ragazzo giovanissimo che ha deciso di impegnare gran parte delle sue energie per migliorare il destino del pianeta. Ci piace l’idea di andare contro tendenza rispetto a tutte le cattive notizie che ci arrivano ogni giorno dal telegiornale che ci bloccano la digestione e ci fanno pensare che viviamo in un mondo davvero tremendo e ci mantengono quella sensazione fastidiosa e pungente di pessimismo cosmico latente. Quella sensazione del “ma tanto ormai cosa ci vuoi fare, siamo fregati il paese va così, il mondo va così, la scuola va così che vita grama che grama vita”. Beh, comprensibile un po’ di sconforto quando non fanno altro che raccontarci di eventi tragicomici, o tragici, o catastrofici (di solito si suddividono così le notizie). Alla sezione notizie nazionali/politica interna pensi: “basta, espatrio”. Passato alla sezione notizie internazionali, pensi “magari, vado a bere, che anche espatriare non serve”. Scherzi a parte queste notizie positive ci piacciono perché sfatano il mito del “non è possibile” e ci fanno capire che se mettiamo energia e creatività in qualcosa che ci sta veramente a cuore possiamo fare molto, e anche ritrovare un sacco di bell’ottimismo! Certo non è che dobbiamo salvare il pianeta da soli ma anche qualcosa di più piccolo, tipo un’operazione di pulizia della spiaggia vicino casa, per cominciare può già darci soddisfazione.

Per quanto riguarda il nostro Boyan, lui si è spinto un po’ oltre…non solo ha avuto un’idea geniale (molto più geniale di facebook per intenderci, anche se magari gli renderà meno soldi…) ma poi si è impegnato per renderla realizzabile. Perché le grandi idee le realizzano spesso dei sognatori che credono nelle visioni che hanno, soprattutto quando sembrano così difficili da realizzare. Boyan ha creato un’associazione, che si chiama The Ocean cleanup, e attraverso il crowfunding ha raccolto i soldi per iniziare il progetto: circa un milione e mezzo di euro! Ora finalmente i lavori stanno iniziando e noi facciamo a tutta l’equipe un enorme in boccallupo o in culo alla balena, come si dice!!!

E voi, avete qualche idea che vi piacerebbe realizzare?

C.C.


Liberi liberi siamo noi…

Libertà!!!!! Grida  William Wollas mentre lo stanno quasi per uccidere…libertà, al di sopra di ogni cosa, anche della propria sopravvivenza. Chi non ha mai visto Braveheart? Certo il film è un po’ datato ma di quelli che almeno una volta nella vita vanno guardati…Roba d’altri tempi. Combattere in battaglia fino all’ultimo, perché chi combatte può morire, ma vivere da schiavi è la peggiore delle  morti. Uh mamma mia che pesantezza…state già tornando a leggervi “le più belle frasi di Osho” su faccialibro per sdrammatizzare? (per chi non lo sapesse, una parodia tutta da ridere sul Maestro Osho). Del resto queste lotte all’ultimo sangue contro la schiavitù non sono roba dei nostri giorni, insomma, per lo meno non della nostra quotidianità…lasciamole a Wollas, o magari agli anni settanta. Che già erano meno impegnativi dell’epoca di William, si ballava nel fango, si fumavano un sacco di spinelli, si sbraitava un po’ per le strade, per poi tornare al mood peace e love (in America), o anche “volemose bene” a Roma. Certo la situazione era bella movimentata, del resto il decennio era partito un po’ così, non aveva fatto in tempo a iniziare e già erano morti Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, era davvero un po’ troppo. Forse Woodstock aveva portato un po’ sfiga, del resto con tutta quella pioggia le premesse non erano buone. Ma negli anni successivi la libertà comunque resta un tema importante, di tante piccole e grandi lotte, pacifiche, armate, fatte di musica, di arte, di follia, di manifestazioni di gente che urla, che medita, che si veste in modo improbabile giusto così, per dire “io faccio come c…. mi pare” come appunto ci consiglia Osho in una delle migliori frasi della nuova pagina (postuma). E oggi? Beh, la storia di fare un po’ come cavolo ci pare resta sempre abbastanza in voga, perché la libertà è un tema che ci appartiene, in tutte le epoche, a tutte le età. Anche libertà piccole, quotidiane, di uscire la sera, di frequentare chi vogliamo, di vestirci come ci pare, di fare quello che ci va di fare… Ecco magari (ma solo magari) al momento c’è un pochino meno di pathos rispetto ai decenni passati, insomma non c’è poi tutto sto bisogno di sbraitare, di manifestare in giro, di fare tutto questo gran casino per chiedere questa libertà. Del resto tutti questi anni di rotture di scatole (si fa per dire) ci avranno pur lasciato qualcosa: se prima era un problema anche mettersi una minigonna, adesso basta accendere la televisione e sono tutte con il sedere all’aria alla faccia delle minigonne! Insomma ne abbiamo fatti di passi da gigante, altro che Woodstock. Se decidiamo di farci una cresta fucsia in testa magari i genitori non saltano di gioia, ma di fatto a parte qualche sguardo perplesso per strada, non avremo troppe rotture di scatole. Abbiamo tutta l’informazione libera del mondo su internet e possiamo viaggiare come ci pare e piace (parlo di noi popoli fortunati occidentali…), credere nella religione che ci pare, scegliere il nostro punto di vista politico, o anche non sceglierlo che tanto quelli vanno avanti tranquilli da soli senza elezioni (e cosa questa abbia a che fare con il concetto di libertà è da vedere). Certo restano alcuni doveri e limiti ovviamente. Ma forse possiamo sederci tranquilli e smettere di stare a preoccuparci tanto di questa fantomatica libertà. O forse l’abbiamo già fatto. Ma ci siamo mai chiesti cosa voglia dire per noi essere liberi? Un tizio diceva che il genere più importante di libertà è sentirsi liberi di essere ciò che siamo davvero. Beh è una libertà interessante, perché siamo solo noi a potercela concedere. E in effetti c’è poco da sbraitare e da manifestare, perché la libertà dalla paura del giudizio altrui e dalla necessità di adeguarsi a quello che ci raccontano i media, le mode, le politiche, è un tipo di libertà che nessuno ci può togliere, e nessuno ci può dare. E conquistarcela può essere un po’ difficile, ma anche molto divertente, e ne vale davvero la pena! Ed è anche possibile che una volta conquistata dentro, questa libertà, ci rendiamo conto che fuori qualcosa continua a starci stretto, a non appartenerci e magari, a modo nostro, senza sbraitare, torneremo a “manifestare”, per strada, a casa, o dove ci pare, semplicemente creando e proponendo ciò che ci piace, la nostra visione di libertà. Voi che ne pensate?

C.C.


M’amo o non m’amo…

M’ama…. non m’ama…. m’ama…..non m’ama…. e così via finché i petali della povera margheritina non saranno finiti. E dopo aver adeguatamente spulciato la povera innocente, se la risposta non ci piace, ricominciamo da capo con un altro malcapitato fiorellino. Beh…avete ragione questo è un metodo antiquato e oggi ormai ci sono le app o qualche strano sito che magari inserendo semplicemente i nomi del nostro lui/lei ci daranno il responso sul nostro destino amoroso. Il tempo passa, ma certe cose, in fondo, non cambiano poi molto. L’innamoramento, margheritina o app che dir si voglia, da sempre gli stessi sintomi…le farfalle allo stomaco…magari un certo nodo alla gola…e quella sensazione di attesa in cui si mescolano l’euforia e l’ansia…la sensazione di volare alto mista alla paura di non avere un paracadute…Emozioni dei primi tempi, di qualcosa di nuovo che nasce dentro di noi e che ci spinge verso qualcuno, ci porta a sognare, a desiderare, con un’intensità di cui raramente siamo capaci. E questo desiderio può portarci gioie e dolori, euforia e tristezza e catalizzare una gran quantità delle nostre energie. Certo, esistono poi anche tante situazioni in cui tutto scorre liscio, non servono le margheritine (“petalose”) da “spetalare”, ci si incontra entrambi colpiti dalla freccia di cupido nello stesso istante, e vissero tutti felici e contenti. Queste situazioni magari fanno meno audience, e sicuramente non le troveremo raccontate in qualche film o best seller di successo. Manca la suspense. Niente tragedie, mirabolanti montagne russe emozionali, abbandoni e ritrovi appassionati…insomma che noia che barba. Chi andrebbe a vedere un film dove non ci sono colpi di scena, lacrime e poi sorrisi, furiosi litigi e poi momenti di quiete idilliaca? Tuttavia non sempre ci va di vivere in un film, a meno che non abbiamo scelto di fare gli attori e non puntiamo ad Hollywood e vogliamo allenarci nel frattempo anche nella quotidianità, così giusto per non perdere lo spirito di avventura. Probabilmente in realtà anche i divi di Hollywood a casa si mettono in pantofole e cercano un po’ di calma dopo aver inseguito qualche mostro alieno o aver giocato a 007 o chi più ne ha più ne metta probabilmente non hanno troppa voglia di altre tempeste emozionali. Quando poi le tempeste emozionali non ci vanno e ci ritroviamo sempre in una miriade di alti e bassi, forse, a volte, conviene prendere la famosa margheritina e farsi una domanda diversa: “mi amo…non mi amo…” Oppure lasciare perdere la margheritina e semplicemente (si fa per dire) chiudere un attimo gli occhi per farsi questa domanda e cercare di trovare dentro di noi la risposta. Sembra facile! Ma alle volte scatta in noi un desiderio o un sentimento così forte che ci fa dimenticare piano piano anche di quelle che sono le nostre esigenze, di quello che realmente ci fa stare bene. L’amore si sa, è una forza tempestosa e coinvolgente, e questo è anche il suo fascino. Guai se volessimo ingabbiarlo in qualcosa di statico o tiepido come diceva la nonna al cuor non si comanda! E qualche tempesta emozionale ci sta, perché le emozioni sono qualcosa di meraviglioso, che ci rende vivi. Però è anche bene mantenere una piccola spia di controllo. Insomma ascoltare quella vocina dentro di noi che comunque ci ricorda di amare prima di tutto noi stessi, perché soltanto così riusciremo davvero ad amare qualcun altro. E anche a vivere l’amore in modo gioioso e costruttivo. E quando proprio ci rendiamo conto che nonostante tutto, nonostante le tempeste, i malumori, i malori, il nodo allo stomaco che si protrae un po’ troppo a lungo (viene dopo le farfalle, quando quelle si sono stufate di svolazzare e se ne sono andate da un pezzo insieme alla margherita spetalata, ma l’ansia resta), il desiderio di stare con quella persona è inestinguibile, magari chiediamoci cosa ci spinge a restare lì. Perché come sappiamo esiste anche la dipendenza affettiva oltre a quella da sostanze, ed è importante saperla riconoscere. Saper riconoscer quando l’amore diventa distruttivo e inizia a farci del male perché in quel caso, forse, potrebbe trattarsi di qualcos’altro, e forse potrebbe essere il caso di tornare alla seconda domanda, e lavorare sull’amore per noi stessi. Beh, non è sempre facile, e di sfumature ce ne sono tante, perché i sentimenti non si inscatolano, per fortuna!! Voi che ne pensate??

Veniteci a dire la vostra sul camper, vi aspettiamo!!

C.C.


Occhio AL COLore

Per la giornata di prevenzione alcologica…abbiamo fatto il pieno!! Di gente, s’intende…L’abbiamo chiamata occhio ALCOLore, con un gioco di parole che fa riferimento alle due componenti fondamentali della giornata. Perché alla prevenzione dell’abuso di alcol abbiamo aggiunto un po’ di creatività colorata, organizzando un contest di graffiti in piazza Roma. I lavori dei writers del centro sociale la Cupa hanno colorato la piazza in tutti gli angoli, con disegni interessanti sul tema della prevenzione alcologica. Una di queste opere verrà scelta come copertina del depliant che stiamo preparando per voi…dove troverete tutte le informazioni sui rischi fisici e legali dell’abuso di alcol! A noi piace farla anche così la prevenzione, dando spazio al divertimento sano, al gioco, all’arte, alla valorizzazione dei talenti creativi…Perché questo tipo di spazio ci permette di incontrarci, di stare bene, di condividere momenti positivi. Creare momenti aperti al divertimento creativo (che sia attraverso l’arte, lo sport, il gioco..) è qualcosa che ci fa crescere, che aiuta di uscire dalla monotonia del quotidiano, che stimola la scoperta di noi stessi e delle nostre capacità, e soprattutto che ci fa stare bene. E questo tipo di benessere è una forma di prevenzione molto importante. Perché spesso alla base dei comportamenti a rischio c’è la noia, la mancanza di stimoli, la sfiducia nella propria capacità di realizzare ciò che vorremmo e che ci fa stare bene, o la mancanza di consapevolezza su cosa realmente ci piacerebbe fare. Perché quando una cosa ci annoia, c’è poco da fare, andiamo automaticamente a cercare altro, e magari quello che troviamo è la prima cosa a portata di mano, che non sempre è la migliore o quella che fa per noi…e in alcuni casi è lo sballo facile del sabato sera. Ma anche qualche atto di bullismo o vandalismo (di cui si parla ora molto sui giornali locali) che certo non vogliamo qui giustificare, ma che forse potrebbe essere a volte contenuto dalla proposta di valvole di sfogo più costruttive, dalla creazione di spazi accoglienti e di ascolto, che possano essere più forti e incisivi degli spazi repressivi. Senza voler banalizzare le problematiche, sarebbe interessante provare insieme a trovare alternative, nella semplice consapevolezza che il bisogno di divertimento, di sfogo, di ascolto, di espressione libera, è un bisogno che non possiamo eliminare ma soltanto canalizzare verso strade positive, per quanto possibile e nel rispetto di tutti!! Ehm…ci siamo lasciati prendere la mano da elucubrazioni e riflessioni, si vede che a parlare col microfono in mezzo alla piazza ci avevamo preso gusto sabato!! In ogni caso…ci siamo divertiti. E ringraziamo ancora i graffitari per i loro bellissimi lavori, i ragazzi che hanno partecipato e ballato con i nostri dj…tutti quelli che sono venuti a raccontarci qualcosa sul camper sfidando i decibel assurdi della musica fuori e stipandosi tra le bombolette e le attrezzature dentro l’abitacolo. E anche tutti quelli che si sono sballati grazie ai nostri occhiali, ciondolando tra i birilli in mezzo alla piazza con il nostro gioco di simulazione “sballo alcolico”. E ovviamente l’Asur che era con noi insieme all’Unità di strada Il filo di Arianna. E se avete suggerimenti per i prossimi eventi, o nuove danze da mostrarci, vi aspettiamo come sempre sul nostro camper!!

C.C.


Illuminare il futuro

Illuminiamo il futuro è un’iniziativa promossa da Save the Children e realizzata da tanti gruppi di ragazze e ragazzi in tutta Italia per sconfiggere la “povertà educativa” in Italia. I dati che riguardano la situazione italiana sono allarmanti: oltre un milione di bambini e adolescenti vive in povertà assoluta. A fianco alla povertà economica esiste anche un’altra povertà che è quella educativa, e che riguarda la mancanza di opportunità di formazione per bambini e ragazzi. Noi nell’educazione e nell’informazione ovviamente ci crediamo, e ancor di più nell’importanza di dare a bambini e giovani gli strumenti per costruire il proprio futuro! E questo sabato all’evento Illuminiamo il futuro organizzato ad Ancona c’eravamo anche noi di Informabus e ringraziamo i ragazzi di sottosopra che ci hanno invitato e coinvolto. Un pomeriggio diverso in piazza Roma con diversi laboratori allestiti per giovani e bambini: laboratorio di riciclo, giocoleria di strada, petizioni e altre attività interessanti. E poi il nostro camper! E soprattutto un gran numero di giovani e bambini curiosi. Come sempre siamo stati ben felici di accogliere dentro e fuori dal camper ragazze e ragazzi interessati alle nostre tematiche, per ascoltare, rispondere alle domande, fare due chiacchiere. Come sempre le curiosità e le domande che proprio proprio non sapete dove portare…. che si infilano così nel cervello come una cantilena senza trovare risposta… che magari vi fanno girovagare su internet senza meta su siti improbabili…o semplicemente vi creano un pizzicorino alla gola ogni volta che cercate di comunicarle a qualcuno….ecco, noi le accogliamo molto volentieri. E per quel che possiamo vi rispondiamo ovviamente. E poi un giro sul nostro camper è sempre divertente…. perché si chiacchiera con tranquillità, ci si libera pian piano del “pizzicorino alla gola”, ci si toglie sempre qualche dubbio, si fanno anche due risate… e poi tra le altre cose si possono anche provare gli occhiali “sballanti”. No, non si tratta di sostanze, avete capito bene sono proprio occhiali. E se sabato avete visto qualche personaggio ciondolare a tentoni zigzagando tra dei birilli come avesse perso gran parte del suo senso dell’equilibrio, o era ubriaco già di pomeriggio, oppure stava provando i nostri occhiali. E questa seconda opzione la potevate ovviamente verificare guardandolo in faccia perché sono abbastanza vistosi, ecco tipo maschera da sub. Simulano la vista sotto effetto di alcol, e quindi oltre ad essere divertenti, vi fanno capire quanto ci sia poco da ridere a mettersi al volante ubriachi! Insomma, per noi di Informabus è stato un altro sabato in vostra compagnia, ma anche un pomeriggio in collaborazione con ragazzi impegnati e in gamba, che credono nella necessità di mettere le basi per un futuro migliore. A noi questo ottimismo e pro-attivismo piace moltissimo, e speriamo sempre sia contagioso!! Anche perché, quale miglior antidoto contro l’abuso di sostanze?

E se volete partecipare ad un altro evento davvero interessante, vi aspettiamo questo sabato, 21 maggio, sempre in Piazza Roma, con occhio ALCOLore, giornata di prevenzione alcologica in compagnia di esperti, musica, e performance dei nostri amici writers!!

C.C.


Pessimismo: no grazie

C’è crisi. Il lavoro non si trova. Questo paese è ridicolo…roba da vergognarsi in tutta Europa. Ormai il declino è inarrestabile…economia, politica, lavoro, diritti, ambiente…E come se non bastasse (e basterebbe) non ci sono neanche più le mezze stagioni. In effetti questo è un po’ preoccupante, anche perché mentre ti organizzi per la prova costume hai ancora la tentazione di metterti il piumino perché si gela, e questo crea confusione. Soprattutto perché la regola vuole che prima della prova costume si sudi un bel po’ per mettersi in forma. Comunque, che tu stia sudando o meno, resta la consapevolezza che il mondo nel frattempo va a a rotoli. Sfido chiunque a trovare almeno un due percento di notizie positive in qualsiasi telegiornale. Attentati, baruffe e inciuci politici, cronaca nera…e il tutto comunicato prontamente ad ora di pranzo, per facilitare la digestione. E se presti l’orecchio sembra tipo una specie di nenia sottilmente fastidiosa che ti accompagna durante il giorno dal supermercato al bar… passando dalla vecchina che “tanto ormai cosa vuoi farci, andiamo avanti..” a quello che “era meglio quando si stava peggio”, inframezzati dagli improperi dell’automobilista inacidito che “guarda sto deficiente ha preso la patente coi punti del detersivo”. Poi però il fine settimana esci con gli amici, e finalmente ti rilassi. Magari vai al bar e ti siedi per fare due chiacchiere. E magari parli di qualche bel progetto che vorresti realizzare. “Progetti?” “E chi ne fa più di progetti, capirai con l’aria che tira, qui è impossibile costruirsi un futuro”. “A testa bassa, prendi un po’ quello che viene, cosa ci vuoi fare?” Cavolo…il morbo del pessimismo e fastidio ha invaso anche il sabato sera..? E lì un attimo ti guardi intorno in cerca della vecchina della nenia fastidiosa…dell’automobilista incavolato…pure di quel giornalista odioso che ogni giorno ti manda di traverso il pranzo (ma poveretto fa il suo lavoro). E invece trovi il vecchietto solitario con lo sguardo perso nel bicchiere di grappa.. se ti avvicinassi, lo sai, ti racconterebbe per l’ennesima volta dei bei tempi andati, con lo sguardo melanconico di chi sperava in un mondo migliore. E con tutto sto pessimismo e fastidio come dargli torto…ricerche di marketing e giornalismo on-line dicono che la cattiva notizia fa enorme audience, e quindi ovviamente ce ne propinano in quantità. E a furia di ascoltarle contribuiamo anche noi al dilagare della nenia fastidiosa, che a tratti è anche una bella scusa per incavolarci con un mondo che non funziona, e magari mettere da parte le idee positive. Ma se ci piacciono così tanto le cattive notizie…dobbiamo proprio rassegnarci al pessimismo e fastidio..?? O c’è una cura?? Intanto chiediamoci se abbiamo voglia di uscire da questa nenia o se in fondo ci stiamo comodi. Abrahm Lincoln (che nella sua vita ha combinato un paio di cosette interessanti, tra cui porre fine alla schiavitù) diceva: “Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose”. E allora, posto il fatto che alle spine siamo tristemente abituati, abituiamoci a guardare anche le rose. E fin qui, siamo al famoso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto…ma il trucco è che più osserviamo le rose, più le curiamo, e più ne facciamo nascere!! E il giorno che inizieremo tutti ad amare le rose (perdonate ora questa vena sognatrice, ma a noi i sogni sono molto cari..) quelle prenderanno molta più forza delle spine (e magari al telegiornale ci racconteranno quante persone oggi si dedicano a progetti umanitari, a ricerche utili, al volontariato…molto più che raccontarci fatti di cronaca nera che, essendo cose su cui non possiamo nulla, ci lasciano soltanto acidità di stomaco). E se vogliamo dirla con tutt’altro stile…possiamo citare la nostra Littizietto, che ci invita a “Diserbare la nostra vita dai demolitori di entusiasmi…quelli che di mestiere fanno i trovatori di pelo nell’uovo”. Un altro modo per dirci di dare energia a quello che ci fa stare bene, e togliere dal portone d’ingresso del mondo di oggi il cartello “lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. E’ un cartello vecchiotto, e oggi c’è bisogno di quintali di speranza, diamoci da fare!

C.C.


Essere soli, o stare con sé stessi?

Meglio soli che male accompagnati, recita il vecchio detto. E in effetti, così su due piedi, sembra non avere tutti i torti. Se dobbiamo passare il tempo con chi non ci fa stare bene, tanto vale passarlo da soli…o no? Però dobbiamo anche ammettere che la solitudine non fa molto “trendy”, che spesso avere molte persone intorno vuol dire essere tipi interessanti e in gamba. Insomma, se uno ha pochi amici, probabilmente è un po’ sfigato. E fare gli sfigati non piace a nessuno ovviamente. (cosa voglia dire poi “sfigato” nessuno lo sa, ma pare non sia molto di moda). Quindi? Forse al momento attuale meglio rovesciare l’antico detto (che probabilmente ormai è fin troppo retrò) con “anche fosse male accompagnati, sempre meglio che da soli”. Che dite? Del resto oggi gli amici li possiamo anche tenere comodamente sul nostro profilo di faccia libro…giusto a fare numero. Che comunque anche avere pochi amici su facebook non è che faccia proprio onore a quanto pare. Per non parlare del numero di likes sulle foto che postiamo o sulle frasi ad effetto del nostro stato. Ecco potremmo fare così: le “male compagnie” (quelli che più di tanto poi non ci piacciono) le possiamo tenere su facebook, le altre magari le frequentiamo per davvero. E così manteniamo una buona immagine da almeno una trentina di “like”. Scherzi a parte…ma cosa significa davvero sentirsi soli? Pensate che in inglese esistono addirittura due termini per indicare la solitudine piacevole (solitude) e quella che invece provoca dolore (loneliness). Ebbene sì, pare che esista anche una dimensione piacevole dello stare da soli. Magari quella in cui sentiamo il bisogno di riflettere per conto nostro su qualcosa, senza richiedere l’opinione di altri, ascoltandoci per trovare il nostro punto di vista più autentico. Oppure quella in cui ci leggiamo un buon libro, o ci dedichiamo ad una passione tutta nostra come suonare uno strumento, ascoltare musica, disegnare…O semplicemente quella dimensione in cui non ci va proprio di vedere nessuno, e vogliamo solo goderci un po’ di silenzio o di buona musica. E da questi momenti di sana “solitude” possiamo poi tornare a goderci la compagnia…probabilmente più arricchiti di prima, con qualcosa in più da dire, condividere, raccontare. E no, non c’è nulla di sfigato in questo, anzi! Certo però, che esiste anche la solitudine dolorosa, quella che può portare pian piano una persona ad isolarsi e a sfuggire il contatto con gli altri. Alcune ricerche ci dicono che in questi casi è importante fare un piccolo sforzo, ed uscire allo scoperto. Accettare inviti da altri, mettersi in condizione di conoscere persone (un corso interessante, un centro di aggregazione, dello sport di squadra…o ciò che ci piace). E poi pian piano selezionare, perché sentirsi soli significa anche non avere compagnie che rispondano alle nostre aspettative e con cui siamo a nostro agio. Alcuni studi ci raccontano anche che chi soffre di solitudine tende automaticamente a mettere in atto comportamenti che allontanano gli altri, anche senza rendersene conto, proteggendosi per paura di essere rifiutato. A quel punto può diventare automatico interpretare in modo negativo alcuni atteggiamenti altrui…iniziando ad isolarsi sempre di più. In sostanza anche qui il famoso detto “meglio soli che male accompagnati” non vale più, perché rischiamo di sentirci sempre male accompagnati senza neanche dare una reale possibilità agli altri! Insomma, alla fine, più impariamo ad avere fiducia in noi stessi, più ne avremo negli altri, e potremo essere “bene accompagnati”.

E voi, che ne pensate?

C.C.